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Tutti i retroscena della Volkswagen nel mondiale 2013

Luca De Meo, responsabile marketing, ci racconta perché è nato il programma con la Polo

La Vw ha scelto. Entra nel mondiale rally con la Polo dal 2013 per sfidare Citroën, Mini e Ford. L'ufficializzazione c'è stata in occasione del Rally di Sardegna, prova italiana della serie iridata. La decisione della Casa tedesca ha anche una matrice italiana. Luca De Meo, milanese di 44 anni, è il responsabile marketing della divisione auto del Gruppo Volkswagen, dove è approdato a metà 2009 dopo aver lasciato la Fiat. Manager dinamico, attento a captare il nuovo che lo circonda, De Meo è considerato non a torto fra i promotori dell'ingresso della Casa tedesca nel mondiale rally. Può essere interessante, quindi, andare a scoprire quali sono state le motivazioni che hanno spinto Vw a investire in questa categoria delle corse. Tutti gli indizi dicono che l'idea del WRC è sua... “No, non è vero. Io sono solo una parte del sistema. Tutti sanno che io sono un appassionato di motorsport e che sono vicino al mondo dei rally, però è chiaro che in un progetto così chi tira sono comunque i responsabili del motorsport e della parte tecnica. Noi comunque siamo stati favorevoli fin dall'inizio e siamo disponibili a dare il nostro aiuto in questo progetto che comincia adesso, nella speranza di riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati. Da un punto di vista commerciale penso che ci siano almeno quattro ragioni per pensare che l'ingresso nel mondiale rally dal 2013 sia una buona idea”. Proviamo a dettagliare queste valide ragioni... “La prima è che il WRC ha una copertura globale. Il calendario è composto da 13 gare su 4 continenti, e il campionato si disputa in mercati che ci interessano. Lo facciamo con la Polo che è una vettura che produciamo ormai in Sud Africa, Cina, Europa ovviamente, Brasile, Russia, India. Quindi è un prodotto che è diventato globale. La Polo è una vettura che l'anno scorso abbiamo venduto in più di 500.000 pezzi. Per questo il discorso della piattaforma globale ci ha portato a dire che il WRC era una buona idea”. Passiamo alla seconda... “Quando qualcuno guarda i rally, scopre qualcosa di reale e molto vicino alle persone. Questo succede un po' per come sono concepite le vetture, ma anche per il modo in cui vengono organizzate le corse. Per esempio i piloti sono molto più accessibili al pubblico che in altre categorie. Inoltre è il genere di corse che crea il legame più diretto tra la gara ed il salone di vendita. Polo, Mini, Fiesta e DS3 sono vetture che il pubblico può acquistare, comprando anche una parte del sogno”. Definite le questioni di marketing passiamo a quelle di comunicazione... “Il terzo motivo per entrare nei rally è che vediamo molto potenziale in termine di comunicazione. Vorremmo portare delle innovazioni, magari utilizzando i nuovi media. Oggi il motorsport è meno valutato rispetto a quanto meriterebbe nella comunicazione: è un aspetto su cui si può lavorare. Gli organizzatori del WRC sono disponibili e hanno idee interessanti. Quando ero ragazzo avevo il poster di Sandro Munari in camera, che per me era l'idolo assoluto. Oggi i miei figli hanno quello di Valentino Rossi perchè la MotoGp ha fatto un lavoro straordinario in termini di comunicazione. Noi pensiamo che con la presenza di quattro grandi marchi si possa fare lo stesso con il Mondiale Rally”. Un progetto ambizioso, interessante, ma c'è dell'altro. Cosa riguarda? “E' il quarto motivo: abbiamo creato una divisione interna che si chiama R. E' deputata a realizzare vetture esclusive, oltre a personalizzazioni e accessori. Nel catalogo ci sono anche vetture sportive come la Scirocco R. E' ovvio che il link di questo marchio con le corse potrebbe essere un'operazione interessante per noi. Potremmo dare quel tocco di emozione a questo marchio davanti agli appassionati di motori. Possiamo avvicinare anche a quel pubblico legato alle corse e alla tecnica”. Ultimamente si era parlato spesso anche di un possibile approdo in Formula 1. L'ufficializzazione dell'ingresso nel Mondiale Rally, vuol dire mettere un po' da parte l'idea dei Gp? “Questa è una domanda che non dovete fare a me. Considerato che quando mi viene posta la domanda sul WRC, io posso rispondere da responsabile marketing del marchio Volkswagen. A livello di Gruppo il motorsport è nelle mani di un signore che si chiama Durheimer, che è anche il capo di Bugatti e Bentley. Questa domanda va fatta a lui. Come uomo Volkswagen posso dire che ora l'obiettivo è concentrarci sulla sviluppo della WRC: avremo molto da imparare e tanto lavoro da fare, ma penso anche che ci toglieremo delle belle soddisfazioni”. L'idea di legare il marchio Fiat alla Yamaha in MotoGp era sua, come avrebbe visto quest'anno un trittico tutto italiano Fiat-Ducati-Valentino? “Questo lo dovreste chiedere ai nostri amici della Fiat. Nel momento in cui avevamo siglato l'accordo con il team Yamaha c'era stato il supporto di Sergio Marchionne ad un'idea che all'inizio poteva sembrare un po' pazza. Mettere il marchio di un'automobile su una moto era un po' strano, però è stata un'operazione che ci aveva dato grandi soddisfazioni e molta visibilità. Credo che da un punto di vista di immagine l'accoppiata Ducati-Valentino Rossi sia perfetta...”. Con Luca De Meo abbiamo parlato anche del suo passato in Fiat, del futuro di Volkswagen e del suo nuovo libro "Da 0 a 500" su OmniAuto.it

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