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Intervista

Furia Redding: “Most è pericolosa, perché siamo qui? Ho paura!”

Scott Redding è furioso al termine del venerdì di libere a Most, pista non sicura secondo il pilota Ducati. Il britannico non ha girato in condizioni di pista bagnata, rivelando di aver provato paura e arrivando a chiedersi per quale motivo la Superbike fosse approdata su questo circuito.

Scott Redding, ArubaIt Racing - Ducati

Foto di: Alexander Trienitz

È uno Scott Redding furioso e senza filtri quello che si presenta ai microfoni della stampa al termine del venerdì di libere del round di Most. Il tracciato ceco, entrato quest’anno nel calendario del mondiale Superbike, non soddisfa minimamente gli standard di sicurezza secondo il pilota Ducati, che si scaglia senza pietà sulla mancanza di tutela verso i piloti, buttati nella fossa dei leoni e con una percentuale di rischio ben più alta della norma.

Terzo al mattino, l’alfiere Aruba.it Racing – Ducati ha deciso di non scendere in pista nella sessione pomeridiana, caratterizzata dalla pioggia. Su pista bagnata non si è sentito sicuro, riconoscendo di provare anche paura al momento di prendere la via della pista in condizioni non ideali. Redding aveva già avvertito prima del round di Most sulla pericolosità del tracciato e, dopo averci girato quest’oggi con la Panigale V4R, lo conferma e fornisce ulteriori spiegazioni.

“Non mi sbagliavo molto prima del weekend, non devo nemmeno dirlo – afferma – Secondo me le azioni parlano più delle parole. Quando vedi che, a parte Toprak, tutti i top rider non scendono in pista quando questa è bagnata, non è sicura. Non lo è sull’asciutto, figuriamoci sul bagnato. Onestamente, io ho paura. Entro in alcune curve e con le buche che ci sono penso ‘se cado qui è la fine della mia carriera’. Siamo nel mondiale, non in un campionato nazionale. Quando ho guidato una stradale qui ho girato il 36 basso, oggi in 33, molto più veloce e non sul rettilineo, in curva!”

“Approcciamo alle curve con estrema velocità e non è un’offesa, ma è uno dei posti più pericolosi. Quando ti schianti al muro ad alta velocità e la moto ti viene dietro o viceversa, non puoi fare niente e non dovrebbe essere così. Se tutto è a posto, la pista è fantastica, è divertente, ma non mi piace il rischio che comporta. Appena è arrivata la pioggia, non avevo proprio voglia di uscire, e la pista sembra avere un buon grip, quindi più velocità in curva. Ma quando cadi, finisci al muro più facilmente e più velocemente. Non è giusto”.

Prima del weekend, Redding aveva affermato che forse sarebbe stata una pista più adatta per un campionato nazionale, ma per il mondiale Most è davvero inadeguata: “Ho sentito nel paddock che per il campionato nazionale molti si lamentavano del circuito. Ma quindi perché siamo qui? Questa è la mia domanda. Noi siamo qui a rischiare la vita per voi? Mettete il casco al posto mio e andate a fare i giri voi per me. Quando vado in pista, so che rischio, lo so sempre. Ma non dobbiamo aumentarli quando non è necessario. E questo è un problema che principalmente i più anziani hanno notato. Per questo oggi i meno giovani non sono usciti. Possiamo avere un weekend in cui tutto può andare bene, possiamo avere un incidente, ma non dobbiamo essere in questa posizione”.

“Io rispetto Dorna, al cento per cento, rispetto le persone che organizzano, ma ci sono dei livelli – spiega Redding, assolutamente contrario – Tutti dicono che è insicura, immagina andare a 220 km/h, guardo il muro e penso ‘spero che oggi non sia il mio giorno’. Non è giusto proprio per niente. Noi ci proviamo, e sappiamo tutto. La sicurezza significa evitare che le cose accadano, ma qui non c’è prevenzione. Anche se metti air-fence su tutta la pista, aiuta, ma in alcuni casi non serve a nulla. Prendiamo l’incidente tra Gerloff e Toprak ad Assen e immaginiamolo qui alla Curva 12. Fuori dalla pista non sai dove andare”.

“Non sta a me parlare della Safety Commission, perché non è qualcosa di cui mi occupo normalmente, ma in una situazione come questa provo a capire cosa dicono, ma non va bene. Perché nessun pilota è stato interpellato per studiare il circuito insieme agli esperti prima di inserirlo? Io la risposta la so. Sfortunatamente siamo qui, ma siamo nella posizione di dover fare qualcosa. Con tutto il rispetto per Gregorio Lavilla, che è stato un gran pilota, ma ora vede le cose da un’altra prospettiva. Cammina per la pista e dice ‘ah, questo non è male’. Ma quando vai in moto e prendi i rischi, guardi le cose in maniera diversa. Dovremmo essere a Brno, che è all’altezza di un mondiale. Perché portiamo piloti su una pista dove nessuno ha mai girato prima? Io voglio tornare a casa sicuro e vi assicuro che la mia vita vale molto di più dello stipendio che prendo”.

“Spero che in futuro vengano investiti dei soldi per migliorare l’impianto, ma non so. So che la situazione è complicata a causa del Covid, ma alcune cose sono inaccettabili, non sto dicendo che stiano facendo un cattivo lavoro, ma forse non è il modo corretto di approcciare. Arriviamo qui e non abbiamo cordoli né niente. Non vedevo queste cose da quando correvo con le minimoto! Spero che si farà il meglio per far sì che tutti tornino a casa sicuri e che serva per il futuro. Credo che l’80% dei piloti la pensi come me, poi ci sono dei ragazzi senza cervello che pensano ‘ok, se gli altri non corrono, io lo faccio perché posso vincere. Di solito sono 15esimo o 16esimo e se corro, posso vincere’. Pensano solo a stare davanti, invece a volte decidere di non correre è la scelta giusta”, conclude Redding. 

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