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Dakar: Ceci 18esimo dopo la durissima marathon

L'italiano ha lottato contro tante avversità, ma non si è arreso ed ha dato una bella scalata alla classifica

Ieri sera, al bivacco della tappa marathon Paolo Ceci non avrebbe scommesso un euro sulle sue possibilità di finire oggi la tappa e tornare così al bivacco di Iquique. Invece non solo è arrivato, ma ha anche riguadagnato preziose posizioni nella classifica della Dakar 2015, dove ora si ritrova diciottesimo assoluto.

"Ieri nella prima parte della marathon mi sono scoppiati tutti e due i paraoli, intorno al 100esimo chilometro, e quindi tutto l'olio si è rovesciato sui freni davanti ed è praticamente da ieri che corro senza freno davanti. O meglio, per frenare freno, però arrivo un po' lungo e quindi vanno ben calcolate le traiettorie".

E aggiunge: "La due giorni della Bolivia si vede che deve essere sempre tosta, l'anno scorso tutto sommato era andata meglio perchè almeno non era piovuto, quest'anno invece il meteo è stato davvero inclemente. Fortunatamente io non ho preso della gran pioggia ieri perchè sono arrivato al bivacco a Uyuni prima che piovesse, ma per esempio, i fratelli Brioschi, che sono arrivati più tardi, mi hanno raccontato che è stata davvero un'odissea".

L'acqua però l'hanno presa tutti, senza distinzioni, stamattina al momento di partire: "Stranamente in Bolivia, a Uyuni, se piove, in estate, piove poco, sottile pioggerellina, ed invece oggi sembrava veramente di stare in Italia con quegli acquazzoni spaventosi e potenti. Siamo partiti nel Salar e tutti ci aspettavamo che non ce l'avrebbero fatto attraversare vista la tanta acqua che veniva giù, e invece no. Partenza in linea, sul gran Salar, sotto l'acqua scrosciante e ovviamente c'erano dieci centimetri d'acqua in terra. Dopo 135 km di Salar 'a fuoco' siamo arrivati al refueling e le moto erano in condizioni pietose".

Mentre lo dice i suoi meccanici al bivacco di Iquique stanno ripristinando tutto il sistema elettrico grattando via il sale, che con l'acqua ha formato una sorta di roccia dura che ricopre ogni cosa. "Tutti i componenti elettrici con il sale e l'acqua si sono distrutti e infatti al refueling la mia moto non voleva saperne di ripartire. Ma le condizioni pietose erano anche le nostre, soprattutto legate al freddo. Ci siamo creati come possibile una copertura, paramani con i sacchetti di plastica, ogni cosa potesse aiutarci a proteggerci dal freddo e dall'acqua, ma non è servito a nulla".

E stamattina, con i paraoli rotti e la forcella non certo in buone condizioni Paolo ha sperato di riuscire ad arrivare in fondo: "La strategia di oggi, di andare piano e partire tranquillo ha premiato. Non potevo certo esagerare visto che il freno non frenava bene e la forcella senza olio non funzionava più come avrebbe dovuto e così facendo ho riguadagnato posizioni".

E poi finalmente dalle parole di Paolo Ceci si riesce a capire che cosa è successo sulla prima parte della speciale, questa neutralizzazione che ha fermato tutti i piloti prima del traguardo della prima sezione cronometrata. "Ci hanno fermati tutti al chilometro 378 invece che al 472 (traguardo previsto della prima PS di oggi) e da lì ci hanno fatto fare più strada in direzione della dogana della Bolivia, non in speciale ma su una pista più veloce, ovviamente sempre in fuoristrada perchè asfalto non ce nera da nessuna parte. Speravo ci avrebbero fatto tagliare e risparmiare un po' di strada e invece niente".

Nel frattempo al bivacco mancano ancora diversi piloti e fra loro anche Alessandro Botturi, che oggi si è ritirato anche lui per una panne al motore della sua Yamaha e non arriverà al bivacco prima di sera. Il pilota di Lumezzane infatti, è stato caricato dal camion balai che lo ha riportato insieme a molti altri piloti a Uyuni e da lì verranno tutti imbarcati su un aereo che li riporterà a Iquique.

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