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Dovizioso non si arrende: "La rimonta è difficile, non impossibile"

Le caratteristiche di Phillip Island hanno fatto venire fuori i limiti della Ducati e non è questione di gomme o di errori. "Non eravamo veloci" ha detto infatti Andrea dopo il 13° posto che lo ha messo a -33 da Marquez.

Andrea Dovizioso, Ducati Team

Andrea Dovizioso, Ducati Team

Gold and Goose / Motorsport Images

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Sembra impossibile che siano passati appena sette giorni per Andrea Dovizioso e la Ducati dal bellissimo successo di Motegi. E invece ne sono bastati così pochi per il più classico "dalle stelle alle stalle", perché a Phillip Island hanno vissuto il punto più basso della propria stagione, che però sembra aver spianato a Marc Marquez la strada verso il suo quarto titolo iridato della classe regina in cinque anni.

Arrivato in Australia con soli 11 punti da recuperare, "Desmodovi" riparte alla volta di Sepang con ben 33 punti di ritardo, in seguito ad una gara assolutamente deludente, conclusa addirittura in 13esima posizione, mentre il suo rivale invece firmava la sua sesta vittoria stagionale.

Quando gli è stato chiesto se a questo punto il titolo è andato o se c'è ancora la possibilità di continuare a crederci, Andrea ha detto: "Noi vogliamo pensare che c'è ancora, assolutamente. Non saprei dare una percentuale, ma sicuramente è bassa. Marc o fa zero o fa podio, quindi è dura recuperargli tanti punti. Realisticamente è difficile, ma difficile non è impossibile".

"La realtà è questa e non la possiamo cambiare. Siamo stati molto bravi fino ad ora, sfruttando tutte le situazioni che si sono presentate. Oggi ci siamo trovati in una situazione che ha evidenziato i nostri limiti" ha aggiunto.

Scattato dall'11esima posizione, il ducatista ha commesso un errore al secondo giro, andando largo alla curva 2 e precipitando 20esimo. Secondo lui però non sarebbe cambiato molto anche senza questa sbavatura.

"Oggi si poteva fare sicuramente meglio, ma non troppo. Se non avessi fatto l'errore forse sarei riuscito ad arrivare con le KTM. Ma è inutile stare qui a raccontarci balle, sarebbe cambiato poco".

Inoltre ha fatto discutere abbastanza la sua scelta per la gomma posteriore: a differenza della maggioranza dei piloti in griglia, Dovizioso ha puntato sulla media al posteriore, andando controcorrente, visto che solitamente è la Ducati quella che opta per la mescola più morbida. Anche in questo caso però Andrea non crede che sia questo il punto.

"Secondo me la morbida era oltre al limite. E' vero che le condizioni sono un po' cambiate tra sabato e domenica, modificando anche il consumo, però non c'è stata più la possibilità di fare tanti giri, quindi non avevamo dati. L'anno scorso, con una gomma molto simile, perché quella che abbiamo usato in gara era praticamente la morbida del 2016, l'avevo finita negli ultimi giri".

"Per questo abbiamo puntato su una gomma che pensavamo mi avrebbe permesso di gestire meglio la situazione. Forse con la morbida sarei potuto andare più forte i primi giri, ma essendo arrivato alla fine con la media finita, credo che sarebbe cambiato poco, perché il distacco che abbiamo preso è pesante".

Il vero problema è che sul tracciato australiano, che non presenta staccate importanti, sono venuti fuori tutti i limiti di 'turning' della Desmosedici GP, forse anche più del previsto.

"Durante la gara sono venuti fuori gli aspetti positivi e quelli negativi e purtroppo non avevamo carte da giocare. La moto fa fatica a girare a centro curva ed è una lacuna che non riesci a colmare su una pista come questa. Qui purtroppo non ci sono staccate e la gara ha confermato i nostri limiti in termini di 'turning'. E' un vero peccato che questa gara sia arrivata in questo momento della stagione, perché eravamo abbastanza vicini a Marquez ed ora ci ritroviamo lontani".

Ieri c'era stata la sensazione che la caduta durante la FP4 gli avesso tolto un po' di feeling, ma in realtà secondo Dovi stava solo emergendo la realtà del potenziale della Ducati sul tracciato australiano.

"Le gare possono andare sempre meglio o peggio, a seconda di cosa succede nel weekend. Phillip Island però è una pista particolare, perché in base a quanto spingi i risultati nei turni di prova possono anche non rispecchiare il passo della gara. O meglio, quando non sai esattamente cosa devi fare per essere veloce, come Marc, l'unica cosa che puoi fare è entrare in pista, spingere e cercare di lavorare sui dettagli. E' quello che siamo riusciti a fare venerdì, ma mano a mano che vai a stringere vengono fuori i limiti. La caduta ha sicuramente complicato un po' le cose, ma oggi in gara non è successo niente di diverso rispetto a ieri in qualifica. Qui puoi solo essere fluido e lasciare scorrere la moto, non c'è un altro modo per essere veloce. Noi questo ancora non ce l'abbiamo".

E' innegabile però che il terzo tempo di venerdì aveva dato l'illusione di poter essere veloci: "Un po' si, ma ti devi raccontare un po' di balle. E' facile limitarsi, quindi bisogna sempre cercare di guardare positivo. Abbiamo approcciato venerdì nel modo giusto, forse caricati anche dal bel risultato del Giappone. Però alla fine è venuta fuori la verità".

Quando poi gli è stato chiesto se crede che partendo più avanti sarebbe cambiato qualcosa, ha aggiunto: "Niente, perché non eravamo veloci. Il mio best è stato un 1'30"3 e a metà gara mi sono alzato a girare in 1'31" con Pedrosa. Non avevo velocità a centro curva e questo mi ha fatto calare il grip, come conseguenza del fatto che non riuscivamo a far scorrere la moto. Se non hai fluidità e velocità a centro curva, qui cali in fretta. E noi non eravamo veloci".

Dopo la gara, Valentino Rossi ha detto che la Ducati e la Yamaha hanno vissuto una stagione con tanti alti e bassi, mentre la Honda alla fine è sempre lì davanti. Secondo Dovizioso però il merito è più di Marquez che della RC213V.

"Il discorso è che Marc va forte anche quando gli altri piloti della Honda non vanno forte. Sicuramente la Honda è migliorata, perché anche Pedrosa ha fatto delle ottime gare, ma non la vedo così superiore. Forse è la più bilanciata, ma quando la guida un fuoriclasse, maschera i limiti della moto".

Informazioni aggiuntive di Oriol Puigdemont

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