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Lascorz: "E' un'ingiustizia, ma devo reagire"

Lo spagnolo, paralizzato a causa dell'incidente di Imola, torna a parlare: tra 15 giorni potrebbe andare a casa

Lascorz:
Dopo tanto silenzio, finalmente sono arrivate nuove notizie sulle condizioni di Joan Lascorz, vittima di un terribile incidente nel mese di aprile, durante i test collettivi del Mondiale Superbike di Imola, nel quale ha purtroppo perso l'uso degli arti inferiori. Il pilota spagnolo è tutt'ora ricoverato presso l'Istituto Guttmann di Barcellona, dove prosegue il suo percorso di adattamento alle nuove condizioni di vita, ma la speranza è che tra una quindicina di giorni possa fare ritorno a casa. Il quadro delle sue condizioni, dovute alla frattura della vertebra C6 per la quale era stato operato d'urgenza all'Ospedale Maggiore di Bologna, è il seguente: Joan non ha mobilità alla gambe, nella zona addominale e nelle dita. Tuttavia ha la sensibilità delle mani, inoltre è in grado di muovere la faccia, il collo, le braccia, le spalle, i gomiti e i polsi. A livello mentale poi è ancora nel pieno delle sue capacità. Nel comunicato diffuso oggi dalla Kawasaki sono presenti le prime parole rilasciate dalla sfortunato pilota spagnolo in seguito all'incidente: "Non sono sicuro se si sia trattato di sfortuna o del fatto che il tracciato di Imola non fosse adatto ad ospitare delle moto da 240 cavalli. In ogni caso, l'incidente ha senza dubbio messo la parola fine alla mia carriera in SBK, ma anche ad un ciclo della mia vita. E' una situazione molto difficile, ma devo essere forte per andare avanti. Voglio ringraziare tutti per il supporto che mi hanno dato: i piloti di SBK, quelli di MotoGp, ma anche i tifosi. Senza dimenticare Albert Llovera, Filippo Preziosi, Oscar Lanza, Isidre Esteve and Pau Bach, che mi hanno datto un aiuto inestimabile. Inoltre devo dire grazie a tutti i dottori ed infermieri che si sono presi cura di me. Da quelli della Clinica Mobile a quelli dell'Ospedale Maggiore di Bologna. Senza dimenticare poi quelli dell'Ospedale Vall d'Hebron e quelli dell'Istituto Guttmann: mi hanno tutti trattato come se fossi un re. Infine un grazie va anche alla Federazione Spagnola, ma anche a tutti i membri della mia famiglia. Una volta che sarò fuori dall'Istituto Guttmann dovrò riconsiderare profondamente la mia vita e cercare le risorse economiche necessarie a mantenermi in questa condizione. Inoltre dovrò trovare nuovi obiettivi e stimoli per continuare a godere della vita. Spesso mi capita di essere triste pensando a quanto siano cambiate velocemente le cose, tutto per colpa di quel muro. Sicuramente nella mia testa ci sono tanti pensieri, ma spesso sono anche di ottimismo riguardo al mio futuro. Non era stato facile raggiungere il livello a cui ero arrivato nelle corse ed è stato il risultato di tanti sforzi miei e di tutti coloro che lo avevano reso possibile. Penso a quando ho smesso di consegnare pizze a 18 anni per iniziare la carriera di pilota. E' una grande ingiustizia, ma è necessario affrontarla nel miglior modo possibile. Anche perchè parliamo di un infortunio che non mi terrà solo lontano dalle corse, ma che segnerà tutto il resto della mia vita. Quando i miei amici hanno realizzato gli adesivi con il numero 17, che simboleggiavano il mio recupero, non mi sarei mai aspettato di ricevere tanto sostegno. E' una cosa che mi ha dato davvero tanta forza e li ringrazio tutti di cuore. Sono stato sorpreso di vedere Rossi, Dovizioso, Crutchlow, Hayden, Pedrosa, Espargaro, Yonny Hernandez, Lorenzo che lo portavano sul loro casco e tanti team nelle categorie minori che lo hanno posto sulle carene delle loro moto. I miei amici hanno consegnato oltre 10.000 adesivi e questo comunque rimane motivo di grande orgoglio per me. In SBK penso che tutti i piloti abbiano ancora questi adesivi: Checa, Smrz, Haslam, Sykes, il mio sostituto Loris Baz, Biaggi, Rea, Melandri, Salom. Nel mio team è sui computer, sulle moto e nel box, ma anche la BMW lo ha messo sulle carene anteriori. In Supersport lo hanno Sofuoglu e Morais, inoltre tutta la famiglia Kawasaki in Stock 600 e 1000. Ringrazio poi Fujiwara ed Akira Yanagawa, che in Giappone lo portano in ogni gara sulle loro moto, ma anche tanti altri. E non voglio dimenticare i media, che hanno continuato a chiedere notizie su di me, nonostante il mio silenzio. Molti motociclisti mi hanno inviato della mail con delle foto di incoraggiamento: se non rispondo a tutti è perchè sono davvero tantissimi. E sapere che tutte queste persone non mi hanno dimenticato è importante. Grazie mille a tutti! Sono già stato invitato anche a diversi eventi, ma non me la sono sentita di presenziare: prima voglio prendere confidenza con la mia nuova situazione. Ora voglio solo un po' di tempo per rilassarmi e ricominciare a vivere la mia vita. Non rinuncerò però a quello che posso ancora fare nel mondo delle moto. Intanto grazie a tutti per ogni genere di espressione di supporto". Come potete notare, il 27enne non ha voluto parlare della dinamica dell'incidente, ma un breve chiarimento lo ha dato il team principal Guim Roda, spiegando quali sono state le conclusioni a cui sono arrivati gli uomini della Kawasaki dopo aver analizzato i dati della telemetria. "Joan ha perso il controllo della moto all'ingresso della curva a destra da quinta marcia che si affronta dopo un lungo rettilineo, con la ruota anteriore che era leggermente alzata da terra. Tornando a contatto con l'asfalto ad alta velocità, quando ha piegato la moto Joan ha perso il controllo ed è finito fuori pista" ha spiegato Roda. Ma la cosa importante è quello che dice il comunicato in seguito, ovvero che a provocare l'infortunio di Joan sarebbe stato l'impatto contro il muretto, avvenuto ad oltre 200 km/h.

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