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Intervista

Althea, Bevilacqua: "Se le regole SBK non cambiano me ne vado!"

Il proprietario del team Althea BMW Racing, che vinse in Mondiale SBK 2011 con Checa, minaccia la dipartita della sua scuderia se le attuali regole non saranno modificate con l'obiettivo di ridurre il gap tra le moto.

Genesio Bevilacqua

Genesio Bevilacqua

Jordi Torres, Althea Racing
Jordi Torres, Althea Racing, Marco Melandri, Ducati Team
Jordi Torres, Althea Racing, Marco Melandri, Ducati Team
Raffaele De Rosa, Althea Racing
Jordi Torres, Althea Racing
Jordi Torres, Althea Racing
Jordi Torres, Althea Racing
Jordi Torres, Althea Racing
Raffaele De Rosa, Althea Racing
Raffaele De Rosa, Althea Racing
Alex de Angelis, Pedercini Racing, Raffaele de Rosa, Althea Racing

Utilizzando un’equiparazione calcistica, se dovessimo paragonare Genesio Bevilacqua, proprietario del team Althea, la scelta cadrebbe facilmente sull’ex-presidente del Palermo Maurizio Zamparini. Non perché sia un mangia-piloti né tantomeno mangia-team; lo paragoniamo per il suo modo di fare un po’ istrionico e decisamene diretto, senza tanti peli sulla lingua, caratteristica che lo rende decisamente idoneo a una… intervista, soprattutto quando sono in ballo argomenti scottanti.

Tanto più se l’analisi viene da chi ha saputo vincere un mondiale con una struttura privata (Carlos Checa nel 2011) che è di diritto una delle squadre di riferimento del campionato. Bevilacqua ha preso decisamente posizione contro l’attuale situazione della SBK, che secondo lui si sta incanalando in una deriva senza ritorno se non si interviene in fretta. Con la minaccia di andarsene, se non le cose non cambieranno. Secondo il patron del team Althea il campionato deve fare un deciso passo indietro, adottando quella che è la filosofia intrinseca della storia della SBK, ovvero un campionato di moto derivate dalla serie, dando spazio ai team e non alle Case, e privilegiando lo spettacolo e non l’investimento economico.

Alla boa di metà campionato è sempre più accesa la discussione per individuare un regolamento tecnico che ridia maggiore equilibrio rispetto a quanto c’è stato fino ad ora. Qual’è la sua posizione?
“Non tragga in inganno quello che successo in gara 2 a Misano, perché è stata l’eccezione, non la norma. Oggi la SBK è scontata, la gente viene in autodromo sapendo che al 99% saranno sempre gli stessi piloti e le stesse marche a giocarsi la vittoria. Questa situazione deve finire, altrimenti è la fine”.

Dito puntato soprattutto contro Kawasaki?
“Ritengo che la Kawasaki stia facendo il suo interesse. Ha costruito un’ottima moto, ha il pilota più forte, è normale che vinca. Però penso che sia arrivato il momento di essere più lungimiranti. Questa situazione piace a qualche manager che si vanta delle vittorie per mantenere il suo stipendio ma se il giochino finisce, finisce anche per lui. Vorrei parlare con i responsabili delle Case per capire se questa situazione a loro va bene”.

Bevilacqua non risparmia una stoccata anche a Dorna: “Penso che sia il momento di mostrare un po’ di coraggio. Che senso avere un asset che sista indebolendo sempre di più? Ed è un problema che non riguarda solo la SBK ma anche la Supersport. Credo di rappresentare diverse realtà e non solo la mia. Devo rilevare che ho trovato attenzione da parte di Dorna ma non è più il tempo di chiacchiere, bisogna agire”.

Qual è la ricetta allora?
“Per prima cosa lasciatemi dire che non ritengo la centralina unica la soluzione. Può far parte di un intervento più complesso ma non deve essere visto come l’unica cosa da fare. Bisogna invece applicare un regolamento Superstock, con gomme slick e impianto frenante all’altezza, per questioni di sicurezza, e avremo un campionato che farebbe scintille. Porto un esempio: oggi le Superstock girano intorno a 2”/2”5 più lente delle Superbike. Mettiamo Rea sulla moto di Razgatlioglu, pensate che non possa girare almeno 1” più forte? Avremo delle prestazioni vicine però molto più spettacolo, con tante moto che potrebbero vincere come già succede ora nella SST 1000. Inoltre si darebbe maggiore importanza al pilota che, con valori tecnici più livellati, potrebbe davvero fare la differenza”.

Anche perché, con un regolamento Superstock, si abbassano i costi e ci sarebbe la possibilità anche per i team con meno budget di offrire uno stipendio importante ad un top rider.
“Dobbiamo tornare a pensare che la SBK deve essere il campionato dei team e non delle Case, non c’è spazio per due manifestazioni di alto livello. Oggi un pilota come Rea come fa ad essere interessato a correre con Althea? Domani lo potrebbe essere, visto che se la potrebbe giocare. Se ho la possibilità di spendere di più per un pilota poi forse anche uno sponsor potrebbe essere più interessato. E con maggior competitività è più facile avere esposizione televisiva”. Preferisco spendere per un pilota che non per una carena in carbonio… Dico di più. Adottando un regolamento Superstock, quindi livellando i valori, si arriverebbe a migliorare la griglia con tutti piloti di buon livello, aggiungendo ai 10/12 già di riferimento, i miglior 6/8 della SST”.

Detto così, questo porterebbe all’eliminazione della SST 1000.
“E non solo. Anche la Supersport dovrebbe adottare un regolamento superstock, diventando una sorte do Moto2 delle derivate di serie, mantenendo la Supersport 300 come categoria entry level”.

Si rischia di impoverire però il campionato, che vive molto sulla presenza del pubblico, oltretutto considerando che le gare SBK si svolgono in diverse giornate.
“La mia proposta è di dare spazio ai campionati monomarca. Io credo che su questo aspetto le Case possano essere interessate, cambiando ogni anno. Lo ripeto, bisogna tornare a mettere al centro lo spettacolo e non lo sviluppo tecnologico. Aggiungo questo: cosa serve spendere oltre 3 milioni di euro, come facciamo noi, se il campionato fa acqua da tutte le parti? Se si continua così vado da Dorna, consegno le chiavi e vado a fare altro”.

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