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Davies scettico sul libro di Rea: “Pubblicato troppo presto”

Il pilota Ducati afferma di non aver letto il libro del suo rivale, secondo lui pubblicato troppo in anticipo. Crede che avrebbe dovuto aspettare la fine della propria carriera.

Chaz Davies, Aruba.it Racing Ducati

Chaz Davies, Aruba.it Racing Ducati

WSBK

Jonathan Rea ha pubblicato alla fine del 2018 la sua autobiografia, “Dream. Believe. Achieve” (“Sogna. Credi. Raggiungi”, “In testa” nella versione italiana). In quell’anno, il britannico aveva conquistato il suo quarto titolo mondiale e l’anno seguente avrebbe battuto altri record, diventando il pilota più vincente della storia della Superbike. Eppure in molti si chiedono per quale motivo Rea abbia deciso di pubblicare la propria autobiografia all’apice della carriera invece di aspettare la fine.

Tra questi c’è il suo rivale Chaz Davies. Il gallese è sorpreso dalla scelta di anticipare l’uscita di un lavoro così importante, ma afferma di non averlo ancora letto, pur essendo stato menzionato in alcuni passaggi: “Non l’ho letto. Ma il passato è passato, non voglio commentare ulteriormente. Mi è stato chiesto già un paio di volte se avessi letto il libro. Ho la mia opinione su di esso. Forse un giorno anche io ne scriverò uno, ma vedremo. Dipende da quante persone vorranno sapere cosa voglio dire”.  

Jonathan Rea, Chaz Davies

Keine besten Freunde: Chaz Davies und Jonathan Rea

Foto: LAT

Davies non comprende i tempi con cui è uscita questa autobiografia: “Lo capisco da un punto di vista economico. Bisogna sfruttare questi momenti. Ma non sono mai stato un fan di queste autobiografie. Il libro è stato pubblicato, ma credo che ci saranno molte altre cose da dire più in avanti”.

“Se sei ancor attivo nel tuo sport, ci saranno altre storie da raccontare. Naturalmente c’è la possibilità di pubblicare una versione aggiornata. Ma penso che bisognerebbe raccontarla correttamente e questo dovrebbe essere fatto alla fine della carriera. Questa però è solo la mia opinione. Posso capire che fosse sotto pressione, perché le persone vogliono fare i soldi. Ma una storia interessante non dovrebbe concentrarsi sull’aspetto finanziario, dovrebbe riguardare il racconto”.

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