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Memorial Bettega, Block: "Il secondo posto mi va bene"

Lo strapagato americano è arrivato in finale con Kubica: Ken lascia l'Italia rinfrancato dopo Monza

Memorial Bettega, Block:

Era la star americana. Lo specialista della Gymkhana. L'eroe di Youtube con 69 milioni di visualizzazione delle sue incredibili performance. Ken Block ha recitato la sua parte fino alla fine arrivando a contendere la finale del Memorial Bettega con l'imprendibile Robert Kubica. Rispetto alla prima giornata, nella quale ha fatto fatica a reggere il ritmo degli altri top, ha cambiato il suo passo, rivelandosi molto più veloce e concreto.

Lo strapagato Ken ha "santificato" la domenica con una prestazione degna del suo nome:
"Volevo vincere, ma alla fine il posto d'onore in finale dietro a Robert Kubica mi sta più che bene. L'esperienza del Motor Show mi è piaciuta molto: sono contento di essere venuto al Memorial Bettega e di aver scoperto Bologna e un pubblico sempre molto presente, che mi ha fatto sentire il proprio calore sin dai primi momenti. E' stata una splendida manifestazione”.

C'è chi lo considera solo un performer e criticamente ha lasciato intendere che, come a Valentino Rossi al Monza Rally Show, per la seconda e decisiva giornata gli sia stata aperta la flangia di aspirazione del motore sulla sua Ford M-Sport, proprio come sarebbe successo al "Dottore" in Brianza.

Chiacchiere che non hanno trovato  conferme e che Robert Kubica ha spento subito vincendo senza se e senza ma, firmando anche il giro più veloce con sua Fiesta RS WRC privata dell'A Style Team.

Ken Block lascia un ricordo positivo al pubblico italiano dopo la cocente delusione di Monza: il tracciato del Memorial Bettega era certamente quello che più si avvicinava a valorizzare le sue capacità di guida da autentico funabolo. E' bastato dare uno sguardo fuori dal paddock dell'Area 48 dove moltissimi giovani (e non solo, perché c'erano anche diverse signore!) hanno aspettato a lungo nella speranza di incontrare il pilota americano per un autografo sul poster che avevano in mano.

Foto: Gianni Mazzotta

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