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F1 | Budget cap: ecco perché saltano gli sfondamenti dei top team

Ci sono poche possibilità che il recupero dell'inflazione sui limiti di spesa del budget cap chiesto da Red Bull e Ferrari possa passare. I team minori si sono coalizzati perché i premi su base mensile pagati da Liberty Media alle squadre sono in dollari e la valuta americana si è apprezzata rispetto a sterlina ed euro. Ciò significa che la disponibilità economica è maggiore rispetto all'inzio di febbraio: per gli inglesi c'è stato un guadagno di 8 milioni di sterline al cambio.

Christian Horner, Team Principal, Red Bull Racing, Mattia Binotto, Team Principal, Ferrari, sulla griglia

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

La proposta per ottenere un extra budget, presentata dai top team per compensare l’ascesa dell’inflazione, è in una fase di stallo. A metà maggio, in una riunione della F1 Commission, quattro squadre (Alpine, Alfa Romeo, Williams e Haas) hanno votato contro la proposta di concedere un aumento al tetto di spesa di 140 milioni di dollari per compensare l’aumento dei costi energetici e di trasporto che hanno creato delle criticità nei programmi di spesa delle squadre di vertice.

Il regolamento prevede che per modificare il contenuto di un articolo del regolamento (in questo caso finanziario) a stagione in corso almeno otto squadre debbano essere favorevoli, viceversa tutto resta com’è.

È una partita importante, che vede Ferrari e Red Bull impegnate in prima linea. Christian Horner e Mattia Binotto hanno chiamato in causa la FIA, con messaggi lanciati attraverso i media che descrivono una situazione di grave difficoltà, appelli a cui hanno risposto le squadre contrarie liquidando il tutto come una richiesta che mira ad ottenere dei fondi straordinari che in realtà servirebbero a portare in pista nuovi sviluppi delle monoposto.

Tra coloro che sono contrari a concedere fondi extra, negli ultimi giorni è emerso un altro aspetto che punta a ridimensionare l’allarme lanciato dai top-team. I premi garantiti alle squadre da Liberty Media sono versati in dollari statunitensi, una valuta che negli ultimi mesi è cresciuta notevolmente rispetto a quelle europee.

“Il 24 febbraio 140 milioni di dollari valevano 103,2 milioni di sterline – ha spiegato un addetto ai valori - il 1 giugno ne valevano 111,5. Quindi le squadre con base in Inghilterra hanno potenzialmente guadagnato più di 8 milioni di sterline nel cambio. L'inflazione in Gran Bretagna è stata di 7% a marzo e 8% ad aprile, in linea con quella che è stata la svalutazione della sterlina”.

I premi versati da Liberty Media hanno cadenza mensile, quindi la valutazione esatta prevede la variazione del tasso di cambio ogni trenta giorni, ma è indubbio che questa particolare situazione sia andata a vantaggio delle squadre britanniche.

La svalutazione dell’euro è al momento circa la metà di quella della sterlina, garantendo comunque un guadagno alle squadre nell’eurozona, ma proporzionalmente inferiore.

Il tutto va a far luce su una situazione molto complessa, nella quale gli schieramenti opposti portano sul tavolo argomentazioni di per sé valide ma allo stesso tempo contestabili.

In questo scenario l’unico organo che potrebbe fare chiarezza, ed eventualmente prendere provvedimenti, è la FIA, chiamata in causa da Ferrari e Red Bull ma finora silente. Il problema è però destinato in breve tempo a diventare cruciale, poiché le squadre che operano al limite del budget hanno la necessità di sapere se possono contare o meno su fondi extra.

Al di là dei proclami lanciati da Horner, che ha descritto uno scenario nel quale alcune squadre potrebbero essere costrette a disertare dei Gran Premi per mancanza di fondi, quello del budget è un passaggio chiave anche nella lotta per un mondiale equilibrato come quello a cui assistendo, nel quale uno sviluppo in più potrebbe risultare cruciale per l’esito finale.

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