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Le Mans: un prologo senza certezze

Test poco indicativi per tutti a causa del tempo mutevole. Nessuno ha potuto svolgere il lavoro previsto

Che il prologo della 24 Ore di Le Mans dello scorso 31 maggio non abbia corrisposto agli ideali dei team iscritti alla corsa del 13 e 14 giugno lo dimostra l'affollamento che c'è stato sul circuito Bugatti, quello permanente di Le Mans, il 2 giugno. L'organizzazione dell'ACO, infatti, ha concesso due turni di prove per consentire di mettere a punto gli ultimi particolari delle vetture in vista delle prime prove libere e qualifiche di mercoledi 10 giugno. Così in pista si sono viste ben dieci LMP1, tre Audi, tre Porsche, due Toyota , una Nissan e la Rebellion di Prost-Beche, più le due Ligier dell'Oak Racing , l'Alpine Signatech, le due BR01 e la Oreca del team KCMG della classe LMP2.

D'accordo il Bugatti non è che una piccolissima parte del tracciato sul quale si disputerà la 24 Ore ma questo dimostra quante domande siano rimaste sul tappeto nel corso del prologo. Perché il tempo non è stato clemente; non ha offerto costanza a nessuno né sulla pioggia né sull'asciutto e ha impedito  a tutti quanti di svolgere il programma di rifinitura finale che era stato fissato alla vigilia.

Alla fine hanno contato poco anche i tempi sul giro, se è vero che il 3'21"061 ottenuto nel pomeriggio di domenica dal neozelandese Brendon Hartley con la sua Porsche 919 Hybrid è di poco al di sotto della pole position ottenuta dalla Toyota di Nakajima nella scorsa edizione della corsa.

Ma non si poteva fare altrimenti con buona pace di chi alla giornata di test conclusiva aveva attribuito la massima importanza. Le certezze, quindi, si contano sulla punta delle dita. La prima, ma è una conferma, è che la Porsche non dovrebbe avere difficoltà ad assicurarsi le prime file dello schieramento, tanto grande è la facilità con la quale i suoi piloti riescono  ad ottenere la prestazione assoluta. La seconda che l'Audi, vincitrice sia a Silverstone sia nel meno prevedibile Spa-Francorchamps, è migliorata tantissimo anche sul fronte velocistico grazie al cambio di classe energetica e alla nuova configurazione aerodinamica che hanno permesso a Marco Bonanomi di conquistare il terzo tempo non troppo distante dai "cugini" porschisti Hartley e Jani. E soprattutto che l'Audi fa paura sul proprio terreno favorito, quello dell'affidabilità, visto che i suoi equipaggi nella giornata di domenica sono riusciti a percorrere qualcosa come  3925,152 km senza incontrare noie di sorta. La terza certezza è che a differenza delle precedenti edizioni, la Toyota sembra voler correre in difesa badando più al sodo che all'estetica. Nel corso del prologo il team campione del mondo si è tenuto lontano dalla ricerca del tempo assoluto, preferendo curare la messa a punto della nuova configurazione aerodinamica con poco carico e armonizzare il comportamento della vettura con quello delle gomme. Operazione riuscita sul fronte del chilometraggio complessivo, circa 2000km, meno su quello delle risposte da ricevere, visto che la pioggia ha consentito di far comprendere ai piloti Toyota, tra  i quali si è rivisto Nakajima dopo il brutto incidente di Spa, il comportamento della vettura sul bagnato e ben poco quello sull'asciutto. Sia chiaro: la pioggia c'è stata per tutti ma Porsche e Audi potevano contare sul maggior numero di prove svolte nel corso della primavera mentre Toyota, che ha un budget ristretto nonostante i pareri contrari, era reduce dalle giornate di test di Spa dove comunque non era stata simulata una 24 Ore intera. E inoltre molte cose nuove saranno montate solo nelle qualifiche finali del giovedi nella migliore tradizione dell'effetto a sorpresa.

La quarta certezza è che la Nissan GTR-LM non è all'altezza delle rivali e faticherà per stare al passo delle migliori LMP2. Al proprio esordio europeo  la "strana" vettura giapponese è apparsa sensibilmente più lenta delle LMP1, ventidue secondi e mezzo di distacco tra la prima Porsche e la prima Nissan, un secondo e cinque meno rapida della migliore LMP2, e soprattutto difficile da portare al limite. Come nelle previsioni la GTR-LM è apparsa velocissima sul dritto, Olivier Pla ha ottenuto la velocità migliore sul rettifilo delle Hunaudieres con 336,0km netti secondo quanto dicono i rilevamenti ufficiali, ma poco reattiva nei cambi di direzione e in uscita di curva . In più tutto il lavoro specifico sulle gomme programmato con Michelin, è andato a ramengo obbligando il team nipponico a presentarsi alle prove libere di mercoledi 10  con una serie di petali di margherita  per trovare il pneumatico ideale da usare in corsa. Non è certo ciò che i vertici della Casa si auspicavano, anche se le qualifiche non sono certo la priorità di Nissan e verranno sfruttate per ultimare i vari settaggi di una vettura meno semplice e più scorbutica di quanto si creda.

Per il resto il prologo ha visto il debutto ufficiale della Rebellion, che nella settimana precedente aveva girato al Paul Ricard, apparsa più che decorosa nelle prestazioni, il grande equilibrio che ci sarà sia in prova sia in corsa tra le LMP2, dove i tempi, anche quelli medi, sono vicinissimi gli uni agli altri, e la solita lotta senza quartiere tra le GTE con le Corvette apparse subito temibili nonostante il miglior tempo sia andato all'Aston Martin di punta di Turner-Muecke-Bell. Ferrari e Porsche sanno che il loro gioco dovrà essere mostrato più sul fronte della tattica di gara che su quello del giro singolo, dove comunque si sono ben difese anche nel prologo. Ma è chiaro che sulle potenzialità di ognuno ha pesato e non poco il continuo mutare del meteo.

Prova ne sia che anche i piloti della classe maggiore hanno lasciato Le Mans con parecchi dubbi. Forse i più tranquilli sembrano quelli dell'Audi che il 2 giugno con Di Grassi, Treluyer e Rast hanno deliberato le tre vetture totalmente revisionate dopo la giornata di test. Diverso il discorso della Toyota che ha sfruttato il martedi per effettuare simulazioni di rifornimenti e verificare alcuni piccoli particolari sostituiti dopo le due sessioni domenicali. In Porsche invece hanno potuto girare per un'ora, perché già al limite con il tetto massimo di ore disponibili  Il lavoro si è concentrato sul rodaggio dei dischi freni e anche qui su piccole cose di meccanica con Hartley, Jani e Tandy alla guida dei tre esemplari di Weissach. La Nissan invece si è limitata a simulare pit stop e cambi di equipaggi con la sola numero 22, quella che alla 24 Ore sarà affidata a Tincknell,Buncombe e Krumm.

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