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F1 | Ferrari: prove di pit-stop senza spingere l'ala posteriore

Nella pit-lane di Melbourne ha destato una certa attenzione la Scuderia durante le prove del cambio gomme. I meccanici del Cavallino, i più veloci nei primi due GP stagionali, sono apparsi piuttosto goffi durante la manovra di spinta della SF-23 perché non si sono mai appoggiati all'alettone posteriore, come hanno sempre fatto e continuano a fare anche le altre squadre. La leggerezza del mono-pilone ha consigliato di evitare carichi in senso contrario a quello del carico esercitato in movimento?

L'ala posteriore della Ferrari SF-23

Foto di: Giorgio Piola

La Ferrari ha un indiscutibile punto di forza nei pit stop: la squadra del Cavallino nei primi due appuntamenti stagionali, molto deludenti come risultato finale, ha vinto tanto in Bahrain che in Arabia Saudita il DHL Fastest Pit Stop Award (il miglior tempo è stato di un cambio gomme di 2”10 a Jeddah), segno che l’eccellente lavoro svolto nella pausa invernale da Diego Ioverno ha dato i suoi frutti, dopo i ripetuti guai registrati l’anno scorso.

La supremazia, almeno in un aspetto la Scuderia ha superato la Red Bull Racing, è il frutto di un costante allenamento delle due crew che a Maranello si preparano al delicato momento del cambio gomme, un’operazione che non fa vincere le gare, ma che al contrario, quando qualcosa non funziona nel modo giusto, può farle perdere.

Già giovedì i meccanici della Ferrari hanno fatto le prove di pit stop nella pit-lane di Melbourne: niente di straordinario, se non che i ragazzi del Cavallino hanno attirato l’attenzione perché nella… manovra della spinta della SF-23 non si aggrappavano anche all’alettone posteriore, come avviene di solito.

L’immagine di Giorgio Piola, ci mostra infatti, due meccanici spingere la macchina sulle gomme posteriori, mentre il terzo si è puntato sulla struttura deformabile posteriore. Era palese che i meccanici non volessero sottoporre il mono-pilone dell’ala posteriore a una forza contraria a quella che normalmente viene applicata con il carico aerodinamico durante la direzione di marcia, ma la cosa, ripetuta nei vari pit stop, ha destato un po’ di attenzione e qualche chiacchiera a Melbourne.

Non bisogna dimenticare che la nascita del mono-pilone è stata piuttosto tribolata: nei test pre-stagionali di Sakhir, subito dopo essere stato montato, si era rotto, sull’unico esemplare disponibile, il comando del DRS per cui non fu provato.

Peggio è andata nella prima sessione di prove libere del GP del Bahrain quando il cedimento del supporto unico aveva reso pericolosamente elastico il movimento laterale dei due elementi con flessioni del tutto fuori controllo che hanno consigliato di parcheggiare subito la soluzione.

Risolto l’errore di progetto, entrambe le SF-23 hanno corso con il mono-pilone a Jeddah senza accusare la minima noia e in perfetta sicurezza. Vedere che in Australia i meccanici si sono presi tutte le precauzioni per evitare di toccare l’ala posteriore ha fatto nascere molte illazioni.

Un fatto è certo: la ricerca della leggerezza ha esasperato la costruzione di certi particolari che ormai sono arrivati al limite (la Red Bull ha “litigato” per due anni con il comando del DRS, per cui non stupiamoci se le prove di pit stop della Ferrari saranno tenute d’occhio anche nei prossimi giorni…

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