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Sébastien Loeb: "Non mi ritiro, cambio solo direzione"

Intervista al nove volte campione del mondo alla vigila del Rally di Sardegna

Sébastien Loeb:
Mitterrand si definiva "la force tranquille". Sébastien Loeb è un po' come l'ex presidente francese: forte, fortissimo come nessun altro, eppure è sempre rilassato e allo stesso tempo concentrato, nonostante il nono titolo già in tasca . Lo abbiamo incontrato al Rally di Sardegna poco dopo le qualifiche e con lui abbiamo parlato del suo passato e del suo immediato futuro. Quale eredità lasci al mondo dei rally? "Uhm, bella domanda. Beh... vediamo: penso di lasciare come uno che ha fatto la storia degli ultimi dieci anni dei rally. Abbiamo vinto tutti i campionati, 75 vittorie, un gran palmarés, tanti record... Ecco, spero soprattutto di aver dato un'immagine positiva di questo sport". I più critici dicono che nella tua carriera non hai mai avuto una concorrenza forte "Se in una discussione c'è qualcuno che sostiene che in ben dieci anni di Campionato del Mondo non ci siano stati piloti forti, beh allora bisognerebbe... chiudere tutto. Nel WRC non esistono piloti che vi sono arrivati per caso, ci sono piloti che hanno saputo arrivare ad un livello così alto. Se in dieci anni veramente non avessi avuto avversari, allora i rally sarebbero finiti da un pezzo..." Non farai mica come Schumacher... "Decidere di fermarsi dopo aver raggiunto questi risultati non è facile. Volevo farlo l'anno scorso e ho lasciato perdere, ma un giorno mi sono detto che avrei dovuto prendere una decisione una volta per tutte e l'ho fatto. Per me comunque non è un ritiro, piuttosto un cambiamento di direzione. Di sicuro non penso per nulla, almeno per il momento, a smettere di correre. La mia rispetto a quella di Schumacher è una situazione molto differente, così come è differente l'approccio ai rally rispetto a quello alla Formula 1". Hai mai avuto voglia di cambiare marchio? "Cambiare marca no. Certo, si parlò nel 2006 di un mio passaggio a Ford, ma non ho mai avuto delle vere ragioni per farlo perché Citroen mi ha sempre dato tutto quello che mi è servito per vincere. Tant'é vero che abbiamo vinto l'anno successivo". Arrivano Volkswagen e Hyundai, se ne vanno Ford e Mini. Come vedi la situazione nel WRC? "I costi sono uno dei problemi maggiori da affrontare ed è su questa variabile che si decide tutto. Questi sono tempi difficili per i costruttori e la redditività, anche quella che proviene della presenza sui media, non è abbastanza secondo me. Questa è anche una delle ragioni per la quale i marchi impegnati oggi nel WRC non sono molti". Qualche tempo fa avevi ben impressionato nei test di Formula 1? Perché non sei andato avanti? "Vuoi dire perché mi sono fermato prima di iniziare? (ride, ndr). Ma io quelle prove le ho fatte così, tanto per provare. Visto che avevo vinto il campionato mi avevano detto 'Ok, se la cosa ti diverte vai pure'. Ho provato ed è andata abbastanza bene, ma non mi sono sorpreso di me stesso come si sono sorpresi gli altri. Comunque non c'è mai stato un progetto concreto". Hai certamente seguito la vicenda di Robert Kubica. A che punto siamo oggi in termini di sicurezza nei rally? "I rally non sono mai stati perfetti. Ci sono degli ostacoli, degli alberi, cose così, che però fanno parte del gioco. La sicurezza assoluta non c'è mai stata e credo che non ci sarà mai. Però che è sempre giusto fare qualcosa in questo senso, come organizzare bene le prove speciali, piazzare delle protezioni dove serve. Però se sei sfortunato, c'è poco da fare..." Come vivi questo Rally di Sardegna dopo aver vinto il nono titolo? "Certamente lo viviamo con una pressione molto minore rispetto al solito, perché non ci giochiamo più nulla. Cercheremo comunque di fare un bel risultato e di attaccare".

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