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Intervista

Van der Mark: “Lowes ed io i migliori a capire questa Yamaha”

Alla vigilia del round di Portimao, Motorsport.com ha incontrato Michael van der Mark, che ha raccontato cosa manca alla sua Yamaha per poter avere ambizioni iridate e ha dato un sguardo al futuro suo e del mondiale Superbike.

Michael van der Mark, Pata Yamaha

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

La lunga estate del Mondiale Superbike è finita e le derivate di serie tornano in pista questo fine settimana sul circuito di Portimao, teatro del decimo appuntamento della stagione. In Algarve ritroveremo anche un Michael van der Mark guarito dall’infortunio rimediato nella seconda sessione di prove libere a Misano, che lo ha reso meno efficace in pista negli scorsi appuntamenti.

Portimao non sembra una pista particolarmente congeniale alla Yamaha, ma l’olandese arriva preparato pur sapendo che faticherà di più rispetto ad altri tracciati. Alla vigilia del round portoghese Michael van der Mark ha parlato con Motorsport.com delle proprie ambizioni e del futuro, con uno sguardo al fine settimana che sta per arrivare.

La lunga pausa estiva è stata d’aiuto per il recupero?
Non c’è mai un tempo giusto per un infortunio, soprattutto come quello che ho avuto io a Misano. Dopo siamo stati parecchio impegnati, ma siamo riusciti ad ottenere dei buoni risultati. La pausa estiva è lunga, ma per me è stata buona. Mi sono potuto riposare molto finalmente, non solo tre o quattro giorni.

Sei tornato al 100% della forma?
Ai test che abbiamo fatto qui mi sono dimenticato dell’infortunio dopo il primo run. Ma alla fine dei due giorni mi sono sentito un po’ stanco. Comunque va molto meglio di quanto mi aspettassi.

Ormai sei regolarmente sul podio, ma cosa manca per lottare per il titolo?
La moto lavora molto bene, ma su alcune pista come Laguna Seca non riusciamo a farla andare come vogliamo. Dobbiamo trovare una soluzione per avere una buona moto su ogni pista. Qui non siamo un po’ più lenti, lo siamo parecchio e non riusciamo a capire perché. Abbiamo già fatto dei passi in avanti in termini di costanza, ma dobbiamo farne altri. Non c’è una singola area, come accelerazione o altre cose. Tutto ha bisogno di essere migliorato, non è che abbiamo un solo grande problema.

Anche Alex Lowes ha i tuoi stessi problemi?
È difficile da dire, andiamo in maniera piuttosto simile. Ma non solo qui, anche a Suzuka. Abbiamo due stili di guida completamente diversi, ma è abbastanza impressionante vedere che siamo più o meno allo stesso livello. A volte sono un po’ più costante, ma magari lui è più veloce per un giro. Però alla fine siamo simili e mostriamo entrambi di poter guidare la Yamaha meglio di tutti in questo paddock.

Ma nel 2020 avrai un nuovo compagno di squadra, Lowes ha confermato che andrà via
È un po’ strano, perché Alex è terzo in campionato. Ma comunque se starà con Yamaha o in un altro team non cambierà nulla. Come detto, abbiamo un bellissimo rapporto, in un weekend di gara parliamo a malapena, ma non perché ci siamo antipatici. Semplicemente siamo compagni di squadra. Ma oltre alle gare ed a Suzuka lavoriamo insieme, ne sentirò la mancanza. Quando lavoriamo insieme siamo come migliori amici e questa cosa mi mancherà. Ogni cambiamento ha aspetti positivi e negativi. Bisognerà solo aspettare e vedere. Sicuramente abbiamo dei bei ricordi insieme.

Cosa pensi della controversia tra Toprak Razgatlioglu e Kawasaki dopo la 8 Ore di Suzuka?
Posso capirlo, perché lui era il più veloce del trio. Comprendo che sia arrabbiato. È un ragazzo giovane, gli si poteva dare l’occasione di guidare, anche per un solo stint. Lo scorso anno ha fatto un test lì e quest’anno ha disputato tutti i test, ma non l’hanno fatto correre. Non ha fatto niente di strano per tutto il weekend, anche io sarei arrabbiato al suo posto.

Pensi che lo stile di Toprak sia adatto alla Yamaha o è difficile per un pilota aggressivo come lui?
Il ragazzo è veloce e ha molto talento. Sono curioso di vedere come guiderà la moto se verrà qui. Anche io ho ancora qualche difficoltà a volte. Le persone devono continuare a dirtelo. Essere aggressivo è qualcosa che fai per anni. Cambiare non è facile, anzi. È molto complicato. Probabilmente richiede tempo, non so. Nel mio caso ci è voluto un po’ di tempo per riuscire a guidare questa moto in maniera più fluida.

Come sarà la R1 il prossimo anno?
Ci sono alcuni cambiamenti, ne ha molti ma piccoli. Non è una moto completamente nuova, principalmente è la stessa, ma alcune aree saranno diverse.

C’è qualche circuito che vorresti aggiungere nel calendario del mondiale Superbike?
Beh, mi piacerebbe correre al Mugello, ma abbiamo già due round in Italia. Mi piace correre in Asia, in Giappone per esempio non sarebbe male. Non c’è un circuito in particolare, mi basta solo il Giappone, perché amo i fan giapponesi. Anche se la pista non è fantastica vorrei andare lì solo per i fan.

Come vedi la scelta di inserire Assen ad aprile?
È difficile da dire ed un po’ capisco perché vogliano mantenere la gara ad aprile, la MotoGP è a giugno. Ma con il meteo non si può mai sapere. Non ricordo se fosse l’anno scorso o quest’anno, ma la settimana prima della gara c’erano 20 gradi. Quindi avremmo potuto anche essere fortunati. Sicuramente ci sarà sempre il rischio, ma al momento, per le condizioni climatiche, anche correre a settembre potrebbe voler dire trovare troppa pioggia per scendere in pista. Dal punto di vista del circuito, posso capire il motivo per cui vogliano tenerlo ad inizio stagione, poi ci sono grandi eventi che fanno seguito durante l’anno.

Ti piacerebbe correre a Spa in futuro?
Sono pronto! Sicuramente non è il circuito ideale, anche se non direi che è pericoloso. Ad esempio l’Eau Rouge è molto bella, ma la via di fuga non è ampia. Solo che il layout è uno dei più belli al mondo. Se la rendessero sicura, sarebbe una pista dove andremmo volentieri.  La prima volta che ho guidato una supersport è stata su quella pista. Era a livelli nazionali, ma è stato bello. Correvano anche le superbike. Non ci sono problemi, non è pericolosa, ma non è sicura in alcuni punti. Molte aree sono a posto, a parte l’Eau Rouge, dove il muro è troppo vicino.

Parliamo del tuo futuro: l’endurance è un’opzione a cui pensi?
Non ancora, perché ho faticato con la 8 Ore, quindi non so come sopravvivrei ad una 24 Ore. Ma sicuramente voglio fare la 24 Ore di Le Mans una volta nella mia vita. Anche perché mio padre l’ha vinta nel 1984. Sento che una volta dovrò farla. Ma al momento, quando penso alla 24 ore mi dico che non se ne parla! Magari dopo la mia carriera in Superbike.

Michael Van Der Mark, Pata Yamaha WorldSBK
Michael van der Mark, Pata Yamaha
Michael van der Mark, Pata Yamaha
Michael van der Mark, Pata Yamaha
Marco Melandri, GRT Yamaha WorldSBK, Michael van der Mark, Pata Yamaha
Michael van der Mark, Pata Yamaha
Michael van der Mark, Pata Yamaha
Michael van der Mark, Pata Yamaha
Michael van der Mark, Pata Yamaha
Michael van der Mark, Pata Yamaha
Michael van der Mark, Pata Yamaha
Michael van der Mark, Pata Yamaha
Michael van der Mark, Pata Yamaha
Michael van der Mark, Pata Yamaha
Michael van der Mark, Pata Yamaha
Michael van der Mark, Pata Yamaha
Michael van der Mark, Pata Yamaha
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