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Porsche ad Aragon per non restare incompiuta

Piloti e tecnici dovranno cercare di capire i perché delle prestazioni monstre in prova e dei cali improvvisi in corsa

Alla conclusione della prima ora delle 6 sulle quali si articolava la seconda corsa del WEC a Spa Francorchamps, la Porsche 919 di comando, pilotata fino ad allora molto bene dal neozelandese Brendon Hartley, aveva un vantaggio sulla prima delle Audi R18 e Tron Quattro, quella di Lucas Di Grassi di 32 secondi 250 e uno in più sulla futura vincitrice che con Marcel Faessler si era prodigata in una bella battaglia vanificata da un paio di errori del focoso pilota elvetico. Alla seconda ora la 919, che era passata nelle sapienti mani di Timo Bernhard, era precipitata al settimo posto tra le LMP1, staccata di due giri dalla vettura gemella che aveva ereditato il comando, quella di Lieb-Dumas-Jani. Era accaduto che dapprima il team aveva dovuto subire una penalizzazione per un taglio di Hartley che aveva perso i freni ed era stato costretto a prendere un'improbabile via di fuga tra le postazioni dei commissari. Ma pur con quella Timo Bernhard era riuscito a restare in lizza per la vittoria fino a quando non ha improvvisamente rallentato e portato la macchina ai box:un ammortizzatore posteriore doveva essere sostituito. Bocche cucite sull'origine del guasto. Per il terzetto di punta della Casa di Weissach la corsa è virtualmente finita in quegli istanti. La rimonta successiva è stata bella ma senza alcuna speranza. Anzi il podio è quasi un regalo del destino, visti i problemi che ha incontrato anche l'Audi di Di Grassi, rallentata dall'elettronica e poi finita nelle barriere a pochi minuti dalla conclusione per una valutazione errata di Jarvis.

Ma alla seconda ora al comando restava un'altra Porsche:quella degli affidabili Lieb-Dumas-Jani con un vantaggio si 17" netti sul trio che avrebbe vinto. Alla terza ora il vantaggio, anche per il gioco delle soste, era salito a 26"805. Alla quarta era di oltre un minuto. Alla quinta l'Audi è passata in testa.

Sono state quindi le ultime tre ore di corsa ad avere mandato in crisi la 919. Lo si è capito subito quando Marc Lieb nonostante gli sforzi non riusciva a reggere il ritmo né di Treluyer, con il quale ha dato vita a un bel duello, né con lo scatenato Lotterer, ancora una volta mostruoso nel sapere sfruttare tutto il potenziale della sua R18.

Sul doppio stint la 919 di Lieb è andata in tilt. I tempi si sono alzati, la vettura e si vedeva chiaramente non riusciva ad avere un comportamento omogeneo in pista, portando il suo pilota a sbagliare spesso e volentieri per cercare di tenere la traiettoria ideale. Una faticaccia. Le gomme non rendevano più e sono stati quelli, più che la strategia, i momenti nei quali la Porsche ha perduto la corsa. Le due soste finali di Jani, con le quali si sperava di potere rimontare proprio in extremis non hanno portato a nulla. Anzi lo svizzero ha ammesso candidamente alla fine della corsa di avere alzato il piede nel finale perché ogni suo sforzo veniva vanificato dal traffico che trovava- è vero-ad ogni all'Eau Rouge con conseguente perdita di velocità nel lungo rettifilo del Kemel.

Non c'è stata impresa, dunque, e lo scoramento tra gli uomini di Weissach era evidente. In alcuni, come in Jani, c'era quasi una sensazione di impotenza; in altri, e lo si è ascoltato dalle parole schiette di Webber, rabbia. Perché se si è velocissimi in prova ma non si riesce mai a vincere, qualcosa, bisogna ammetterlo, non funziona. Gli 8 megajoule , sebbene non sfruttati con costanza, offrono un innegabile vantaggio ma alla lunga, se non si vince, possono rivelarsi una ciliegina su una torta ancora da guarnire alla perfezione.

Anche per la funzione interna che ricopre in Porsche, Marc Lieb è una voce matura e attendibile. Dopo le qualifiche, l'intervista è pubblicata su omnicorse.it, era soddisfatto perché convinto che la Porsche avesse risolto tutte le magagne di sfruttamento ottimale delle gomme. Dopo la 6 Ore e un secondo posto amaro il suo parere era cambiato.

"Si, credevamo di avere risolto; purtroppo la corsa, almeno nel nostro caso, ha dimostrato che non è così. Le gomme sono andate benissimo nel primo stint, dove non abbiamo avuto alcun problema. Poi abbiamo iniziato a perdere prestazione. Dobbiamo analizzare cosa è successo perché le gomme nel doppio stint non avevano a livello esteriore alcun tipo di problema. Voglio dire che il consumo non pareva esagerato. Eppure perdevamo prestazione. È qui che dobbiamo focalizzare l'attenzione perché al team non si può imputare nulla. I pit stop sono stati perfetti, la strategia era quella giusta. E poi bisogna sempre ricordare che questo è un campionato difficile"

Eppure anche Lieb non nasconde che i piccoli incovenienti, tipo l'ammortizzatore della numero 17, o la perdita di prestazione della sua vettura, continuano a ripetersi con una certa cadenza, cosa che Porsche non può accettare.

"È una brutta notizia indubbiamente in vista della 24 Ore di Le Mans. Ora dobbiamo sederci e guardarci tutti in faccia e trovare la soluzione migiiore per la gara francese. Io continuo a sostenere che là saremo fortissimi, perché ci siamo preparati bene ma alla luce di quello che è accaduto a Silverstone e a Spa abbiamo bisogno di perfezionarci ancora di più. Anche perché sul fronte delle prestazione siamo i migliori, i più veloci in pista. Gli 8 megajoule ci danno un chiaro vantaggio sui rettifili ma anche gli altri non stanno a guardare e l'Audi passando di classe è migliorata". 

Appare chiaro che i prossimi test di Aragon saranno fondamentali per la Porsche. Inzialmente non previsti piovono come manna dal cielo per ricevere conferme di possibili modifiche che saranno portate in vista di Le Mans e della seconda parte del campionato.

" Come dicevo venerdi saranno basilari e dopo oggi ancora di più. E potremo capire a che punto saremo nello sfruttamento ottimale delle gomme sulla lunga distanza.Ho fiducia:saremo fortissimi"

 

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