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Analisi

WRC 2019: Tanak spodesta Ogier. Hyundai, con Adamo è subito iride

Il 2019 è stato un anno di grandi cambiamenti e grosse sorprese nel WRC. Motorsport.com analizza la stagione che ha portato agli iridi Ott Tanak tra i piloti e Hyundai tra i Costruttori.

Ott Tänak, Toyota Gazoo Racing, Sébastien Ogier, Citroën World Rally Team

Ott Tänak, Toyota Gazoo Racing, Sébastien Ogier, Citroën World Rally Team

Toyota Racing

Il WRC 2019 ha proposto un cambio radicale. Niente più Sébastien Ogier e già finita l'era di Toyota nel Costruttori. Ott Tanak e Hyundai Motorsport sono stati incoronati campioni del mondo al termine di una delle stagioni più belle degli ultimi anni. L'estone è stato praticamente imprendibile per tutto l'anno, mentre Hyundai ha rasentato la perfezione grazie al giusto compromesso tra prestazioni, affidabilità e gestione della squadra.

Ma negli ultimi 12 mesi non c'è stato solo questo. C'è stato tanto, tanto altro. Andiamo ad analizzare il 2019 dei 4 team ufficiali che si sono dati battaglia per i titoli, così come i loro piloti e le vetture in questa analisi di fine stagione.

Toyota Gazoo Racing
(2° nel Mondiale Costruttori)

 

Chiamata a riconfermare il titolo Mondiale Costruttori vinto con merito nel 2018, Il team diretto da Tommi Makinen ha vissuto una stagione a due facce, quasi fosse uno dei celeberrimi “villains” contro cui si è dovuto battere Batman. 6 vittorie su 13 gare per la squadra giapponese, più di tutti gli avversari. Hyundai ha vinto 4 gare, Citroen 3. Piccolo problema: i 6 successi sono arrivati tutti grazie a Ott Tanak. L'estone ha vinto il titolo Mondiale Piloti, per poi lasciare il team e firmare con Hyundai Motorsport per il 2020. In Toyota il titolo è stato festeggiato a denti stretti e sorrisi di plastica, già sapendo di aver perso la propria punta di diamante e il titolo Costruttori, finito anche questo nelle mani della Hyundai. Toyota non è stata aiutata da quelli considerati come secondo e terzo pilota, ossia Jari-Matti Latvala e Kris Meeke. Il primo è andato incontro alla peggior stagione da quando corre nel WRC, il secondo si è confermato veloce ma poco costante, dunque una scommessa persa. Il risultato finale ha premiato il talento di Tanak, la competitività della Yaris, ma ha sottolineato le scelte sbagliate fatte alla fine del 2018.

Vettura (6 vittorie stagionali)

Poche evoluzioni visibili. Anzi, quasi nessuna. Ma la Toyota Yaris si è confermata per tutta la stagione come la vettura da battere. Non si tratta più della Yaris veloce solo su terreni simili a quelli finlandesi, ossia dov'è stata sviluppata nel corso del 2016. Questa è una vettura completa. Punto di riferimento in quasi tutte le condizioni per aerodinamica e prestazioni del motore. Le 6 vittorie ottenute nel 2019 spiegano quanto affermato poco sopra, anche se continua ad avere un tallone d'Achille che ha portato Toyota a perdere Ott Tanak, ossia l'affidabilità. Rimane negli occhi quanto accaduto al Rally Italia Sardegna nel corso della Power Stage. L'estone era lanciato verso l'ennesimo successo di stagione, ma un guasto allo sterzo gli ha fatto perdere la vittoria, finita poi nelle mani di Daniel Sordo. Gli ingegneri di Toyota Gazoo Racing dovranno lavorare su questo aspetto, perché dovranno fornire un mezzo adeguato a un pilota del calibro di Sébastien Ogier, arrivato per prendere il posto di Tanak.

Piloti

Ott Tanak (6 vittorie, Campione del Mondo)

Straordinario. Non esistono altri aggettivi possibili per sottolineare una stagione al limite della perfezione. Errori grossolani o di elevata entità: zero. Unico ritiro per un problema d'affidabilità della sua Yaris avvenuto in Turchia. 6 vittorie (Svezia, Cile, Portogallo, Finlandia, Germania e Galles), 9 podi, 263 punti raccolti in 13 gare. Un raro esempio di uomo, uno sportivo, incarnatosi in macchina implacabile. Tanto da convincere Hyundai a scommettere forte su di lui per il 2020 creando un team senza precedenti, almeno negli ultimi 10 anni. Tanak è stato l'arma in più di Toyota, in una stagione in cui all'interno del team giapponese sono sorti più malumori che, forse, hanno avuto un peso specifico non indifferente nella rincorsa al Mondiale Costruttori. Per Tanak, però, è stato l'anno magico. Quello in cui è stato capace di porre fine a un dominio Sébastien-francese che durava da 15 anni.

Jari-Matti Latvala (7° posto)

Chiamato a spalleggiare Tanak e aiutare il team a confermarsi iridato Costruttori, il finlandese è invece incappato nella peggior stagione da quando corre nel WRC. Nessuna vittoria (l'ultima in Australia nel 2018), tanti errori nella fase centrale del Mondiale che lo hanno portato a finire la stagione con appena 93 punti, terzo pilota Toyota con appena 2 podi a referto. Il risultato è stato inevitabile: mancata riconferma per il 2020 in favore di Elfyn Evans, pilota più giovane e interessante, ma il suo futuro sarà ancora legato in qualche modo al team giapponese. Correrà infatti 5 corse al volante di una Toyota Yaris WRC privata, marchiata probabilmente Tommi Makinen Racing. Un brodino, per un pilota del suo calibro, che però – va detto – ha dovuto fare i conti con problemi extra WRC con l'ormai ex fidanzata che lo hanno comprensibilmente distratto e debilitato mentalmente.

Kris Meeke (6° posto)

Arrivato per prendere il posto di Esapekka Lappi come grande scommessa, non ha affatto convinto e, come prevedibile, è stato scaricato. Meeke era stato preso da Toyota per completare una squadra, almeno sulla carta, forse anche più forte di quella 2018. Purtroppo per il team di Makinen, tramutare in realtà ciò che si verga sulla carta è a dir poco complicato. Meeke ha conquistato solo un podio, 98 punti complessivi, e una collezione di errori che ha convinto Makinen a ritenere persa la sua scommessa. Un azzardo, più che una scommessa. Kris, oltre a regalare i soliti errori, non ha fornito nemmeno quelle giornate superlative con cui ha regalato sorrisi a Citroen prima dell'arrivo di Ogier. Ora potrà dedicarsi a ricaricare le pile e dedicarsi a nuovi progetti, ma al ritiro proprio non pensa. Nonostante i 40 anni, nonostante abbia dato l'idea di essere un pilota fatto e finito, senza margini di crescita o di cambiamento.

Hyundai Motorsport
(Campione del Mondo Costruttori)

 

La rivoluzione ha dato i suoi frutti. Come si può parlare di rivoluzione quando, in fin dei conti, a cambiare è stato solo un elemento? Facile, se l'elemento nuovo è il capo, il vertice che ridisegna non tanto il team, quanto il modo di pensare e agire di un'intera squadra. E' come il passaggio da un direttore a un altro per una redazione che ha tutto per sfondare, ma ha bisogno della giusta guida. Andrea Adamo è arrivato ai vertici di Hyundai Motorsport WRC e l'ha portata subito a vincere il titolo Mondiale Costruttori. Era l'obiettivo di inizio stagione ed è stato colto con successo, grazie a una gestione molto vicina alla perfezione nella rotazione degli equipaggi (ben 5 sua disposizione) e a un miglioramento costante delle i20 Coupé WRC. Il titolo piloti è sfuggito non certo per tanti punti, con Neuville che ha collezionato l'ennesimo secondo posto della carriera nel Mondiale, ma per rimediare e guardare al 2020 con ancora più ambizioni è stato ingaggiato il neo campione del mondo Ott Tanak, completando una squadra stellare.

Vettura (4 vittorie stagionali)

La Hyundai i20 Coupé WRC non è stata la miglior vettura del WRC 2019 dal punto di vista delle prestazioni, ma ha spiccato per affidabilità (sia chiaro, sempre migliorabile) e per un buon adattamento a tutti i tipi di percorso delle 13 gare disputate. Non è un caso che abbia vinto 4 gare, diventando così la seconda vettura più vincente della stagione dopo la Toyota Yaris. In più è stata oggetto di un'importante evoluzione aerodinamica all'anteriore, che ne ha migliorato gudabilità e prestazioni. Peccato sia arrivata nella parte finale dell'anno. Avrebbe certamente aiutato Neuville a rimanere in lizza per l'iride Piloti sino alla fine. Il bilancio finale, però, è comunque positivo e il team, in vista di Monte-Carlo 2020, ha già iniziato a provare qualche novità interessante.

Piloti

Thierry Neuville (3 vittorie, 2° nel Mondiale)

Secondo, ancora una volta. Il belga sembra avere addosso una maledizione che lo porta a sfiorare il titolo tutti gli anni, per poi beffarlo proprio sul più bello e incatenarlo a quel ruolo di “vice” che non gli rende giustizia. Quest'anno un solo, grande errore. Quello in Cile, che è diventato l'incidente più spettacolare e brutale della stagione. Da quel momento Thierry ha perso la leadership del Mondiale e solo nella parte conclusiva è riuscito a tornare incisivo. Ma nemmeno quest'anno non è bastato. Nella sua stagione va però registrata una continuità e una maturità che sembra crescere di anno in anno, pur avendo già raggiunto i 31 anni (mantenendo, per altro, un volto da eterno ragazzo). E' comunque lui il miglior pilota Hyundai 2019 con 3 vittorie all'attivo, 7 podi e 9 arrivi in Top 5. Sarà il 2020 l'anno buono?

Andreas Mikkelsen (4° nel Mondiale)

Da lui ci si attendeva il definitivo salto di qualità al volante di una macchina, la Hyundai i20 Coupé WRC, che non ha mai digerito sino in fondo. Invece, questo non è arrivato. O meglio, Andreas è riuscito a estrapolare il meglio della vettura e, di conseguenza, una guida all'altezza solo in pochi frangenti. Per lui nessuna vittoria, 3 podi che fanno da contraltare a 2 ritiri nelle prime 3 gare della stagione. Proprio queste hanno convinto i vertici del team a sostituirlo al Tour de Corse, al Rally del Portogallo e al Rally di Catalogna, mentre a inizio anno era accreditato come uno dei due piloti che avrebbe svolto per intero la stagione 2019. Il titolo Costruttori è arrivato anche grazie a lui, sia chiaro. Nella seconda parte dell'anno Andreas è riuscito a elevare il suo rendimento. Ma questo non ha convinto Hyundai a dargli fiducia per il 2020. Quantomeno non da pilota titolare.

Daniel Sordo (1 vittoria, 8° nel Mondiale)

Senza dubbio uno dei piloti meno celebrati degli ultimi anni ma uno dei più concreti, affidabili e veloci del WRC. Dani è diventato il pilota che tutti i team principal vorrebbero grazie a una maturità e a una velocità non comuni. E' solido in gara, è stato capace di mettere davanti a sé le priorità del team, ha vinto una gara – al Rally Italia Sardegna – tornando al successo dopo anni di digiuno non solo per “merito” di un guasto sulla Toyota Yaris WRC di Tanak, ma anche per il suo essere al posto giusto al momento giusto. Assieme a Neuville, Sordo è stato il grande artefice del Mondiale Costruttori di Hyundai. La Casa coreana lo sapeva bene, tanto da confermarlo anche per la prossima stagione nella rotazione con Sébastien Loeb. Per Sordo è stata la miglior stagione della carriera e ora sembra in grande fiducia. Un pilota ritrovato, che ha capito il suo ruolo e lo svolge alla perfezione. Il secondo-terzo pilota che tutti vorrebbero avere.

Sébastien Loeb (11° nel Mondiale)

Nella sua prima stagione al volante di una Hyundai i20 Coupé WRC il 9 volte campione del mondo ha eseguito perfettamente il ruolo di gregario. Pensare che un pilota del suo calibro possa aver avuto un ruolo del genere sembra un'eresia, ma gli anni passano per tutti. Anche per sua maestà Loeb, il quale è però riuscito a centrare il quarto posto all'esordio avvenuto a Monte-Carlo e a ripetere lo stesso risultato al Rally di Catalogna, nell'ultima prova della stagione. La ciliegina sulla torta è arrivata con il terzo posto ottenuto al Rally del Cile, primo e sino a ora unico podio da quando indossa i colori Hyundai. Il suo apporto, così come quello di Sordo, è stato fondamentale per il titolo iridato Costruttori, per questo (ma anche per altri motivi) è stato confermato dal team anche per la prossima stagione con lo stesso ruolo avuto nel 2019.

Craig Breen (14° nel Mondiale)

Il nord-irlandese sembrava destinato a rimanere fuori dai giochi nel 2019, invece è arrivata la chiamata di Hyundai per il Rally di Finlandia. Craig, in quel fine settimana, è stato perfetto. Ha corso con ottimi tempi e ha lasciato strada a Neuville, quando il belga era ancora in lotta per il titolo iridato Piloti. Ha avuto una seconda occasione, al Rally del Galles – Gran Bretagna, ma in quel caso ha commesso un errore nella seconda giornata che ha compromesso un altro buon risultato. Avrebbe dovuto correre su una i20 ufficiale anche in Australia, ma la gara è stata cancellata per i tragici roghi che per settimane hanno messo in ginocchio il paese. Ora Craig è senza contratto e si sta muovendo per trovare un sedile che potrebbe essere sempre Hyundai, ma non nel team ufficiale.

Citroen Racing
(3° nel Mondiale Costruttori)

 

Alla vigilia della stagione il team di Satory ha compiuto un capolavoro. E un errore imperdonabile. Partiamo dal primo punto: riportare Sébastien Ogier all'ovile è stata una grande manovra. Pierre Budar è riuscito in quello che i suoi predecessori – si intenda Yves Matton – avevano fallito. Questo è risultato un punto di partenza eccellente, un segnale forte agli avversari. Una sottolineatura prepotente d'intenti nell'anno del centenario di Citroen. Peccato poi che le mosse che possono essere considerate di livello siano terminate qui. Oltre a Ogier e all'arrivo di Esapekka Lappi dalla Toyota, Citroen non ha schierato una terza vettura come invece hanno fatto sin dall'inizio Hyundai e Toyota. Questo ha compromesso da subito la rincorsa al titolo Costruttori di una Casa gloriosa come Citroen. Un peccato capitale, perché nell'anno del centenario la scelta dei vertici di PSA Motorsport è risultata ben più di una stonatura: un vero e proprio autogol. Tutto è dipeso da Ogier, che ha lottato con i denti, ha vinto 3 gare, ha fatto podi e gare incredibili per il materiale a sua disposizione. Ma non è bastato. Il team non ha saputo dare al francese e a Lappi le novità richieste e la C3 è rimasta plafonata. Ogier ha potuto provare la nuova aerodinamica solo a fine anno, in vista del 2020. Ma Citroen Racing ha ceduto ai nuovi obiettivi di PSA Motorsport, vedendosi cancellare immediatamente il programma rally, uscendo dal WRC con effetto immediato. Nota di demerito: il comunicato con cui Citroen Racing ha annunciato il ritiro dal Mondiale Rally, addossando tutte le colpe a Ogier. Una caduta di stile per una Casa così importante, che ha fatto la storia recente del WRC.

Vettura (3 vittorie stagionali)

La C3 WRC dotata di nuova aerodinamica ha davvero dato l'impressione di una vettura che ha svoltato, completamente diversa nelle forme, più aggressiva e raffinata nell'aerodinamica. Peccato che abbia esordito nei test pre-Rally di Catalogna per essere verificata in vista del WRC 2020. Come tutti sappiamo, Citroen si è ritirata. Dunque potremmo vedere le C3 aggiornate solo se un team privato deciderà di acquistarle e schierarle. I due piloti ufficiali hanno atteso tante gare per poter usufruire delle prime modifiche della stagione: una diversa geometria delle sospensioni che avrebbe dovuto permettere diversi assetti, in modo tale da diminuire il sottosterzo di cui soffriva la vettura. Ma questa si è rivelata una coperta corta. Un progetto nato male e continuato singhiozzante nonostante i buoni interventi fatti nel corso degli ultimi 3 anni.

Piloti

Sébastien Ogier (3 vittorie, 3° nel Mondiale)

Il re, il tiranno moderno del WRC, è stato detronizzato. Basterebbe questo assunto per descrivere la stagione del pilota rally più forte degli ultimi 10 anni. Invece è bene entrare più in profondità del suo 2019 partendo dall'inizio, ovvero dalla scelta – legittima – di lasciare M-Sport Ford per tornare in un team ufficiale. E la scelta è ricaduta sull'unico che poteva offrirgli un sedile: Citroen Racing. Séb è tornato a Satory con l'aura del pilota che risolve i problemi. E, almeno in parte, è vero. In stagione ha vinto tre gare e solo in Sardegna ha commesso una serie d'errori non consueta per un campione come lui. Il terzo posto finale, però, rispecchia bene quanto accaduto in stagione: pochi aggiornamenti per una vettura difficile come la C3, attacchi pesantissimi via social da parte della moglie nei confronti del team (ricordate “Shitroen”?) che hanno destabilizzato l'ambiente, capitali PSA da spostare al WEC in vista del 2022 sono stati i cardini di un progetto fallito. Non è un caso che, per la prima volta dopo 7 anni, Ogier abbia perso un titolo iridato. L'epilogo, ossia l'addio, è stato un finale quasi più scontato di quelli proposti da commedie di basso livello.

Esapekka Lappi (10° nel Mondiale)

Arrivato in Citroen con grandi aspettative dopo una stagione e mezza da titolare con Toyota, il finlandese sperava di poter imparare qualcosa da Ogier ed essere il futuro del team. Era alla ricerca di una squadra che puntasse su di lui nel breve termine e sembrava averla trovata, invece questa si è trasformata nella peggior scelta possibile. Esapekka ha faticato per tutta la stagione a trovare la giusta confidenza con la C3, troppo sottosterzante per il suo stile di guida e, soprattutto, una vettura molto diversa dalla Yaris, con meno carico aerodinamico, meno potenza e coppia a basso regime. Questo lo ha portato spesso ad andare oltre il consentito e a fare errori che lo hanno messo fuori causa. L'acuto al Rally di Svezia non è stato seguito da altri risultati apprezzabili, se non in modo sporadico. Alla fine, convinto di trovare l'oro a Satory, si è trovato con un pugno di mosche in mano e una carriera da ricostruire.

M-Sport Ford
(4° nel Mondiale Costruttori)

 

Il team di Cockermouth è passato dal vincere 3 titoli su 4 in 2 anni a non vincere nemmeno una gara nel 2019. Ma era prevedibile. La spending review – termine che in questi ultimi anni va molto di moda anche se non soprattutto in politica – ha colpito anche la squadra di Malcolm Wilson e ora diretta da Richard Millener. Le due stagioni con Ogier si sono rivelate piene di successi, ma altrettanto dispendiose dal punto di vista economico. Questo ha costretto il team a ridimensionarsi materialmente e, inevitabilmente, anche dal punto di vista degli investimenti. Sono stati scelti piloti buoni, ma non di prima fascia come Elfyn Evans e Teemu Suninen. In prospettiva futura, dunque continuare a farli crescere per avere poi piloti forti nel prossimo futuro. Invece Evans se n'è andato in Toyota a fine anno, mentre Suninen è stato confermato dopo un'ottima seconda parte di stagione. E' chiaro che si tratta di una struttura competente, sebbene non abbia i mezzi economici dei diretti rivali. Come al solito la finta presenza di Ford è la chiave della stagione di M-Sport. Povera di risultati, ma, a conti fatti, positiva date le premesse di inizio stagione.

Vettura (0 vittorie stagionali)

La Ford Fiesta WRC Plus è l'unica vettura a non aver vinto gare nella stagione 2019 del Mondiale Rally, eppure ha sempre dato l'impressione di avere un grande potenziale su tutti i fondi in cui è stata chiamata a competere. Frenata a volte da errori dei piloti, altre volte per guasti o sfortune, la Fiesta non è stata oggetto di aggiornamenti frequenti e di grande rilevanza dal punto di vista tecnico e aerodinamico. Ma rimane comunque l'impressione che se uno dei tre top driver del WRC l'avesse tra le mani, avrebbe potuto dire la sua. Forse non più per il titolo, ma per vincere più di una gara quasi certamente.

Piloti

Elfyn Evans (5° nel Mondiale)

Elfyn era chiamato a raccogliere l'eredità di Ogier, ma quasi tutti sul pianeta terra sarebbero risultati inadeguati. Lui ha fatto una buona stagione, giudicata ottima da Toyota, tanto da convincere i vertici del team a metterlo sotto contratto per le prossime due stagioni. Il nord-irlandese ha anche saltato alcune gare per un infortunio alla schiena subito al Rally d'Estonia, gara patrocinata dal WRC e di preparazione per il Rally di Finlandia. Nelle gare disputate, Elfyn ha dimostrato di aver compiuto un passo avanti considerevole rispetto alle ultime stagioni. La Toyota è il suo premio per essere riuscito a scalare un gradino. Ora, però, lo aspetta la salita più impervia e dovrà attaccarla come il Pantani del 98/99 per arrivare al traguardo da vincitore.

Teemu Suninen (9° nel Mondiale)

La sua è stata una stagione a 2 facce. La prima parte a dir poco deludente, quasi avesse perso la sfrontatezza che gli ha permesso di essere riconosciuto come uno dei talenti più brillanti degli ultimi anni arrivati nel WRC. Poi, con l'approdo di Jarmo Lehtinen al suo fianco come nuovo navigatore, Suninen ha letteralmente cambiato passo. E' rimasto molto competitivo sullo sterrato, ma è diventato più concreto. L'aspetto che più ha stupito è stata la crescita fatta su asfalto, avvenuta da una gara all'altra. Ha evidentemente preso coscienza dei suoi mezzi e i risultati – almeno quelli cronometrici – si sono visti. Il 2020 sarà un altro anno importante per la sua crescita, ma la strada imboccata sembra proprio essere quella giusta.

Gus Greensmith (15° nel Mondiale)

Tanta la curiosità sul britannico ex portiere delle giovanili del Manchester City, grande quanto la sua inesperienza. Eppure, non essere riuscito a portare a casa piazzamenti degni di nota, non ha impedito cogliere sprazzi di talento che, certo, andrà affinato di anno in anno. Ma il ragazzo sembra avere un futuro nel WRC. Non è un caso che M-Sport gli abbia offerto chance importanti. Dovrà imparare a capire il limite della vettura e quello della sua guida, ma sembra che il Gran Bretagna possa guardare al futuro con fiducia proprio grazie a lui.

Pontus Tidemand (13° nel Mondiale)

Dal campione del mondo WRC2 2017 non ci si aspettava troppo e i risultati sono stati modesti. Nelle gare che ha disputato (Monte-Carlo, Svezia, Turchia e Galles) non ha affatto brillato. E' arrivato a punti, ma più attraverso le sfortune altrui che per il suo passo gara. A 29 anni difficilmente riuscirà a fare molto meglio del livello raggiunto in questi anni. E' un ottimo pilota WRC2 e per le vetture R5. Forse, le WRC Plus, sono a un livello superiore alle sue (pur buone) capacità.

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