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SBK | Bautista e Ducati, l’amore ritrovato che ha portato al Mondiale

Alvaro Bautista ha conquistato il mondiale a Mandalika in sella alla Ducati, arrivando a compiere l’impresa che non gli è riuscita nel 2019. Tre anni fa sia il pilota sia la moto erano diversi, ma nel frattempo sono cresciuti per poi ritrovarsi e coronare insieme il sogno mondiale.

Alvaro Bautista, Aruba.it Racing Ducati, Campione del Mondo

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Sette giorni dopo l’impresa di Pecco Bagnaia in MotoGP, Ducati non ha tempo di riprendere fiato e già deve stappare un altro spumante. Alvaro Bautista ha regalato a Borgo Panigale il secondo mondiale del 2022, il primo in Superbike dopo ben undici anni. Risale infatti al 2011 l’ultimo titolo che porta la firma di Ducati, conquistato all’epoca da Carlos Checa. È ancora una volta uno spagnolo a portare la Rossa sul tetto del mondo e nelle derivate di serie è un binomio che sembra funzionare.

Tante erano le perplessità sul ritorno di Bautista in Ducati nel 2022. Dopo l’esperienza del 2019, erano in molti a non nutrire troppa fiducia nei confronti del pilota di Talavera de la Reina. Un debutto esplosivo culminato con errori e una spavalderia che gli avevano fatto perdere fiducia. Poi i due anni di calvario in Honda e infine il ritorno a Borgo Panigale. Gigi Dall’Igna credeva nel binomio, ma era in netta minoranza.

Eppure il Direttore Generale di Ducati Corse aveva ragione. Al termine del round di Mandalika ha rivelato di aver avuto da subito la sensazione che il 2022 fosse l’anno giusto, aveva visto un Bautista diverso rispetto al 2019. In effetti il dominio è stato meno impattante rispetto a quello di tre anni fa, ma si è dimostrato più costante e maturo. Se il 2019 è stato l’anno dell’illusione, il 2022 è stato l’anno della maturità, che ha portato quell’illusione a diventare un obiettivo reale.

Alvaro Bautista, Aruba.it Racing Ducati, Campione del Mondo

Alvaro Bautista, Aruba.it Racing Ducati, Campione del Mondo

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Bautista ha imparato da quella stagione d’esordio, in cui i tanti errori e una Panigale V4R ancora non perfetta lo avevano portato a scegliere di abbracciare un altro progetto. I due anni in Honda sono forse serviti anche di più dell’esperienza in Ducati. In sella alla Fireblade ha conquistato tre podi in due stagioni, sono stati più i momenti difficili che quelli di gioia e lo spagnolo si è trovato spesso a domandarsi se fosse stata la scelta giusta.

Oggi, dopo aver visto Alvaro sul tetto del mondo, lo possiamo dire. Sì, è stata la scelta giusta. Senza gli ostacoli non si impara e di questo ne è consapevole anche il neo campione del mondo, che sostiene di aver appreso molto da questi due anni complicati e avari di soddisfazione, in cui ha mandato giù tanti bocconi amari. Grazie all’esperienza in Honda, il Bautista che è tornato nel box Aruba.it Racing – Ducati era un pilota diverso.

Lo ha dimostrato sin da subito, mostrando non le 11 vittorie consecutive inanellate nel 2019, ma una gestione del campionato che lo ha portato comunque a raccogliere 14 successi, ma ad avere una costanza che tre anni fa non si era vista. È stato il pilota che meglio ha interpretato questa Ducati, cresciuta nel frattempo. Bautista e la Panigale V4R sono cresciuti insieme, parallelamente, per ritrovarsi quest’anno completi e maturi. Si sono scelti di nuovo nel momento giusto, e ognuno ha dato modo all’altro di mostrare questa crescita. Mentre Alvaro si “faceva le ossa” nelle derivate di serie in HRC, la quattro cilindri si stava trasformando nell’arma che nelle mani dello spagnolo è diventata la moto imbattibile, che ha fermato anche un Toprak Razgatlioglu in splendida forma. E ora la storia continua...

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