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Webber: "Non mi aspettavo un salto di tre secondi!"

L'australiano della Porsche firma la pole ma non si fida dei rivali e ricorda il suo legame con Silverstone

Webber:

Mark Webber anche nel WEC è rimasto quel ragazzo umile e disponibile che qui a Silverstone debuttò nell'automobilismo europeo ormai più di venti anni fa. L'avere portato assieme al suo compagno Brandon Hartley, al quale in gara si aggiungerà Timo Bernhard, la Porsche 919 Hybrid in pole position è la prima soddisfazione di un anno che per il pilota australiano potrebbe essere ben diverso da un 2014 non proprio fortunato. Rilassato ma anche concentrato sulla corsa di domani, ragion per cui non dà troppa importanza al primo posto delle qualifiche.

"Certo i quasi tre secondi di differenza con la pole dell'anno passato rappresentano un grande salto in avanti. Ma le prove nel WEC contano fino a un certo punto, l'obiettivo del team è la corsa. Fa parte proprio del dna di Porsche; a noi interessa il traguardo finale. Avere portato due vetture in prima file è bellissimo, sia chiaro, ma la corsa è un'altra storia. Credo che domani anche per voi sarà molto interessante, perché ci sarà una competizione molto equilibrata".

Sei rimasto impressionato dalle prestazioni delle Audi che ad oggi sembrano essere le vostre principali rivali?
"Si tantissimo. Sono davvero sorpreso dei loro miglioramenti rispetto all'anno passato. Hanno svolto un grande lavoro, sono organizzatissimi, hanno esperienza e quindi saranno avversari molto temibili. Però con questo non voglio dire di avere paura. È una questione di rispetto. Sono quindici anni che Audi corre tra i prototipi e non mi stancherò mai di ripeterlo che per la Porsche si tratta di un percorso che al di là dei successi storici è iniziato soltando la stagione passata. Io so che noi abbiamo lavorato tantissimo, lo stiamo dimostrando con le prestazioni, ma siamo concentrati anche sul futuro. Per tutto l'anno ci sarà una competizione durissima e nessuno regalerà niente all'altro. Ho detto agli ingegneri e ai meccanici che se uno è ammalato non basta bere uno sciroppo. Bisogna che quello sia lo sciroppo giusto e a volte capita quello sbagliato. È sempre una questione di esperienza, nella vita si impara e credo che tutti noi siamo sulla strada giusta. Ma nulla ci sarà regalato".

Che effetto ti fa partire davanti sulla pista dove hai di fatto vissuto la tua gioventù?
"Ho guidato qui per la prima volta venti anni fa, al volante di una Formula Ford. Qui sono sempre andato bene e per me Silverstone è davvero un luogo particolare, quasi una seconda casa. Pensa che appena atterrato dall'Australia, il giorno dopo sono venuto qui. Non avevo un soldo, non avevo un team con il quale correre, ma mi sono presentato ai cancelli d'ingresso ugualmente. Me ne rimasi fuori. Poi qui ho trionfato in Formula Ford, ho fatto pole position in Formula 3, ho corso con la Mercedes ed ho anche vinto in Formula 1. Essere a Silverstone è un momento che definirei familiare".

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