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Porsche lavorerà sull'aerodinamica e il telaio

Webber soddisfatto per la risposta del sistema ibrido, ma ora si cercherà di ingentilire la guida

Non si è pianto in Porsche dopo il secondo posto di Silverstone. E nessuno ha fatto drammi per il ritiro improvviso e inatteso di Mark Webber. A Weissach sapevano che la prima corsa sarebbe stata delicata e non avevano dato troppa importanza ai temponi fatti registrare nel prologo del Paul Ricard, dove le due 919 Hybrid si erano messe dietro tutti quanti. In realtà, nell'ultimo giorno di quelle prove, si era vista la capacità delle Audi di reggere il ritmo delle cugine in assetto di gara. E le configurazioni erano simili a quelle che le contendenti hanno usato in Inghilterra :sufficientemente scariche le Porsche molto cariche e molto lente sul rettifilo del Mistral le R18 e tron Quattro.

A Silverstone la storia si è di fatto ripetuta: Porsche imprendibili in qualifica, Audi micidiali in corsa. Le preoccupazioni per i tecnici che seguono il progetto 919 derivavano soprattutto dall'ottimale utilizzo delle gomme Michelin in presenza di temperature all'asfalto che variavano di parecchio e restavano comunque basse. Nelle sessioni libere, dove Porsche ha lavorato anche per mettere a punto il proprio doppio sistema di recupero energia, si era evidenziato un uso sulla lunga durata maggiore di quanto previsto. Ma in corsa questo problema non si è palesato o, meglio, ha creato meno problemi, come ha confermato Marc Lieb nella breve intervista pubblicata da Omnicorse.it

L'impressione è che per Porsche, Silverstone sia stata quasi una corsa di collaudo in vista di quello che è il reale e vero obiettivo della Casa. Ritornare a vincere la 24 Ore di Le Mans e che, sul fronte di questa prima prova del mondiale, il ritmo tenuto dalle 919 Hybrid sia stato  inferiore al potenziale velocistico della vettura. Per comprendere soprattutto fino a quanto si possa spingere e sfruttare il vantaggio degli 8 megajoule, in quanto tempo si possa recuperare l'energia e quale debba essere il ritmo ideale sulla lunga distanza. In uscita di curva l'accelerazione della 919, lo si è visto nel lunghissimo duello che anteponeva Neel Jani a Marcel Faessler, è apparsa impressionante. La 919 appena si premeva sull'acceleratore se ne andava via impedendo alla R18 futura vincitrice di sfruttarne la scia. Il guaio arrivava appena si trattava di impostare frenate e curve. Non è solo una questione di aerodinamica ma proprio di struttura concettuale e di lavoro delle sospensioni. In assetto da corsa su piste complesse come Silverstone, che sembrano veloci ma allo stesso tempo necessitano di un equilibrio perfetto e di tanta trazione, la 919 paga ancora dazio ed è questo il focus che impegnerà Porsche da qui alla prossima corsa di Spa e soprattutto del Nurburgring, dove il carico conta eccome. 

"Al di là del guaio che abbiamo avuto - ha detto Webber - la macchina è assolutamente più semplice da guidare di quella dell'anno passato. È tutta un'altra musica. Io ero davanti con Dumas alle spalle e ho perso un sacco di tempo con la neutralizzazione, almeno nove secondi. Poi sulla questione delle gomme ho visto che tutti hanno avuto più o meno problemi e noi siamo stati nella media di questi. È logico che non siamo contenti, però sappiamo dove intervenire. Siamo a posto sul fronte della propulsione, sia classica sia ibrida, sia per le corse di sei ore sia per quelle di 24. Su questo credo che Porsche sia avanti agli altri. Il nostro sforzo sarà nel migliorare nel telaio quelle piccole cose che ancora ci danno problemi. Già a Spa credo vedremo dei progressi".

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