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Audi premiata anche dall'analisi dei tempi e settori

Più carico aerodinamico e guidabilità: la nuova R18 è nata bene. Buono il passo gara della Porsche

Al ventiseiesimo giro della 6 Ore di Silverstone Benoit Treluyer e Lucas Di Grassi hanno girato in 1'40"836 e 1'40"875. Il francese con quel tempo ha fissato il nuovo primato della pista inglese per le LMP1. L'anno scorso il tempo della pole position della Toyota Hybrid era stato di 1'42"774. In gara l'Audi di Lotterer non era andata oltre l'1'44"217. Ma non è tutto: Treluyer, che aveva sbagliato la partenza perché costretto all'esterno e si era ritrovato invischiato dietro gli altri, al secondo giro della corsa ha piazzato un incredibile 1'41"747. E non stava girando da solo. Pazzesco, un secondo e circa tre decimi sotto la pole 2014!

Se si studiano i cronologici di Silverstone si nota quanto l'affermazione dell'Audi R18 e-Tron Quattro sia frutto di un passo gara che nessuno degli altri contendenti è riuscito a reggere. Nell'ordine Treluyer, Di Grassi, Duval, Jarvis, Faessler e Lotterer, quindi tutti i sei piloti della squadra di Ingolstadt hanno infranto la barriera dell'1'42".  Lotterer, il più lento come tempo di punta del sestetto per il fatto che era l'uomo deputato a percorrere il maggior numero di giri, ha girato come tempo migliore in 1'41"835 di poco più lento dell'uomo "spettacolo" della 6 Ore Marcel Faessler.

La migliore delle Porsche 919 Hybrid, come giro veloce, è stata quella che non ha visto il traguardo: Mark Webber, al quinto passaggio e in quel momento al comando davanti al suo compagno di marca Romain Dumas, ha segnato 1'42"012, più veloce della pole del 2014 ma ben un secondo e quattro decimi dietro al record dell'Audi. E le Toyota dominatrici della stagione scorsa e vincenti in Inghilterra anche per gli sbagli di quelli dell'Audi, non sono andate oltre l'1'42"597, fatto segnare dal non certo brillantissimo Alexander Wurz al quarto passaggio.

Certo si tratta di gare che durano 6 Ore dove tutto può accadere e il risultato finale con i primi tre divisi da soli 15" al traguardo lo dimostra. Ma, senza la penalizzazione dello stop and go, che è seguita alla sosta splash, Faessler non avrebbe avuto alcun patema nel concludere da trionfatore la cavalcata della bella R18-e tron Quattro.

Se si va poi ad analizzare i tempi dei vari settori si nota che le Audi hanno primeggiato in tutti e tre, e che solo nel terzo, quello che inizia con la staccata della Stowe e che poi porta alla Club e quindi al traguardo, la Porsche è riuscita ad avvicinarsi con Mark Webber autore di un 27"705 contro i 27"680 di Jarvis. Questo significa che le R Tron-Quattro a Silverstone avevano un netto vantaggio su tutti quanti e che il carico aerodinamico e il relativo equilibrio della vettura consentiva ai suoi piloti di perdere tantissimo in fatto di velocità di punta. In prova Lieb con la Porsche 919 Hybrid ha toccato i 302,5kmh, seconda sessione delle libere del venerdi, contro i 279,1 di Lotterer che però questa velocità l'aveva ottenuta nella prima sessione. Una differenza abissale alla quale la Porsche ha ovviato, per cercare più carico, in gara mantenendo però la stessa supremazia sull'Audi e sulla Toyota, la cui vettura in assoluto più veloce sul dritto è stata quella di Sarrazin che al 167.giro ha ottenuto 282,7kmh, di 2kmh inferiore alla velocità massima assoluta ottenuta dalla vettura giapponese di Nakajima al 22.passaggio del terzo turno di prove libere, quello del sabato mattina.

C'è poi il discorso sul ritmo di corsa: in gara la Porsche ha dimostrato molta costanza nelle prestazioni. È vero che nel proprio stint lungo  Marc Lieb non è andato oltre l'1'42"677, stesso tempo ottenuto dal campione del mondo Davidson ma è altrettanto vero che i due equipaggi schierati da Weissach, almeno fino a quando Webber è rimasto in corsa, sono stati di una costanza esemplare, marciando con tempi molto simili gli uni con gli altri. Da questo punto di vista,quindi, la squadra è pronta ed è forse l'unica tra le tre contendenti ad avere amalgamato alla perfezione i propri piloti. Tutti gli altri, infatti, hanno commesso qualche peccatuccio. Non i vincitori dell'Audi ma il trio formato da Di Grassi-Jarvis e Duval ne ha combinate di cotte e di crude, soprattutto con il britannico che ancora non convince gli osservatori esterni e con il brasiliano, al quale si può imputare non certo la mancanza di velocità ma una eccessiva dose di grinta degna del suo passato ( e presente con la Formula E ) che forse in gare del genere bisognerebbe mettere da parte e utilizzare solo al momento opportuno.

L'analisi delle cifre si rivela impietosa, almeno a Silverstone, con le Toyota. Non si può dire che le vetture giapponesi siano andate male. Ma non hanno avuto mai un picco, un exploit, dimostrando di avere perso non parte ma tutto il vantaggio che l'anno scorso avevano mostrato. I piloti, come si legge anche nel report dopo prove di omnicorse, continuano a sostenere che Silverstone non è la pista ideale per le loro vetture. Può darsi ma ormai quello che era il loro segreto, ovvero la capacità di sfruttamento "dolce" delle gomme è appannaggio anche degli altri. Sarà quindi un campionato interessantissimo. Porsche dovrà trovare, almeno dopo Le Mans-dove secondo noi parte con i favori del pronostico sul fronte delle prestazioni- il carico aerodinamico che ancora non c'è e capire  cosa è accaduto e perché è accaduto il guasto alla vettura di Webber, cosa che non dovrà più ripetersi. L'Audi cercare un bilanciamento ottimale tra effetto suolo e velocità massima sul dritto- ma si dice che la configurazione scarica sia efficiente- e un maggior equilibrio di squadra. Toyota recuperare su tutti i fronti, anche energetici. La differenza, con la Porsche almeno, è davvero poca. Ma è certo che un'Audi del genere nessuno se l'aspettava e nessuno, soprattutto alla luce dell'analisi della corsa, può mettere in dubbio che oggi sia Ingolstadt a essere tornato il punto di riferimento del campionato internazionale più interessante e avvincente di tutti gli altri. Formula 1 compresa.

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