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Bonanomi alla ricerca del set up ideale sull'Audi

Il pilota italiano alle prese con i problemi della terza vettura schierata dalla Casa di Ingolstadt

È più dura del previsto la vigilia della 6 Ore di Spa per Marco Bonanomi e i suoi compagni di guida sulla terza Audi, la numero 9, Albuquerque e l’esordiente, in LMP1, René Rast. I tre infatti sono stati penalizzati e non poco dalla pioggia che ha caratterizzato la prima giornata di prove. Nel turno di inizio pomeriggio che precede le qualifiche serali di oggi i tre hanno cercato sulla R18 e tron Quattro di trovare la messa a punto necessaria per la corsa, ma le loro prove sono state a singhiozzo.

Qui è molto difficile. Come si è visto ieri era di fatto impossibile girare senza prendere dei rischi notevoli di acquaplaning e di visibilità, per cui tutto il lavoro che soprattutto noi della terza Audi dovevamo svolgere non è stato fatto. Ed oggi non è che le cose stiano andando meglio, perché nell’ora delle libere c’è stato pochissimo tempo e noi siamo i tre che dobbiamo accumulare esperienza anche in vista di Le Mans. Tornando allo specifico: il lavoro delle prove libere in genere si concentra sia sugli aspetti meccanici, l’assetto, sia su quelli del settaggio di tutto l’apparato ibrido. Questo è risultato impossibile nelle tre ore di ieri, ragion per cui siamo costretti a trovare dei compromessi e a sfruttare le qualifiche, a patto che non piova, proprio in vista della corsa”.

Per quale motivo l’Audi ha scelto per voi tre una configurazione aerodinamica differente rispetto agli equipaggi fissi del WEC?
È stata una decisione presa per effettuare delle comparazioni tra i due diversi carichi aerodinamici: il nostro è lo stesso usato a Silverstone; quello delle altre due è in versione Le Mans”.

Anche nel fondo?
“Soprattutto nel fondo. Non posso svelare nulla ma per Le Mans la configurazione esterna potrebbe anche essere sottilmente diversa da quella che si vede in Belgio. Noi invece siamo sui valori della corsa inglese che ci assicurano grande carico ma che a Spa non è la più indicata”.

Al momento quale è il problema maggiore delle Audi?
È trovare l’assetto giusto per mandare in temperatura le gomme. Non riusciamo nell’ottimizzare il loro comportamento e questo lo paghiamo nel corso del giro”.

State lavorando quindi sulla parte meccanica, cambiando camber, caster e agendo sulle barre e le molle?
“A differenza di quanto si crede le vetture attuali della LMP1 sono molto critiche da mettere a punto. Perché sono progetti molto complessi. Se un tempo il lavoro dei meccanici si focalizzava soprattutto sui particolari che hai accennato, oggi lo stesso tipo di intervento diventa lungo e complesso. Quindi ci si concentra sull’elettronica e appunto gli apparati ibridi”.

A proposito di questi, Lotterer ieri sottolineava il vantaggio della nuova fly che vi permette di districarvi meglio nel traffico rispetto all’anno passato. Sei d’accordo?
Si siamo nettamente più veloci in accelerazione e questo ci permette di essere più sereni quando si tratta di superare le vetture più lente. Poi bisogna valutare il grado di aggressività da usare che è comunque maggiore del passato”.

Silverstone ha detto che la R18 e tron Quattro è la vettura più equilibrata del lotto. Credi sia stato un caso isolato o questo verrà dimostrato anche nelle altre corse, Spa compresa?
Quella era una pista particolare, dove il carico aerodinamico contava tantissimo e si è visto quanto l’Audi avesse un vantaggio sugli altri nella percorrenza di curva, perdendo è vero sul dritto ma recuperando i distacchi dalle altre parti. A Spa le cose sono diverse, anche perché in accelerazione vedo che ad esempio le Porsche fanno paura. Hanno una trazione incredibile”.

La Porsche dopo le 32 Ore di simulazione al Ricard andrà ad Aragon. Voi avete provato a Monza senza variante e con il curvone da percorrere in pieno. Quali sensazioni hai provato?
Una sensazione incredibile. Il curvone con la configurazione da Le Mans se sei a posto, e noi lo eravamo, non è difficile, anche se osservando l’esterno ogni tanto qualche pensierino ti frulla nel cervello, perché a quelle velocità le vie di fuga e i muri non sono mai abbastanza lontani. Il punto più difficile arriva alla Roggia, perché ci arrivi davvero forte. È vero anche che puoi sfruttare maggiormente i cordoli ma il punto critico è quello. Sarebbe bello che a Monza tornasse la 1000 Km, è una cosa che mi auguro e so che ci sono già dei colloqui tra Ivan Capelli e la gente del WEC”.

Soddisfatto dei test monzesi?
Si abbiamo raccolto i dati che ci servivano...”.

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