Ribeiro esclusivo: "No agli ufficiali, ucciderebbero il WTCR"
Durante la due giorni di presentazione della stagione 2018 tenutasi a Barcellona, abbiamo incontrato il promoter di Eurosport Events per fare una lunga chiacchierata e il punto della situazione all'alba di una nuova era per le corse turismo.
Rispetto ad un anno fa, François Ribeiro ha un volto più sollevato e sereno. E per forza, dato che nel marzo del 2017, quando lo incontrammo a Monza per la presentazione del WTCC, era ormai chiaro che la serie sarebbe andata a morire malamente.
A 12 mesi di distanza, invece, il responsabile di Eurosport Events ha trovato la soluzione accordandosi con Marcello Lotti per la nascita del WTCR, campionato che ha praticamente raddoppiato le sue presenze rispetto alla passata stagione e che a Barcellona ha vissuto una due giorni di presentazione ricca di buon umore e novità.
"Sono molto contento di come sono andate le cose, se mi aveste detto il 15 novembre, data in cui mi sono accordato con Marcello, che la entry-list sarebbe stata questa, avrei firmato immediatamente - ha dichiarato Ribeiro parlando in esclusiva con Motorsport.com - Abbiamo avuto pochissimo tempo per preparare il campionato, in quella data non avevamo un accordo con la FIA, un regolamento, un pilota, una squadra. Nulla. Non è stato un momento facile, ma alla fine il risultato è positivo. Diciamo che sarò sicuramente più rilassato dopo le prime qualifiche in Marocco, o forse meglio dire all'Hungaroring perché Marrakech è una pista particolare".
Questa nuova FIA World Touring Car Cup non ha solamente dato un respiro di sollievo al promoter francese, ma anche catturato l'attenzione di parecchie persone.
"La cosa che più mi fa piacere è vedere l'entusiasmo dei fan, ogni giorno lo passiamo a vedere quanti ci seguono o commentano sui nostri social media. Sono stati tutti molto contenti fin dal primo momento dell'accordo che ha portato la nascita del WTCR. I tifosi hanno capito che è stata una rivoluzione e anche se non si tratta di un Mondiale, ma solo di una Coppa del Mondo, la presenza di FIA e della parola "World", con un promoter molto forte e un regolamento bello, ha portato immediatamente supporto".
La fusione del WTCC con il TCR non è stata affatto semplice, ma a quanto pare dovrebbe funzionare e con così tanta gente presente nel paddock, in griglia e ai box è evidente che le premesse non possono che dare fiducia.
"Passando le settimane, i team hanno cercato di mettere insieme le rose di piloti migliori partendo da zero. In 20 anni di motorsport questi sono stati i 4 mesi peggiori della mia vita. Ma il risultato mi rende molto felice. Ho visto entusiasmo anche fra le squadre, appena arrivato ho subito notato grandissimi sorrisi sui volti di tutti. Mi sono fermato a chiacchierare con Fabrizio Giovanardi e mi è parso un ragazzino! Per me questo significa tutto. Oggi è semplice parlarne, ma dietro c'è stato veramente un lavoraccio".
Come detto sopra, l'aria non era delle migliori ad inizio 2017 e nel corso dell'annata si è capito velocemente che non ci sarebbe stato un futuro per il WTCC se si fosse deciso di proseguire con il regolamento TC1.
"I primi dialoghi sul futuro sono cominciati a settembre dello scorso anno, quando la Honda mi ha comunicato che non avrebbe sviluppato una nuova Civic TC1. E' stato il primo segnale di un processo iniziato e proseguito nelle settimane a venire. Del resto io non ho mai fatto commenti negativi sul TCR, anche se non è un regolamento FIA. Ho sempre ritenuto che per le corse turismo fosse un bene e dichiarato che un giorno mi avrebbe reso felice averlo per noi".
"Le cose sono venute in modo naturale, se la si guarda da fuori abbiamo unito il meglio di WTCC e TCR, sia in pista che fuori. Il dialogo è stato molto costruttivo e produttivo. Oggi abbiamo la risposta a tutto, abbiamo quello che serviva e che volevamo. A parte Stefano Comini, ci sono tutti i migliori di entrambi i campionati, utilizzando questi regolamenti per attirare team e costruttori. Ora abbiamo esattamente quello che pensavamo, che speravamo e che volevamo rendere reale".
Un passo fondamentale è stato quello di negare alle Case ufficiali la presenza diretta in griglia e da qui la titolazione di Coppa del Mondo e non Mondiale. Una scelta strategica dettata soprattutto dalla prudenza.
"Abbiamo voluto mantenere un campionato per i clienti, per questo la titolazione è FIA World Cup e non FIA World Championship. Se avessimo voluto un Mondiale, che è dedicato alle Case, allora sarebbe andato distrutto tutto perché queste sarebbero arrivate. Garantito. Siamo stati molto fermi su questo punto, dovevamo proteggere quello che avevamo. Molti campionati del mondo hanno avuto regolamenti che inizialmente sembravano ottimi, salvo poi vedere aumentare vertiginosamente i costi per via di gestione, test e quant'altro. E questo perché c'erano miliardari che andavano a danneggiare involontariamente il sistema. Il rischio era altissimo e non potevamo correrlo".
I Costruttori daranno il loro appoggio alle squadre e a Barcellona abbiamo visto gente dei rami Motorsport di Volkswagen, Audi, Seat-Cupra, Honda e Hyundai (tranne Alfa Romeo che è un progetto interamente di Romeo Ferraris).
"Ho girato il paddock per vedere quanti volti sconosciuti dei team c'erano e quanti invece conosciuti legati ai Costruttori. Volevo capire che tipo di indipendenza da questi ultimi c'era. Il giorno che vedremo solo gente ufficiale allora sapremo che non andrà bene e dovremo porci delle domande. Per ora ho notato che c'è il supporto delle Case, ma si limita a questo, il lavoro vero e proprio lo fanno le squadre".
Un altro tema interessante è legato ai costi: per chi faceva il WTCC fino ad un anno fa i prezzi si sono oggettivamente abbattuti, mentre non è stata la stessa cosa per quelli provenienti dalla TCR International Series.
"I costi si sono ridotti davvero tanto, se consideriamo quanto si spendeva per il WTCC fino allo scorso anno. Il budget è di circa 500.000€ per macchina, cosa che era impensabile per il WTCC della passata stagione e probabilmente il costo più alto che si potesse avere in TCR International Series. Rispetto a questo campionato, è vero che abbiamo deciso di fare tre gare a weekend, e questo sicuramente è un prezzo aggiuntivo, ma le macchine sono le medesime. Abbiamo molti piloti professionisti e pagati; di fatto c'è un abbassamento dei costi, non si può negarlo".
"Se paragoniamo i costi di una serie continentale o nazionale TCR è ovvio che il budget del WTCR è più alto, ma le macchine sono le stesse. Sono convinto che l'era dorata delle gare turismo si possa avere con un regolamento che consente ai team privati di correre con piloti di livello e il supporto esterno dei Costruttori. Per questo ne abbiamo parlato con la FIA e Marcello".
"C'è sempre chi cerca una scappatoia nel regolamento per provare, ma noi ci siamo opposti fermamente per non fare crescere ulteriormente i costi. Qualcuno mi ha domandato se poteva partecipare al TCR Europe con gli stessi piloti e vetture del WTCR. Ovviamente ho risposto di no! Era evidente che volessero sfruttare questa cosa per testare. Non esiste".
Per il momento l'accordo siglato con la WSC Ltd. di Lotti e la FIA prevede che il WTCR esista fino al termine della prossima stagione, ma le parti continueranno a tenersi aggiornate per capire quali sviluppi avremo.
"Per ora lavoreremo sul biennio 2018-2019, ma chiaramente in questo periodo continueremo a sederci ad un tavolo con Marcello, FIA e altri per capire i pro e i contro dell'accordo. Se ci sono benefit per tutti, allora andremo avanti, ma ora è presto per parlarne. Le basi di una categoria regina del turismo ci sono, qualsiasi sport ha successo se cresce nel modo giusto, affrontando tutti gli stadi di maturazione da parte dei partecipanti. Queste sono le caratteristiche del TCR, che ha creato Marcello e non la FIA. Lui ha fatto un regolamento tecnico perfetto per sviluppare una categoria solo per i privati e con una promozione che merita. La FIA è stata coinvolta per volere dei team e dei Costruttori, per dare maggior stabilità al tutto. La stessa cosa è accaduta al GT e il successo è arrivato, non vedo perchè non possa essere uguale anche per il TCR".
In molti invece si sono domandati perché il regolamento preveda che ogni squadra debba iscrivere minimo due auto, anziché magari una sola consentendo a più team (e magari costruttori) di essere presenti.
"Ho voluto minimo due auto per team perché non aveva senso averne una sola. Credo che economicamente e professionalmente sia davvero la richiesta minima. Alcuni costruttori mi hanno contattato dicendo che erano interessati ad entrare, ma solo con una singola vettura. Gli ho risposto di no. Non dimentichiamo che non è solo un campionato per piloti, ma anche per squadre e che senso avrebbe correre soli contro tanti? Penso sia molto semplice come ragionamento da comprendere. Inoltre è bello vedere macchine della stessa squadra con livree diverse, così come concorrenti della medesima compagine lottare fra loro, come è in Formula 1".
Per concludere, sembra che la stagione 2018 del WTCR possa ritrovare quel successo che alla massima serie turismo mancava ormai da tempo. Ribeiro è convinto che la strada intrapresa sia quella giusta.
"Durante la stagione avremo tutte le risposte, ma per ora non tutto è chiaro. Non so se avremo successo, le premesse dicono di sì, ma dobbiamo aspettare. Mi aspetto un campionato molto tirato e con aggressività in pista. Se si guardano i nomi della entry-list, almeno la metà sono candidati per vincere ogni gara. La stessa cosa era accaduta nel 2017 e infatti è stata una stagione combattutissima risolta all'ultimo metro. Non come negli anni passati. Spero proprio di vedere un campionato omogeneo, competitivo e ricco di talenti, sia fra i piloti che fra i team. Ho letto i commenti di Ross Brawn riguardo i pochi sorpassi che ci sono in Formula 1: bene, sono convinto che qui le cose saranno esattamente l'opposto".
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