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F1 | Domenicali: prove libere inutili. Basta: il troppo stroppia

Ospite della MotoGP a Portimao, il CEO di F1, non ha perso occasione di ripetere un concetto caro al promotor americano: le prove libere interessano solo gli ingegneri ma non coinvolgono il pubblico. L’obiettivo sarebbe quello di fornire spettacolo ogni volta che si scende in pista, snaturando il DNA dei GP, per trasformarli sempre più in gare preparate ai simulatori. Sorprende il silenzio della FIA che è la depositaria delle regole: Stefano va all'attacco sapendo di una Federazione Internazionale debole.

Stefano Domenicali, CEO Formula 1

Foto di: Erik Junius

C’è una linea sottile che separa l’innovazione dalla rivoluzione. La Formula 1 ha iniziato da poco la sua stagione numero 74, un traguardo tutt’altro che scontato per uno sport nato nel 1950 cavalcando il fascino di una tecnologia agli albori.

Attraverso sette decadi la Formula 1 si è evoluta, ha cambiato pelle più volte ed in modi differenti, accettando sfide tecnologiche che hanno tracciato percorsi o adattandosi ad una società in evoluzione. Settant’anni dopo ci sono in archivio tante sfide vinte così come decisioni infelici, ma soprattutto c’è un percorso unico, una tradizione che nessun nuovo progetto potrà mai avere. È il valore aggiunto della Formula 1.

Ci sono tanti aspetti di questo sport che sono sopravvissuti al tempo diventando un filo conduttore tra ciò che lo sport è oggi e ciò che è stato in passato, punti fermi mai coinvolti dai tanti passaggi che hanno dovuto seguire il corso dell’innovazione. Tra questi c’è il format del weekend di gara.

La F1 cerca lo spettacolo sempre: l'idea è di limitare le prove libere

La F1 cerca lo spettacolo sempre: l'idea è di limitare le prove libere

Photo by: Andy Hone / Motorsport Images

Nel corso degli anni il fine settimana è stato oggetto di diversi maquillage, ma tre punti sono sempre stati fondamentali: prove libere, qualifiche, gara. Il format di qualificazione è stato modificato in più occasioni, ma le tre componenti fondamentali sono comunque sempre state al loro posto.

Una spallata importante è arrivata da Liberty Media con l’introduzione della gara di qualifica, una variazione del format che è andata a toccare un punto fondamentale, poiché la griglia del Gran Premio è sempre stata formata sulla base dei giri veloci. Parlando ieri da Portimao (nello scenario della tappa d’apertura del mondiale MotoGP) Stefano Domenicali è andato oltre, dichiarando di essere un fautore della diminuzione delle prove libere al minimo, visto che interessano solo gli ingegneri ma non coinvolgono il pubblico. L’obiettivo, ha ribadito Domenicali, è fornire spettacolarità ogni volta che si scende in pista.

Qual è però il limite davanti al quale lo show si deve fermare? Va benissimo innovare, aprire a nuove generazioni, stare al passo con i tempi e con i nuovi canali di comunicazione, è tutto perfetto. Ma trattandosi alla fine pur sempre di uno sport, ci deve essere una linea oltre la quale la spettacolarizzazione deve fermarsi. Ne va della natura di ciò che si sta proponendo al pubblico, il vecchio ed inflazionato confronto tra pugilato e wrestling è quanto mai calzante. La Formula 1 ha rinunciato ai test (poiché non portavano guadagni) ed aumentato il numero di gare che invece soldi ne portano.

Ha ridotto le prove libere da 90 a 60 minuti, poi le ha praticamente cancellate nei weekend con la gara di qualifica, dove il tutto si esaurisce il venerdì mattina con un’ora di attività su pista sporca.

Domenicali parla di un ulteriore sforbiciata, che vorrebbe dire cancellare quasi del tutto l’attività in pista non strettamente legata ad una classifica ufficiale. Il che equivale ad un’ulteriore crescita di importanza del lavoro sui simulatori, destinati a diventare sempre più il passaggio fondamentale tra un successo ed una sconfitta. Piuttosto che la noiosa attività degli ingegneri del venerdì, ci sarà l’esaltazione della correlazione. È un passo avanti?

Il venerdì è stato già spremuto abbastanza nella speranza di ottenere ancora di più in termini di audience, parliamo pur sempre un giorno lavorativo e come tale non garantirà mai degli share all’altezza del resto del weekend.

Ha senso andare oltre? È vero che il venerdì ‘ordinario’ non eccita le grandi folle, ma è un passaggio fondamentale per la preparazione del weekend di gara. Annoia? Ci sono comunque appassionati che seguono costantemente le due sessioni di prove libere (i dati TV lo confermano) e pensare che il venerdì a mezzogiorno si ritrovino milioni di persone davanti ai televisori per assistere alla gara sprint che determina la griglia di partenza di un’altra gara sprint sembra francamente una speranza destinata a rimanere tale. I circuiti sono già pieni, a cosa serve forzare ulteriormente la mano?

La FIA è in un momento di difficoltà: manca di credibilità

La FIA è in un momento di difficoltà: manca di credibilità

Il detentore dei diritti commerciali alla fine fa il suo mestiere, ovvero massimizzare al massimo i profitti. Tra i tanti aspetti di cui si è fatta carico Liberty Media (con successo) non c’è quello di tutelare il DNA della Formula 1, d’altronde non è scritto da nessuna parte che il gruppo statunitense sarà della partita nel lungo periodo, ed una volta ceduto lo scettro se resteranno o meno i cocci non è un problema di chi saluta. Lo è invece per la FIA, la cui presenza non è avvertita come sarebbe richiesta in questi casi.

La Federazione Internazionale detiene il ruolo di garante, è l’ente (senza scopo di lucro) che deve salvaguardare proprio quei valori che il business tende a far vacillare. Ridurre al minimo le prove libere va bene per Liberty Media, meno per la Formula 1, ed è qui che la FIA deve entrare in scena. Sta a lei rendere visibile a tutti la linea di confine, ricordando che è salutare crescere e innovare quanto rischioso e potenzialmente suicida il voler snaturare.

È importante che la FIA faccia sentire la sua voce adesso, perché il rischio di cambiamenti in questi mesi sarà potenzialmente più alto. Il fallimento dei regolamenti che avrebbero dovuto livellari i valori in campo sta mettendo sotto stress il sistema.

I promotori che hanno pagato cifre ingenti per ospitare una gara nella seconda metà della stagione sanno che molto probabilmente vedranno arrivare un campionato già assegnato, ed anche lo show di Las Vegas difficilmente avrà il patos della sfida mondiale.

Uno scenario da mettere sempre in conto quando si vende (o si acquista) uno spettacolo sportivo: può prendere forma uno show incredibile come la stagione 2021, o un dominio di un binomio team-pilota a basso tasso d’adrenalina. È l’imprevedibilità di uno sport, se ci fosse un copione non sarebbe più tale.

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