Nato e vissuto in provincia di Rimini,
Alberto Fantini si è spento all'età di 65 anni (era nato il 25 giugno del 1945) domenica 3 ottobre alle ore 15, proprio quando a Magny-Cours tutto era pronto per l'ultima gara del
Mondiale Superbike 2010.
La notizia è giunta improvvisa ed inaspettata per molti che non erano al corrente del decorso della grave malattia che aveva colpito Alberto: la Sala Stampa, gremitissima, è stata informata della triste notizia con un semplice e breve ricordo dello scomparso, poi un lunghissimo applauso lo ha salutato.
Queste le parole di una grande firma del giornalismo motoristico mondiale,
Ala Cathcart, presente a
Magny-Cours, che visibilmente scosso dalla notizia, ha così commentato: "
Alberto Fantini ha scritto una lunga pagina di storia del Campionato Mondiale Superbike".
Alberto Fantini è stato uno dei più importanti collaboratori prima di
Maurizio e poi
Paolo Flammini, ai quali era legato da rapporti di stima e amicizia sincera: per lunghi anni
Direttore di Gara del Campionato Mondiale Superbike, aveva stabilito sempre con team e piloti un solido vincolo di corretta collaborazione, elemento essenziale per la crescita del Campionato stesso.
Maurizio Flammini lo ricorda così: "
Dal lontano 1983 in cui Alberto è entrato a far parte della nostra organizzazione , è stato il Paladino della correttezza sportiva, il garante della sicurezza dei piloti e l'irreprensibile organizzatore del sistema sportivo, e per oltre 25 anni uno dei più fedeli compagni di viaggio del nostro Team che grazie anche a lui è divenuto famoso nel mondo. Con il suo linguaggio Riminese, ha parlato e convinto amici e non, in cinque continenti: dall'Africa all'Australia, dal Messico alla Nuova Zelanda, dalla Malesia al Giappone. Con la sua capacità, ha conquistato i circuiti di tutto il mondo, lasciando un segno indelebile di professionalità e di umanità".
Paolo Flammini: "
Alberto ha collaborato con grande passione mai disgiunta da una eccezionale professionalità: fra le cose, tante, che ricordo di lui la inflessibilità delle sue decisioni, a volte umanamente difficili, ma sempre improntate al rispetto più assoluto dei regolamenti. Così come richiedeva il suo ruolo".
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