Kimi Raikkonen è un tipo di poche parole, ma esprime sempre concetti molto chiari e concisi. Il finlandese a Speed Week ha dichiarato senza mezzi termini l’inutilità del simulatore. La
Lotus si è da poco dotata di un sistema moderno per essere al passo con gli altri top team e “Iceman” ha bocciato l’investimento in modo lapidario.
“Penso che non ci sia niente da imparare nel simulatore - ha sparato Raikkonen -
riesco ad imparare i circuiti in fretta anche senza simulatore: mi bastano pochi giri in pista”.
La sparata di Kimi in realtà ha origini più profonde: è vero che un pilota istintivo come lui, che non ha mai particolarmente amato i test in pista, non gradisce trascorrere delle ore chiuso in una stanza al buio dove si simulano i tracciati del Circus, ma è altrettanto vero che il finlandese già ai tempi della Ferrari aveva lasciato lo sviluppo delle Rosse a Felipe Massa perché quando andava sul simulatore accusava dei conati di vomito.
Raikkonen, come tanti altri piloti (Michael Schumacher e Giancarlo Fisichella, tanto per citarne un paio), ripudia il… lavoro virtuale principalmente per questo motivo. E si tratta di una patologia che, almeno per il momento, non ha trovato una soluzione…
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