Perché la morte di William Dunlop è uno spartiacque nel mondo delle road races
La tragica scomparsa di uno dei grandi nomi del TT non ha fermato la Skerries 100, ma qualcosa nell'approccio che ha questo mondo verso il lutto sembra cambiato per sempre.
Foto di: William Dunlop
Fiumi di inchiostro sono stati versati per provare a descrivere e raccontare il legame tra la morte e il motorsport. Egoismo, dipendenza da adrenalina, cosa spinge un uomo a sfidare i limiti del suo fisico e del suo mezzo fino a rischiare di perdere tutto?
Nel panorama degli sport a motore le corse su strada fanno storia a sè: che piaccia o meno, la morte è una componente del gioco, accettata da tutti i partecipanti ed esorcizzata correndo. Sempre e comunque, anche per celebrare la memoria di chi è caduto senza più rialzarsi.
Per questo, alla fine, la Skerries 100 si è disputata nonostante la morte di William Dunlop, ma non come un appuntamento qualsiasi del National. Dopo un consulto con la famiglia, gli sponsor dell'evento e gli altri partecipanti, gli organizzatori hanno preso la decisione di dichiarare la gara "non championship meeting": non sono stati assegnati punti, le 10 gare dell'evento sono state un tributo alla memoria del rider di Ballymoney.
La presa di posizione della direzione gara è un segno di rottura rispetto a ciò che di solito accade nel mondo delle road races di fronte alla tragedia, ma non è tutto. Il dolore per la perdita di William Dunlop è stato talmente atroce da lasciare un segno indelebile nel cuore dei suoi avversari togliendo ad alcuni di loro la voglia di correre, anche solo per esibizione, spingendoli al ritiro dalla competizione: Derek McGee, Derek Sheils e Davey Todd hanno scelto di lasciare il circuito... Così come il fratello minore Michael Dunlop.
Impossibile non far correre indietro la memoria alla North West 200 del 2008, quando il loro padre Robert Dunlop perse la vita in un incidente durante le prove della classe 250cc. Quello che successe dopo fu uno dei momenti più toccanti della storia di questo sport, perché nonostate il dolore i fratelli Michael e William si schierarono lo stesso sulla linea di partenza, per rendere onore alla memoria del padre. Il 18 volte vincitore del TT vinse contro Christian Elkin e John McGuinness, per poi crollare in lacrime una volta tagliato il traguardo, mentre solo un guaio tecnico fermò William costringendolo al ritiro.
Questa volta, però, è stato diverso. Dunlop è un nome che pesa nelle road races, si porta dietro vittorie, battaglie all'ultimo sorpasso, ma anche i lutti di una famiglia che ha dato tanto al motorsport, perdendo però tre loro cari. Lasciando ancora una volta una compagna da sola e due bambini orfani. A dieci anni dalla morte del padre, la perdita del fratello maggiore è stata un dolore troppo grande da affrontare per Michael, tanto da togliergli la forza di risalire in moto come dieci anni fa.
Anche i funerali non si svolgeranno secondo le "ritualità classiche". Mercoledì non ci sarà nessuna "parade lap", la famiglia ha fatto sapere che le esequie si terranno in forma strettamente privata senza le moto dei tifosi e degli amici a "sgasare" per l'ultimo saluto.
La morte di William Dunlop ha sconvolto talmente tanto da cambiare, in questa occasione, il modo e le ritualità che caratterizzano questo mondo nel loro rapporto con la vita, le gare e la morte.
Egoismo, dipendenza da adrenalina, cosa spinge un uomo a sfidare i limiti del suo fisico e del suo mezzo fino a rischiare di perdere tutto? La risposta non ce l'abbiamo, ma forse qualcuno la sta cercando con più insistenza.
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