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I tecnici raccontano lo sviluppo della Polo R WRC

La parola a Rampf (direttore tecnico), Wichelhaus (motore) e Demaison (capo progetto)

Abbiamo parlato dei piloti e dello staff manageriale, ma alla presentazione del programma WRC della Volkswagen non potevano mancare i padri della Polo R WRC, ovvero i responsabili tecnici della Casa tedesca, che sono saliti sul palco di Montecarlo per raccontare il lavoro che è stato fatto nell’ultimo anno per fare in modo che la vettura fosse pronta per la stagione 2013. A prendere la parola per primo è stato il direttore tecnico Willy Rampf, ingegnere che molti ricorderanno per i suoi trascorsi in Formula 1, ricoprendo lo stesso ruolo per Sauber e BMW a cavallo tra il 2000 ed il 2009. Il suo intervento è infatti cominciato con un paragone tra il lavoro richiesto per progettare una monoposto ed una WRC. “Normalmente una Formula 1 odia la terra, mentre una WRC dà il meglio di sé su questo tipo di fondo. Sviluppare una macchina da rally quindi richiede un lavoro differente, ma comunque duro, da parte di un ingegnere. Per prima cosa, la base di partenza è una macchina stradale e non un vero e proprio prototipo da corsa, sulla quale però vengono cambiati un’infinità di componenti, a livello di motore, trasmissione e sospensioni. Realizzare una vettura competitiva, dunque, è un processo molto impegnativo” ha detto Rampf. L’ingegnere tedesco si è poi voluto congratulare con la squadra per l’apporto dato ai progressi della Polo R WRC negli ultimi mesi: “Nel team si respira una buonissima atmosfera e la crescita della squadra è visibile di test in test. Senza il lavoro dei ragazzi non sarebbe possibile provare a fondo tutte le novità che vengono progettate da noi ingegneri, quindi devo dire grazie a tutti e rendergli merito per il grande lavoro che hanno fatto fino ad ora, perché il programma di test è stato davvero impegnativo”. La parola è poi passata a Donatus Wichelhaus, responsabile dello sviluppo del motore, ingegnere che lavora per Volkswagen Motorsport dal 2005 e che quindi ha dato vita a tanti propulsori di successo: “E’ stato molto interessante stare a capo del progetto del motore della Polo R WRC, perché il regolamento attuale lascia la possibilità di fare ricerca in diversi settori. Il motore è stato provato al banco per ben dieci mesi e riscontri sono stati positivi quando lo abbiamo portato sulla vettura per i primi test”. Wichelhaus poi si è soffermato sull’importanza del computer per la realizzazione del motore della Polo R WRC:L’era che stiamo vivendo ora impone di portare avanti lo sviluppo utilizzando il computer, che effettua dei calcoli difficilissimi per ottimizzare ogni singolo componente del propulsore. Dunque, anche noi ci siamo attenuti a questo trend per la realizzazione del motore della Polo R WRC, che ovviamente deve rispettare gli elevati standard ingegneristici richiesti dalla Volkswagen”. Infine, è toccato a Francois-Xavier Demaison, project manager del programma WRC della Casa tedesca dal 2011, ma una presenza fissa nel Mondiale Rally da una decina d’anni, tracciare un bilancio dello sviluppo della vettura: “Lo sviluppo della Polo R WRC è stata ben definito: abbiamo allestito un programma di test molto ambizioso, provando in dieci diversi paesi che ospitano il Mondiale Rally. Chiaramente non è facile realizzare un lavoro così massiccio, ma nel team hanno fatto tutti la loro parte a meraviglia, quindi credo che ci presenteremo all’inizio della stagione, a Montecarlo, con una vettura già di un buon livello. Abbiamo iniziato i test lo scorso gennaio e tra pochi giorni completeremo l’omologazione della macchina, quindi diciamo che siamo in dirittura d’arrivo con lo sviluppo iniziale”. Anche lui però non si è voluto sbilanciare su quello che potrà essere il potenziale della Polo R WRC nelle prime uscite, pur parlando positivamente del lavoro svolto dal team: “Onestamente sono contento del livello che abbiamo raggiunto ad oggi perché, come abbiamo già detto, non era facile partire da zero con questo programma, ma tutti hanno dato il loro contributo. Per questo voglio dire grazie anche ai nostri collaudatori Carlos Sainz e Dieter Depping, perché senza il loro supporto non sarebbe stato possibile completare l’enorme mole di lavoro che abbiamo portato a termine. Lo stesso discorso vale poi per i nostri piloti ufficiali, che sono sicuro continueranno a fare del loro meglio anche l’anno prossimo”.

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