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Laverty: "Devo rimanere con i piedi per terra!"

Dopo la doppietta di Monza il pilota della Yamaha rimane prudente, ma intanto sogna anche un po'...

Laverty:
Dopo la splendita doppietta ottenuta nel round di Monza del Mondiale Superbike, Eugene Laverty si candida senza dubbio ad un ruolo da protagonista per il proseguimento della stagione, a partire dal prossimo appuntamento al Miller Motorsports Park. Il pilota della Yamaha però dovrà attendere ancora una decina di giorni per tornare in sella alla sua R1 e nel frattempo ha concesso un'interessante intervista al sito ufficiale della Sbk. Eccola: Quello di Monza è stato un round speciale per te. Come ti sei sentito a fine giornata, prima di andare a dormire? "Non riuscivo a realizzare l'accaduto. So che si dice sempre così in questi casi, ma per me è andata davvero così. Sono rimasto nel Motorhome con la mia ragazza "Pippa" e qualche amico, ed insieme abbiamo guardato le gare bevendo una tazza di tè. Dopo aver rivissuto l'ultimo giro di gara ero elettrizzato. Il giorno dopo ho capito il motivo per cui tutta questa esperienza mi è apparsa così strana. Mi sono ricordato di aver sognato, giovedì notte, di vincere entrambe le gare, quindi in un certo modo avevo già vissuto questa emozione". Quante informazioni condividete tu e il tuo compagno di squadra, Marco Melandri? "Entrambi i lati del box condividono le informazioni, questo è il fattore chiave del successo in questa stagione. Abbiamo fatto grandi passi avanti nei primi round perché entrambi abbiamo dato indicazioni simili, quindi la direzione dello sviluppo è stata chiara. Possiamo anche aver avuto differenti percorsi in carriera, ma alla fin della fiera un buon pilota riesce a trovare il modo di risultare veloce sulla pista in sella ad ogni moto. Sono risultato immediatamente veloce la prima volta che ho potuto provare la R1, lo scorso anno a Magny-Cours, e lo stesso ha fatto Marco alla prima sua uscita a Valencia. Questo prova il fatto che la distanza tra le moto da strada e quelle da corsa è sempre più piccola". Senti qualche tipo di pressione, derivante dai risultati dei piloti che ti hanno preceduto in sella alla YZF-R1 ufficiale, Ben Spies (nella foto, insieme a Laverty) e Cal Crutchlow, visti i successi da loro ottenuti? "La mia situazione è differente da quella di Ben e Cal. Entrambi questi piloti hanno corso in sella a delle Superbike per diverse stagioni in campionati nazionali, quindi ci si poteva aspettare il fatto che sarebbero stati veloci sin da subito. Il team non mi ha messo alcuna pressione addosso per ben figurare in questa stagione, che viene considerata come un anno di apprendistato. Ovviamente questa prospettiva cambia dopo la fantastica doppietta di Monza, ma ci saranno momenti in cui sarà evidente che sono ancora al primo anno in Superbike. Basta guardare alla gara di Donington Park, per esempio; lì ho fatto fatica a causa della mia mancanza di esperienza nella competizione. Ho da poco completato il quarto round nel mondiale Superbike, devo quindi restare con i piedi per terra!". Il pubblico di Monza è risultato un po' "ostile" verso i piloti che sono saliti sul podio di gara 2, a causa della penalizzazione di Max Biaggi. Cosa pensi della loro reazione, pensi che la penalizzazione stessa fosse giustificata? "Si è parlato molto di questo nei giorni seguenti, ma la questione è semplice: nelle stagioni passate le regole sono rimaste inalterate per i tagli di chicane a Monza. La punizione inflitta può essere anche stata forte rispetto allo sbaglio, ma eravamo tutti al corrente della severità di questo e abbiamo fatto in modo di seguire le regole. Max non lo ha fatto e ne ha pagato le conseguenze. In gara due sono andato lungo ad una delle esse ma ho fatto in modo di rientrare correttamente in pista, e per questo motivo non ho subito penalizzazioni. A mio modo di vedere i pubblico non è stato così ostile, senza dubbio c'era tensione nell'aria tra i diversi sostenitori dei piloti italiani, ma questi mi hanno dato un caldo benvenuto sul podio, così come nel paddock subito dopo". Che cosa ti piace del tracciato di Miller, può essere paragonabile ad una delle piste europee? "La pista di Miller è molto congeniale al mio stile di guida, specialmente nei settori scorrevoli e veloci ad inizio del giro. Non c'è nessun altro tracciato nel calendario che ha una parte del tracciato simile a quella delle "Additudes"! Questo sinistra-destra-sinistra è davvero difficile ed è fondamentale essere precisi al millimetro, per non rischiare di finire con la moto sugli alti cordoli. Non potevo sperare in un tracciato migliore dopo la doppietta di Monza. Sono convinto di poter terminare a podio anche negli Stati Uniti, e spero di poter entrare, nei prossimi round, nella battaglia per il titolo".

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