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"Meglio lottare con un avversario che gestire tre piloti!"

Eric Nève, responsabile di Chevrolet Motorsport, analizza le caratteristiche dei tre conduttori ufficiali

È famoso per il cravattino dorato. È diventato un personaggio del Wtcc perché indossa il farfallino, che è simbolo della Casa americana, ogni volta che la Cruze vince una gara del Mondiale Turismo. Sempre sorridente, poliglotta, Eric Nève è l'inglese responsabile di Chevrolet Motorsport. Ora vive a Zurigo, dove il marchio ha la sua base europea, ed è l'uomo di collegamento con la RML (Ray Mallock Limited), la struttura inglese che realizza e gestisce le vetture destinate al campionato mondiale. È tranquillo e rilassato dopo una stagione di trionfi, l'ideale per fare quattro chiacchiere più approfondite. Quante persone sono necessarie per vincere un mondiale: in Formula 1 ci vogliono oltre 500 addetti e nel WTCC? “Non più di quaranta. Trenta vanno in pista e dieci restano a casa. E io faccio da cerniera con la Casa”. Per un campionato quante vetture costruite? “Lavoriamo con quattro macchine, tre sono destinate alle gare, una per i test. Alla fine di ogni anno sostituiamo due vetture. Quelle vecchie sono disponibili alla vendita per un eventuale team privato”. Avete già delle richieste? “Non al momento, ma arriveranno...”. Dipenderanno dai costi? ”La Cruze è disponibile a 150 mila euro. L'unica condizione che poniamo è il leasing sulla fornitura del motore: non vogliamo cedere la nostra tecnologia a terzi, per cui proponiamo un noleggio. La garanzia è di avere un propulsore al top che non va toccato”. Qual è il budget di una stagione per un pilota privato? ”Il costo di una stagione di ricambi è valutabile in 250 mila euro, ma a un pilota per fare una stagione con un team privato come Bamboo Engineering servono 600 mila euro. Sia ben chiaro che il costo di una eventuale quarta vettura nel team ufficiale non è comparabile: ci vorrebbero 2,5 milioni di euro per assicurare un trattamento tecnico pari agli altri tre piloti”. Vuole dire che c'è molta differenza con una Cruze privata? “Mettiamola così: Yvan Muller ha guidato la macchina del Bamboo Engineering a Rockingham ed è stato più veloce che sulla sua vettura, ma il team ufficiale per vincere deve curare ogni dettaglio sportivo, logistico, tecnico e organizzativo”. Qual è il budget del Wtcc? “È un dato sensibile che non voglio e non posso rivelare”. Squadra che vince non si cambia? “I tre piloti sono confermati. Siamo molto soddisfatti così...” È più difficile lottare contro un altro marchio o gestire tre piloti competitivi nella stessa squadra? “Non c'è dubbio: è più difficile gestire tre piloti top nella stessa struttura. È meglio per tutti trovare nuovi avversari, sia per il team che per il campionato. Nella riunione Wtcc di Parigi a inizio settimana era presente un rappresentante della Ford e posso dire che questa Casa l'anno prossimo ci sarà con una squadra competitiva”. Avete dominato la stagione 2011, ma eravate i grandi favoriti contro una concorrenza limitata. Vincere così non ha meno valore dal punto di vista dell'immagine? “Nell'immediato non ha effetti negativi, ma per il futuro c'è bisogno di più concorrenza. Voglio però aggiungere che il pacchetto tecnico messo in pista dalla Bmw era competitivo. Lo ha dimostrato Coronel vincendo con la vettura della Roal”. Si vedrà una Cruze stradale con il motore 1.6 turbo? “Esiste già, ma in altri mercati: Stati Uniti, Cina e Medio Oriente, ma non arriverà in Italia”. Robert Huff ci ha provato a rompere la supremazia di Muller... “Yvan non ha avuto un buon inizio di stagione, almeno non pari alle attese, mentre Rob è partito molto forte. Il problema di Muller è che si è trovato in difficoltà nella gestione del nuovo format delle qualifiche. Poi ha fatto valere la sua esperienza”. Proviamo a costruire il pilota ideale pescando dalle caratteristiche dei tre Chevrolet? “Beh, vediamo... Metterei insieme la velocità in qualifica di Menu, la grinta giovanile di Huff e l'intelligenza di Muller. Yvan non ha mai avuto un incidente in gara: è molto veloce e non commette errori”. E che differenze ci sono fra i tre nella messa a punto della vettura e nel loro rapporto con i tecnici? “Qui ci divertiamo: Alain è il pilota che sfrutta il 100% della macchina che gli viene messa a disposizione. Lo svizzero è molto sensibile alla guida e sente anche le minime variazioni di assetto, ma lascia che la soluzione dei problemi sia un compito dell'ingegnere di pista. Non vuole dare consigli al suo tecnico, ma lo lascia libero di agire. Diverso, invece, è il comportamento di Yvan: Muller non si limita a schematizzare il comportamento della vettura, ma suggerisce quali sarebbero le sue modifiche. Il francese dialoga molto con i tecnici: i suoi sono certamente i briefing più lunghi e circonstanziati. Huff, invece, lavora da sette anni con lo stesso ingegnere di pista che, fra l'altro, è un suo giovane coetaneo: la loro collaborazione è non solo professionale, ma anche umana visto che sono diventati amici”. Lei è inglese. Il team RML è inglese. In cuor suo non era meglio se a vincere il titolo mondiale fosse stato il giovane Huff? “Il team Chevrolet è molto professionale. L'ambiente è molto cordiale, ma quando si lavora non si scherza. Non abbiamo mai fatto favoritismi, nemmeno quando poteva essere utile al marchio. La nostra storia dimostra che non facciamo giochi di squadra”. Più chiaro di così...

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