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Analisi WTCR: Alfa Romeo-Davide batte i tanti Golia verso il finale da brividi di Macao

A Suzuka è tornata al successo una macchina del Biscione nella massima serie turismo nonostante sia gestita da un piccolo team come la Romeo Ferraris e non goda di supporto ufficiale. Intanto il BoP fa ancora discutere e Tarquini allunga su Muller, ma a Guia saranno in 7 a giocarsi la corona iridata.

Kevin Ceccon, Team Mulsanne Alfa Romeo Giulietta TCR leads

Kevin Ceccon, Team Mulsanne Alfa Romeo Giulietta TCR leads

WTCR

Yvan Muller, YMR Hyundai i30 N TCR
Timo Scheider, ALL-INKL.COM Münnich Motorsport Honda Civic Type R TCR
Rob Huff, Sébastien Loeb Racing Volkswagen Golf GTI TCR, Pepe Oriola, Team Oscaro by Campos Racing Cupra TCR, al comando
Tiago Monteiro, Boutsen Ginion Racing Honda Civic Type R TCR
Rob Huff, Sébastien Loeb Racing Volkswagen Golf GTI TCR
Rob Huff, Sébastien Loeb Racing Volkswagen Golf GTI TCR
Rob Huff, Sébastien Loeb Racing Volkswagen Golf GTI TCR
Partenza
Partenza
Pepe Oriola, Team Oscaro by Campos Racing Cupra TCR
Norbert Michelisz, BRC Racing Team Hyundai i30 N TCR
Mehdi Bennani, Sébastien Loeb Racing Volkswagen Golf GTI TCR
Luigi Ferrara, Team Mulsanne Alfa Romeo Giulietta TCR
Mato Homola, DG Sport Competition Peugeot 308TCR
Mato Homola, DG Sport Competition Peugeot 308TCR
Kevin Ceccon, Team Mulsanne Alfa Romeo Giulietta TCR
John Filippi Team OSCARO by Campos Racing Cupra TCR
Jean-Karl Vernay, Audi Sport Leopard Lukoil Team Audi RS 3 LMS
Gabriele Tarquini, BRC Racing Team Hyundai i30 N TCR, Kevin Ceccon, Team Mulsanne Alfa Romeo Giulietta TCR
Jean-Karl Vernay, Audi Sport Leopard Lukoil Team Audi RS 3 LMS

Chi ha frequentato il paddock del FIA WTCR non può aver ignorato una cosa: nonostante si tratti di un campionato dedicato ai team clienti (da qui la denominazione di "FIA World Cup" e non "FIA World Championship"), tutti i camion e i tecnici delle Case rappresentate sono presenti in pompa magna per fornire una assistenza tecnica di prim'ordine.

Fin qui nulla di strano, se non fosse che all'appello ne manca uno: quello dell'Alfa Romeo. Per questo la vittoria di Kevin Ceccon centrata con la Giulietta del Team Mulsanne è da ritienersi il successo di Davide contro Golia. Non è un mistero e neppure uno sberleffo dire che il giovane bergamasco ha tra le mani poco o nulla in confronto a tutti i suoi colleghi.

D'altra parte, si sapeva fin da inizio stagione che i ragazzi della Romeo Ferraris avrebbero profuso il massimo dell'impegno in questa sfida di livello globale, ma con risorse limitate che spesso hanno creato grattacapi e problemi sia dal punto di vista dello sviluppo tecnico che del lavoro in pista. Il miracoloso restauro della Giulietta di Fabrizio Giovanardi a Wuhan (avvenuto a tempo di record dopo che "Piedone" l'aveva distrutta finendo a muro nelle prove) è il più classico degli esempi.

Il fallimento dei veterani, la spavalderia dei giovani

Quello che è accaduto al Team Mulsanne-Romeo Ferraris in questa stagione è incredibile. La coppia da sogno formata da Giovanardi e Gianni Morbidelli si è invece rivelata un vero e proprio incubo per entrambe le parti. Nessuno dei due piloti, per quanto sia stato enorme l'impegno da parte loro, è mai riuscito ad andare in Top10 in qualifica, con il solo Giovanardi in grado di prendere i primi punti allo Slovakia Ring. Pista dove ha debuttato Ceccon a sorpresa, dato che qualche giorno prima la testa di "Morbido" era saltata con grande stupore di tutti.

Ceccon è andato immediatamente a segno in Slovacchia e ha continuato a stare davanti a "Piedone" anche in Cina, nonostante venisse da un lungo periodo di inattività, non conoscesse l'auto e non avesse mai corso con una vettura a trazione anteriore in questa serie. Sta di fatto che anche l'avventura dell'emiliano è giunta a termine, pur avendo dimostrato di saper recuperare con grinta e determinazione nelle situazioni difficili (esempio: le gare di Monza del TCR Europe).

E qualche giorno dopo aver scelto Gigi Ferrara per sostituirlo (a proposito: il barese è andato forte, ma problemi tecnici lo hanno tradito già dal venerdì), è finalmente arrivata la vittoria anche di una Alfa Romeo nella massima serie turismo. Sul gradino più alto del podio erano saliti i ragazzi di Hyundai, Audi, Honda, Cupra, Volkswagen e Peugeot, ma mai quelli del "Biscione". Ceccon a Suzuka è stato incontenibile e la Giulietta viaggiava che era una meraviglia, pur messa a punto dai pochi e bravi uomini della Romeo Ferraris senza supporti esterni.

Questo è il punto focale, ossia il ritorno al vertice (per ora si tratta di una gara, poi chissà...) nel Mondiale - pardon, Coppa del Mondo - per il marchio Alfa Romeo, che da sempre ha ottenuto le sue cose migliori in questa categoria portando lustro al Gruppo Fiat. Il business certamente è al giorno d'oggi in cima ad ogni cosa, per cui resta da chiedersi come mai si preferisce investire in Formula 1 foraggiando una macchina svizzera e distogliendo completamente lo sguardo dalle vere e proprie Alfa Romeo che in pista ci sono. Per altro confrontandosi contro i sopracitati marchi che si impegnano in lungo e in largo per sostenere i propri clienti. Davide contro Golia, appunto.

Il peso del successo

Un'altra questione da non sottovalutare resta il famigerato Balance of Performance. Le Giulietta erano prive di zavorra a Suzuka, così come le Peugeot 308, infatti si è visto perché sono risultate le più competitive del lotto (almeno con Ceccon e Aurélien Comte, rispettivamente).

Dopo aver quasi sbeffeggiato gli avversari, le Audi si sono beccate 60kg e sono tornate nelle retrovie, mentre le Hyundai con la stessa zavorra hanno rialzato la testa. E con un peso relativamente maggiore rispetto alla Cina, anche le Honda hanno fatto un passettino indietro, ma nel complesso è apparsa una situazione lievemente più equilibrata.

Resta comunque il problema di capire quanto realmente questo BoP sia un "bilanciamento delle prestazioni" perché è da inizio anno che si discute in continuazione della sua equità. Non era possibile vedere le Hyundai volare prima, così come le Audi nelle ultime uscite, ma resta inaccettabile spedire in coda al gruppo chi vince, dato che le i30 hanno dominato a Ningbo e arrancato a Wuhan a distanza di una settimana.

Probabilmente andrebbero valutate un po' di cose, partendo dalle caratteristiche delle macchine (3 volumi o 2 volumi), cilindrata (Peugeot e Alfa Romeo non hanno i 2 litri) e layout dei tracciati su cui si va a correre. Una soluzione probabilmente più cervellotica rispetto ai calcoli dei tempi ottenuti nei precedenti eventi (come avviene ora), ma che forse eviterebbe le solite lagne e accuse da un box all'altro.

Il Sol Levante illumina il tricolore

La vittoria di Ceccon-Alfa Romeo-Romeo Ferraris non è stato l'unico orgoglio italiano del weekend giapponese. Ha ritrovato il successo anche un vecchio volpone come Gabriele Tarquini. Anzi, il vecchio "Cinghiale", che dall'alto della sua esperienza e dei 56 anni d'età rischia seriamente di diventare il più... attempato Campione di una serie di livello Mondiale.

L'abruzzese del BRC Racing Team (di Cherasco, è bene evidenziarlo) ha portato a +39 il margine in classifica su un altro che è "giovane da più tempo", ossia Yvan Muller. Entrambi corrono con l'auto che dalla fine del 2017 è stata indicata come la più forte fra le TCR omologate. Più simile ad una TC1 in miniatura, la Hyundai i30 N si è rivelata infatti la vettura da battere, ma c'è uno scoglio all'orizzonte.

Macao Meravigliao: i fantastici 7 al banco delle scommesse

Tarquini l'ha detto: Macao è una lotteria, non si possono far previsioni. Figuriamoci se poi sono in sette a giocarsi il titolo, dato che la matematica include ancora il già citato Muller, Thed Björk, Pepe Oriola, Jean-Karl Vernay, Esteban Guerrieri e Norbert Michelisz. Quest'ultimo potrebbe dare una mano a "Cinghio" dato che è il suo compagno di squadra, mentre tutti gli altri dovranno più o meno vedersela da soli.

In primi Muller perché Björk è sì il suo dirimpettaio in YMR, ma con grande voglia di bissare il titolo di un anno fa conquistato nel WTCC con la Cyan Racing, squadra nella quale tornerà dal prossimo anno con il nuovo progetto Lynk & Co. Oriola si deve arrangiare per forza visto che l'altra Cupra del Team OSCARO by Campos Racing è affidata a John Filippi, spesso andato più in... retromarcia. Vernay è l'unica Audi a giocarsi il trofeo, ma anche qui bisognerà capire se Frédéric Vervisch (che guida per la Comtoyou Racing) avrà voglia e occasione di aiutare il portacolori del Leopard Lukoil Team WRT. Infine Guerrieri, il solo pilota Honda in lizza; qui se non altro c'è il suo compagno Yann Ehrlacher in grado di andare forte, ma l'argentino deve compiere un miracolo e sperare nelle jelle altrui.

Con 87 punti in palio nell'arco del fine settimana, sul Circuito da Guia può veramente accadere di tutto fin dalle prove. Un muro preso può compromettere il prosieguo dell'intero weekend, così come l'imbuto del "Mandarin" e della "Lisboa" al via. Fra Alfa Romeo che potrebbero concedere il bis e veterani come Tarquini e Muller da osservare per il titolo, magari salterà fuori il Re di Macao, che per ora è quel Rob Huff che in carrierà ha vinto 9 volte sul tracciato asiatico e non avendo niente da perdere potrebbe "rubare" punti pesanti a tutti.

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