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Intervista

Adamo: "La mia Hyundai è evoluzione, non accetto i superficiali"

Intervista esclusiva al direttore del motorsport della Casa coreana, che dopo un anno di enorme lavoro tra WRC e Customer Racing fa un bilancio di quello che è stato, ma soprattutto di quel che potrà riservare il futuro.

Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport

Foto di: Fabien Dufour / Hyundai Motorsport

E' passato un anno da quando Hyundai Motorsport ha consegnato le chiavi del suo settore sportivo ad Andrea Adamo.

L'ingegnere piemontese era già responsabile del reparto Customer Racing legato ai clienti e ha assunto il ruolo di capo totale delle corse, con l'obiettivo di riportare l'azienda dove doveva essere, visti gli enormi investimenti compiuti e la mole di lavoro svolta ad Alzenau.

Per chi non lo conosce, Adamo è sempre stato visto a due facce: serissimo e con l'aria che spesso incute il timore del grande capo, il quale poi si lascia andare ad esultanze da ultras quando arrivano le vittorie (i salti sul tavolo dopo il successo di Thierry Neuville al Rallye Monte-Carlo WRC sono stati epocali!).

In realtà stiamo parlando di un manager che ha dovuto compiere uno sforzo immane per mettere insieme tutti i pezzi del puzzle Hyundai, lasciandosi giustamente andare alla soddisfazione dei traguardi raggiunti. E dopo 365 giorni dall'annuncio della sua posizione di vertice, Motorsport.com lo ha incontrato per una intervista esclusiva dove viene fatto bel un punto della situazione, parlando anche di quello che sarà il futuro a livello di giovani e di corse turismo, nelle quali non è tutto limpidissimo.

Dopo un anno da responsabile di Hyundai Motorsport nel quale si è dovuto dividere tra WRC e Customer Racing, qual è il suo bilancio?
"Onestamente non è che mi sono dovuto dividere in due. Semmai l'aspetto che richiede una distinzione è il WRC, dove siamo impegnati in veste ufficiale, mentre il settore clienti riguarda sia i rally che tutte le serie TCR, quindi non solo WTCR. Occorre che Hyundai Motorsport sia un punto di riferimento per tutti coloro che utilizzano le nostre auto, dobbiamo dare l'esempio e il giusto supporto. E' chiaro che non mi aspettavo di ricevere questa nomina da parte del management in Corea, quindi l'organizzazione del tutto ha previsto una mole di lavoro importante. Ho provato a fare del mio meglio e allo stesso tempo pensato a come riorganizzare l'azienda per avere più flessibilità".

Pensa di esserci riuscito bene dopo le vittorie dei Mondiali WRC Costruttori e WTCR Piloti?
"A distanza di un anno ovviamente c'è grande gioia per i titoli che abbiamo portato a casa, ma quello che mi sta dando più soddisfazione è la riorganizzazione interna, dove i due dipartimenti principali ora sono composti da persone che riescono a lavorare in modo indipendente, quindi ognuno può essere focalizzato sul suo programma, soprattutto in chiave futura, che è una cosa a cui tengo moltissimo".

Come ha impostato il suo modo di lavorare per fare sentire la fiducia di un capo, unita ad una giusta pressione?
"Un capo deve essere rispettato per il ruolo che ha e per l'esempio che porta, non perché deve essere temuto. Ovviamente chi lavora con me deve temermi se sbaglia, ma non nel senso di commettere errori. Per me lo sbaglio è essere superficiali e non fare del proprio meglio nelle cose per cui siamo pagati".

Più volte l'abbiamo vista esultare come fosse un componente della squadra, più che il loro capo...
"Ma io sono uno della squadra! La mia impostazione di base però è molto chiara: Hyundai Motorsport non è una famiglia, ma una azienda. Non ho mai creduto alle frasi fatte 'siamo una grande famiglia' e cose del genere. Quando girano e si investono così tanti soldi, a maggior ragione dico che siamo una azienda, nella quale i ruoli devono essere ben chiari, con obiettivi da raggiungere senza girarci attorno manifestando idee o sogni. Si lavora per centrarli, punto. Il mio ruolo è rendere chiaro a tutti le cose che ho appena detto e l'approccio che ho adottato è soprattutto di condivisione, per quello che si può. I motivi di certe scelte e azioni sono appunto condivisi con l'azienda, per quello al termine di ogni gara facciamo riunioni dove vediamo i filmati delle gare per tirare le somme su ogni cosa, mentre io racconto quello che facciamo per cercare di trovare le soluzioni migliori per crescere".

Da fuori sembra che lei abbia dovuto rivoluzionare un sistema che non andava bene, prima del suo arrivo...
"Nelle mie passate esperienze ho vissuto la situazione del 'noi' e 'loro', ovvero quelli belli e bravi che vanno alle gare separati da chi invece sta a casa a lavorare nel quotidiano facendosi il mazzo. Non deve essere così, dobbiamo formare un'unica cosa. A me non piace parlare di chi c'era prima di me, non credo nelle rivoluzioni. Preferisco le evoluzioni con situazioni chiare. Le cose migliori si fanno passo dopo passo, con calma e bene. C'è un detto africano molto bello che dice 'l'unico modo di mangiare un elefante è farlo fetta dopo fetta'. Quindi ho semplicemente cercato il coltello per affettare".

Nel WTCR a livello politico è stata una stagione a tratti pesante. Quanto questo fattore sta influenzando la serie?
"Credo che alla luce dei problemi che abbiamo all'alba della stagione 2020, il guaio più grosso non sia legato alla politica, ma a chi gestisce il campionato WTCR. La categoria TCR ritengo invece sia sana e positiva, quando ci sono polemiche legate al Balance of Performance significa che c'è attenzione e interesse. Il giorno che tutto ciò non accadrà, sarà un campanello d'allarme importante".

Parlando proprio di BoP, nel 2019 ci sono stati una marea di cambiamenti in corso d'opera; qualcuno ha perso la bussola secondo lei?
"Non lo so, ma sicuramente i cambiamenti sono stati un po' troppi. Semmai credo che il problema di base più grande non sia il BoP, ma l'aver accettato la presenza di un costruttore come Lynk & Co che si è iscritto in maniera decisamente diversa da quella che è la filosofia del concetto TCR. Mi aspetto che vengano presi provvedimenti dagli enti governativi per evitare che accada di nuovo in futuro. Facendo così si uccide il sistema, l'approccio sportivo e di comunicazione è stato aggressivo e sbagliato, noi non abbiamo risposto, ma se dovesse servire siamo pronti a farlo in modo chiarissimo".

Avete già parlato con FIA e WSC di tutto ciò?
"Certamente, siamo in costante contatto con loro perché credo che il regolamento sportivo del WTCR sia una somma di grossissimi errori che fatto aumentare i costi del campionato. Ho seri dubbi sulla salute di questa serie ed è per questo che ad oggi ancora non abbiamo annunciato se parteciperemo o no".

Anche altri condividono il vostro pensiero?
"Io lavoro per Hyundai Motorsport e, credetemi, ne ho già abbastanza di cose da fare! Non so cosa facciano gli altri, ma ad oggi sto valutando seriamente alternative, come ad esempio il TCR Europe, che vanta piste molto affascinanti in calendario dove Hyundai ha anche un interesse per via del mercato. Potrebbe essere una validissima alternativa".

Quanto influisce il coinvolgimento della Casa in un programma di corse clienti come dovrebbe essere il TCR?
"Nel WTCR l'appoggio della Casa c'è perché noi abbiamo i diritti di marketing, comunicazione e spazi pubblicitari. Quello che non è chiaro, e per il quale stiamo parlando con la FIA, è se loro ed Eurosport Events vogliono la presenza dei Costruttori o meno, perché di fatto non ammettono le Case come presenza ufficiale, ma i loro soldi gli fanno comodo. Credo che ci sia un conflitto di interessi che richiede una spiegazione".

L'ETCR invece coinvolgerà direttamente il costruttore; come pensa possa procedere questo progetto?
"In questo momento stiamo lavorando sulla sua evoluzione. Io sono pagato per portare dei risultati, non proclami filosofici. Il campionato, secondo me, nel 2021 sarà molto interessante. Quest'anno si sta lavorando ad alcuni eventi, ma quello che sta facendo il promoter Eurosport Events mi preoccupa molto. Stiamo organizzando molte riunioni con loro e coi colleghi di altre Case che sono interessate o impegnate, vediamo come andrà avanti".

Per Hyundai l'elettrico pare essere importante, visto anche il prodotto di serie...
"Certamente, ancora una volta l'idea di corse turismo che ha avuto Marcello Lotti sembra essere innovativa ed interessante, visto quello che c'è sul mercato dell'automobile, dove Hyundai è impegnata. Credo che l'ETCR sarà molto meglio della Formula E, là le monoposto sono tutte uguali e non si capisce molto la differenza fra i partecipanti a livello lavorativo e innovativo; qua invece ci sarà un diretto contatto col prodotto di serie. Sono molto interessato a vedere cosa succederà".

Quando parla di preoccupazione legata al promoter a cosa si riferisce di preciso?
"Il WTCR ad oggi ha costi eccessivi per quello che può realmente essere un ritorno per un marchio, si è persa la trebisonda. Con la FIA il dialogo è molto aperto per capire come rimediare. Non tocca solo a me risolvere la questione, non ho la bacchetta magica e mi piace ascoltare anche le proposte di altri. Le nostre idee sono molto chiare e le condivideremo".

Per quanto riguarda il programma giovani di Hyundai, com'è strutturato?
"E' molto semplice: ha una radice nel cercare di avere alcuni giovani promettenti ai quali Hyundai Motorsport propone un supporto economico e tecnico per raggiungere degli obiettivi e completare dei programmi sportivi che vengono di volta in volta discussi e stabiliti da noi. Non sono sotto contratto con noi, ma li seguiamo e per loro scegliamo programmi in campionati che riteniamo sufficientemente competitivi per farci comprendere se questi ragazzi hanno capacità di base o meno. Nei rally siamo particolarmente orgogliosi di quello che stiamo facendo, grazie all'ottimo lavoro di Andrew Johns e Alain Penasse; abbiamo rapporti stretti con le federazioni nazionali che hanno programmi di lancio dei propri giovani che sono molto interessanti".

Quelli del TCR verranno annunciati in base a quel che succederà nel WTCR?
"Prossimamente renderemo noti i loro nomi, ad oggi abbiamo messo sotto contratto come pilota ufficiale Luca Engstler, che a mio parere è stato l'esempio migliore di quello che un giovane supportato e seguito dall'inizio può arrivare a fare, divenendo parte della squadra".

Avete un numero chiuso per questi piloti o vi basate anche sulle regole del mercato parlando con le varie Federazioni?
"Non sono mai stato per i numeri chiusi, nemmeno a scuola! Chi si merita una possibilità è giusto che ce l'abbia".

Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport
Thierry Neuville, Hyundai Motorsport con Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport
Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport con Sébastien Loeb, Hyundai Motorsport
Thierry Neuville, Nicolas Gilsoul, Hyundai Motorsport Hyundai i20 Coupe WRC con Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport
Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport
Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport
Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport
Andreas Mikkelsen, Anders Jæger, Hyundai Motorsport Hyundai i20 Coupe WRC, Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport, Andreas Mikkelsen, Anders Jæger, Hyundai Motorsport Hyundai i20 Coupe WRC
Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport, Gabriele Tarquini
Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport
Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport
Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport
Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport
Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport
Ott Tänak, Martin Järveoja, Toyota Gazoo Racing WRT Toyota Yaris WRC con Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport
Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport
Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport
Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport
Dani Sordo, Hyundai Motorsport, Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport
Andrea Adamo, direttore di Hyundai Motorsport
Craig Breen, Hyundai Motorsport, Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport, Hyundai i20 Coupe WRC
Andrea Adamo, Team principal Hyundai Motorsport
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