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Dakar: Peterhansel sale all'ottavo posto assoluto

Il francese guadagna due posizioni con la 2008 DKR dopo aver fatto ottimi tempi per metà speciale

Oggi la Dakar è arrivato in Bolivia. Il 10 gennaio hanno corso le auto e i camion, a riposo invece le moto. La tappa 7 è definita marathon: significa che i piloti, una volta arrivati al bivacco, saranno privati dell'aiuto dei meccanici. La tappa è lunga 717 km e prevede 321 km di prova speciale. Si parte presto, per salire oltre i 3.500 metri, valore che mette a dura prova sia il fiato dei piloti che la respirazione dei potenti motori delle auto già massacrate dal tracciato duro e polveroso.

La pista si presenta molto tecnica, caratterizzata da una navigazione serrata, fatta di bivi e intersezioni ravvicinate. Basta poco per sbagliare e avvantaggiare i rivali. La tappa marathon obbliga i piloti a rispettare i pneumatici e la meccanica. A fine giornata devono lavorare da soli sui propri mezzi. Si tratta di una delle novità più importanti dell'edizione 2015.

Al bivacco i piloti sono isolati dai meccanici e possono contare solo sulla collaborazione reciproca, anche tra squadre diverse, per rimettere le auto nella condizione di partire il giorno seguente. La stessa regola si applicherà poi anche alle moto. Nasser Al-Attiyah è fino a oggi il leader quasi indiscusso della gara al volante della sua Mini. Ha vinto metà delle tappe disputate, ma il rivale Giniel de Villiers non ha intenzione alcuna di semplificare la gara al pilota del Qatar.

Le auto dopo aver raggiunto la Bolivia affrontano la prova speciale che si svolge in quota (oltre 3.500 metri). La settima tappa ci dice quanto sia dura questa Dakar; partiti in 137, ora sono solo 80 gli equipaggi d'auto ancora in gara.

Peugeot si sta comportando egregiamente, considerando il suo ritorno a questa competizione dopo 25 anni di assenza, è ancora in lotta per un successo di tappa con due auto su tre. La terza è andata distrutta nell'incidente di Carlos Sainz, dovuto a una pietra enorme non vista a causa della polvere sollevata da un quad. Ma, fino al ritiro, Sainz era costantemente a ridosso dei primi.

La tappa di oggi ha visto la partenza all'attacco di Al-Attiyah che nei primi chilometri ha subito staccato l'inesguitore De Villiers. I piloti Peugeot hanno guidato con attenzione e una saggia prudenza, necessaria per preservare le 2008 DKR nella lunga tappa marathon di due giorni. Ciò non ha tolto certo il gusto della guida al re della Dakar, Stephane Peterhansel, che si conferma nella top ten di questa durissima edizione.

Il campione della Peugeot stupisce: al primo check point oggi ha tenuto testa a Yazeed Al-Rajhi (Toyota), staccando di 40 secondi Al-Attiyah. Si tratta di un risultato eccellente alla luce anche del fango presente sul percorso che avrebbe dovuto in teoria penalizzare le auto a due ruote motrici. La tappa ha visto un rientro tra i primi del forte Nani Roma, mentre l'americano Robby Gordon ha accusato un discreto ritardo.

L'ultimo check point ha premiato la prestazione dell'argentino Orlando Terranova, capace di una navigazione accorta che gli ha regalato due minuti sui diretti inseguitori. Ed è di Terranova infatti la vittoria finale della settima tappa. Seconda termina la Toyota di Yaazeed Al-Rajhi. Completa il podio l'altra Toyota di Bernhard Ten Brinke.

Migliora ancora la prestazione della Peugeot 2008 DKR di Peterhansel, che oggi termina ottavo. Stephane sente l'odore della prima vittoria, come dimostrano i tempi fatti registrare nella prima metà della speciale. Fatica di più Cyril Despres, che però è in crescendo e punta di arrivare a ridosso dei primi venti. Per il francese questa Dakar si sta rivelando una preziosa occasione per migliorare la sua padronanza con la Peugeot. Al bivacco i piloti dovranno lavorare sulle loro auto senza l'assistenza dei meccanici.

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