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Rossi sui rivali: "E' normale odiarsi a vicenda"

In un'intervista su GQ Vale parla di Stoner e Lorenzo, del futuro e della MotoGp dei suoi sogni

Rossi sui rivali:
Valentino Rossi, 31 anni, 9 titoli mondiali vinti in tutte le categorie, dall’esordio in 125 ad oggi, da 10 anni ai vertici di uno sport che non perdona, racconta dalle pagine di GQ - che gli dedica la copertina in edicola dal 1° ottobre - il suo ultimo incidente, le verità che stanno dietro alle parole dei suoi colleghi, il prossimo passaggio alla Ducati, ma soprattutto, per la prima volta, detta le regole per la sua MotoGp ideale. Da quando ti sei ferito, sembra che Stoner e Lorenzo abbiano finalmente trovato il coraggio di dire quel che pensano di te davvero. "Sì, e mi fa piacere. Quando sei ferito e cominci a perdere sangue, i più giovani si sentono immediatamente più forti e pensano di poterti sbranare: è come nella giungla. Però mi piace. È giusto così. All’inizio, Lorenzo, come Stoner, diceva: “Ah, Valentino era il mio eroe, quando ero piccolo”, ma non è vero. Sono tutte palle. Io sono solo un ostacolo, un bersaglio. Come Biaggi lo era per me. Quando due persone lottano per lo stesso obiettivo, è normale che si odino a vicenda. Chi lo nega, mente. Non dico un odio omicida, ma violento sì. Perciò mi fa piacere che Stoner e Lorenzo dicano veramente quello che pensano di me. Perché è la verità". Abbiamo guardato la corsa del Mugello e, quando Lorenzo davanti alle telecamere ti ha augurato di guarire presto, siamo rimasti a bocca aperta. Tu che cosa ne pensi? "Che falso...". Immagina di poter inventare un nuovo campionato motociclistico: quali sarebbero le tue regole? "Innanzitutto il numero giusto di concorrenti sarebbe 24 o 26. Al momento io terrei i quattro tempi, perché se è vero che a tutti piacciono le 500 due tempi, il mondo ormai viaggia con il quattro tempi, purtroppo. Io credo che la cilindrata giusta sia 1000 cc, non 800 cc; con un limite di 16.000-17.000 giri al minuto, e non di 19.000 come adesso, in modo che le moto non possano arrivare a 360 km/h. Secondo me, 320 km/h possono bastare. Bisognerebbe poi togliere molta elettronica e molti accorgimenti di aiuto alla guida. Si potrebbe tenere un po’ di controllo sulla trazione, un piccolo aiuto, perché le moto sarebbero potentissime, ma io vorrei un quarto dell’elettronica che usiamo adesso. Sai, ora noi possiamo impostare la potenza, il gas e il controllo di trazione a ogni curva, per ogni marcia. La moto sa esattamente dove si trova, sulla pista, e quindi sfruttando l’elettronica puoi adattarla in modo che percorra ogni curva alla perfezione. Il controllo di trazione lo terrei, ma dovrebbe essere fisso, non adattabile a ogni tipo di curva. E niente controllo anti-impennata, niente controllo in frenata: così vedremmo bellissime impennate, grandi derapate in zona di frenata e gare più combattute. Per me, il campionato migliore sarebbe questo. E per gli pneumatici? Massima apertura. La concorrenza tra i diversi produttori è positiva". Jorge Lorenzo è più forte, psicologicamente, di Biaggi e Gibernau? "Il fatto è che i miei rivali di adesso, soprattutto Lorenzo, Pedrosa e Stoner, sono di una nuova generazione e sono più veloci di Sete e Max. Non ho dubbi su questo. Fra i tre, Lorenzo mi pare il più equilibrato" Cosa ti spinge a cambiare team? La storia della Ducati, i record, il denaro, la gloria, l’adrenalina o che altro? "La Ducati è italiana, come me. Se volessi inseguire il record di Agostini, resterei con la Yamaha, perché sarebbe più facile. Di certo, il movente non è il denaro, perché alla Ducati mi daranno esattamente quello che avrei preso alla Yamaha. Non ho mai scelto la moto con cui correre sulla base dei soldi. La Yamaha mi aveva fatto un’offerta. Io sono andato alla Ducati e ho detto: “Vi va bene questa cifra?”. Loro hanno risposto di sì, e la questione si è risolta. È stato facile. È più la voglia di provare sensazioni nuove, a spingermi".

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