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SBK | Bautista campione: “Lavoro per questo titolo da quattro anni”

Lo spagnolo ha conquistato il mondiale in Superbike, riportando Ducati sul tetto del mondo dopo l’ultimo titolo di Carlos Checa nel 2011. Bautista riconosce che questo risultato è frutto di un lavoro durato quattro anni e fatto anche di momenti difficili.

Alvaro Bautista, Aruba.it Racing Ducati, campione del mondo

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Quattordici vittorie e mai un risultato peggiore del quarto posto: la stagione di Alvaro Bautista è stata quasi perfetta e il suo coronamento ideale era il titolo mondiale, arrivato al termine del round di Mandalika. Con un appuntamento di anticipo rispetto alla fine della stagione, il pilota Ducati ha conquistato il suo primo mondiale in Superbike, andando a interrompere il digiuno che durava dal 2011, quando Carlos Checa portò l’ultimo titolo a Borgo Panigale.

Non era una scommessa facile quella di Bautista e di Ducati, dopo l’esperienza del 2019. Eppure la fiducia rinnovata per questa stagione ha dimostrato che entrambe le parti avevano ragione nel voler provare ancora l’impresa: “Nel 2019 sono arrivato in questo campionato facendo la storia nel modo in cui ho iniziato, vincendo 11 gare consecutive. Ma poi è finita diversamente perché abbiamo perso molti punti facendo tanti errori. Anche tecnicamente la moto aveva meno esperienza e più problemi rispetto ad oggi. Ma ho imparato tanto. Quest’anno ho utilizzato l’esperienza dei tre anni passati e per me nel 2022 era importante non commettere errori. Questo è stato l’obiettivo principale, poi bisognava fare il meglio possibile. Penso di averne commesso solo uno a Donington quando sono caduto. La costanza è stata importante, ma lo sono anche le vittorie e ogni volta che avevo il potenziale, lottavo per vincere. Non facevo gare conservative, davo il mio meglio senza strafare”.

Un titolo mondiale però si costruisce passo dopo passo, con esperienza, errori e momenti duri. Lo ricorda Alvaro pensando agli inizi con Ducati e ai due anni in Honda: “Sono felice. Ho iniziato a lavorare per questo titolo quattro anni fa, mi sono sentito bene sulla moto per tutta la stagione. Poi ho commesso degli errori, non conoscevo le gomme, ero nuovo nella categoria. Nel 2019 c’erano ancora delle cose da migliorare, la seconda parte di stagione non è stata semplice. Poi sono passato in Honda, dove ho trascorso due anni molto difficili, perché non ho mai sentito lo stesso feeling che avevo con Ducati. Ma per me è stato positivo perché ho imparato molto, ho fatto tanta esperienza”.

Alvaro Bautista, Aruba.it Racing Ducati

Alvaro Bautista, Aruba.it Racing Ducati

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

“Ricordo che all’inizio del 2021 mi sono incontrato con Stefano Cecconi e Serafino Foti e abbiamo parlato per tornare in Ducati”, ha proseguito il campione del mondo. “Dentro di me avevo ancora qualcosa che volevo mostrare, lottare per vincere. Siamo ripartiti con lo stesso team, che è uno dei migliori in cui sia mai stato in tutta la mia carriera. Ma la moto che ho ritrovato era diversa, ricordo i test a Jerez. Nei primi giri che ho fatto ho detto ‘questa è la mia moto!’. Sono tanto felice della stagione che abbiamo fatto, la moto è stata perfetta, il team dà il massimo e Ducati ci dà un grande supporto. Questo è il risultato di tutto il lavoro che c’è dietro”.

Il debutto in Superbike nel 2019 era stato esplosivo, ma Bautista ritiene di aver imparato anche dai due anni difficili in Honda. Al ritorno in Ducati inoltre, lo spagnolo ha trovato un livello decisamente più alto e l’elevata competizione lo ha aiutato non solo a migliorare come pilota ma anche a capire di non volersi mai accontentare: “Ho imparato molto dal passato e questo mi rende felice. Il livello della categoria è più alto che mai, abbiamo battuto record in ogni gara. Più è difficile e più è speciale. Il livello della Superbike diventa sempre più alto e quindi ora è tempo di celebrare, ma anche di continuare a lavorare. Non possiamo rilassarci troppo e dobbiamo continuare a migliorare poco a poco per essere ancora competitivi. Sono contento perché mi sento più pronto che mai e voglio ancora di più. Non è mai facile essere a un livello alto e voler ancora migliorare. A 36 anni e con una carriera di MotoGP alle spalle potevo stare a casa, ma io non volevo, cercavo qualcosa di più. Volevo continuare a divertirmi in moto”.

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