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Intervista

Seidl: "Vi spiego il segreto dei trionfi Porsche nell'Endurance"

Indipendenza, logistica aziendale e progetto avveniristico sono i fattori che hanno permesso a Porsche di dominare l'epoca ibrida del WEC. Lo stesso approccio la Casa tedesca lo applicherà nell'avventura in Formula E

Andreas Seidl, leader Porsche Team

Andreas Seidl, leader Porsche Team

Porsche AG

Fritz Enzinger, Capo di Porsche LMP1, Andreas Seidl, Team Principal LMP1 Porsche Team
Andreas Seidl, Team Principal LMP1 Porsche Team
Andreas Seidl, Porsche Team leader, Andre Lotterer, Porsche Team
Fritz Enzinger, head of Porsche Team, Andreas Seidl, Porsche Team leader
#1 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Neel Jani, Andre Lotterer, Nick Tandy
#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley
#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley
#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley nel garage
#1 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Neel Jani, Andre Lotterer, Nick Tandy, #2 Porsche Team Porsche 9
#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley
Podio LMP1: al secondo posto Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley
#1 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Neel Jani, Andre Lotterer, Nick Tandy
#1 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Neel Jani, Andre Lotterer, Nick Tandy
#1 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Neel Jani, Andre Lotterer, Nick Tandy
I polesitter LMP1 #1 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Neel Jani, Andre Lotterer, Nick Tandy
#1 Porsche Team Porsche 919 Hybrid, dettaglio anteriore con i nomi dei piloti
#1 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Neel Jani
#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley

"Quando si abbasserà la bandiera a scacchi e i motori si spegneranno riuscirò a liberare le mie emozioni, a farmene una ragione, a comprendere che la nostra avventura nel WEC si è conclusa”. Così aveva commentato Andreas Seidl il sabato poco prima delle qualifiche quello che stava provando. Era il suo ultimo incontro come team principal del progetto LMP1 della Porsche. “Sto cercando di trattenere l’emozione, di non pensarci” sussurrava tra sé e sé.

“Però - proseguiva - c’è l’orgoglio di aver fatto parte di questa famiglia, di aver lavorato per Porsche e con Porsche, con tutti questi ragazzi”.

Quanto è stata importante per la tua vita anche non professionale questa esperienza?
“È stato il punto più alto dell’intera carriera. Arrivare per la prima volta a Le Mans con la Porsche per vincere o per lottare per il primo posto ti offre delle sensazioni uniche. Perché non è solo una questione individuale. C’è tutto un gruppo che ansima per raggiungere l’obiettivo. Credo che ciò che ho vissuto nelle Le Mans disputate sia incomparabile con qualsiasi altra esperienza che si possa avere nel motorsport”.

Quale è stata la qualità più importante di Porsche nel corso di questi anni? Dall’esterno ha sempre stupito la compattezza della squadra.
“Sono tre le ragioni che hanno decretato il nostro successo. La prima è che siamo una struttura totalmente separata dagli altri reparti di Porsche. Quindi abbiamo avuto un’indipendenza anche di scelte che ci ha favorito e una dinamicità nell’operativo che ha consentito ad ognuno di occuparsi delle proprie sfere di competenza. La seconda ragione sta nel fatto che il reparto sviluppo risiede anch’esso a Weissach, ragion per cui dopo ogni corsa abbiamo avuto a disposizione tutte le facilities possibili. Potevamo intervenire subito, confrontare le cose giuste e quelle che si rivelavano sbagliate, risolvere i problemi in poco tempo".

Ha pagato la scelta di un progetto aggressivo

"La terza è più complessa da spiegare; risiede nel concetto con cui abbiamo voluto iniziare il progetto. Di fronte a noi avevamo alcune strade una diversa dall’altra. Il primo obiettivo era non copiare le scelte altrui, prendere la nostra direzione e crederci. Così siamo andati subito su un profilo molto aggressivo e fuori, all’epoca, dagli schemi che andavano di moda. L’inizio è stato traumatico, abbiamo pagato dazio ma non c’è stato mai un momento di rilassatezza. Il segreto è stato quello di studiare il regolamento e sfruttarlo al massimo nelle sue pieghe meno conosciute. Quella scelta inziale e apparentemente molto rischiosa ha pagato e ha dato i propri frutti fino a quest’anno perché sia Toyota sia Audi sono sempre state in affanno e hanno lavorato per raggiungerci”.

“E poi voglio aggiungere un quarto elemento che ci ha permesso questa serie incredibile di trionfi iridati e di affermazioni: la gente meravigliosa di Porsche. Il nostro reparto è un mix di esperienza e gioventù. Ci sono persone da molto in tempo in Porsche che però devono confrontarsi quotidianamente con mentalità fresche e giovani; ragazzi che provengono da altre culture, da esperienze differenti, da diverse nazionalità, che è una scelta voluta da me e Fritz Enzinger. Ebbene l’unione ha partorito questa striscia storica per il motorsport di Porsche. Quando sono ai box e vedo questa gente dietro di me non posso negare di sentirmi più forte e al sicuro”.

Sarà un’esperienza ripetibile? Manterrete lo stesso approccio anche per il programma legato alla Formula E?
“Si. L’approccio non cambia. È nella nostra natura. Si tratta di un progetto più piccolo rispetto a quello della LMP1 ma la direzione e le modalità di lavoro non cambiano. Godiamo del supporto del top management, il che è importante. Non cambieremo per la sola ragione che gareggeremo altrove. Questo è poco ma sicuro. È la filosofia giusta per avere successo nel motorsport”.

Sarai ancora coinvolto nella gestione del programma?
“Si”

Sbagliato confrontare la F.E con il motorsport tradizionale

Non ti sembra che questa categoria sia un pianeta fin troppo distante da ciò che gli appassionati chiedono al motorsport?
“L’errore è continuare a confrontare la Formula E con altre specialità. È un gioco diverso ma credo che l’esperienza della LMP1 possa aiutarci da subito a prendere la giusta direzione. Le implicazioni commerciali sono altrettanto importanti, pensando sia alla Mission E di Porsche sia soprattutto a quella che sarà la produzione automobilistica del futuro. Così il nostro staff è ormai concentrato su questo programma”.

Ora la spesa relativa a un progetto di Formula E non è eccessiva. Ma cosa succederà quando ci saranno i nuovi regolamenti che scatteranno dalla ottava stagione?
“È probabile che ci saranno maggiori liberalizzazioni ma tutto dovrà essere tenuto sotto controllo per non portare all’esplosione dei costi”

Non è un handicap per un costruttore globale non occuparsi degli aspetti telaistici della monoposto?
“No, al momento non credo sia fondamentale. Aerodinamica e telaio su queste vetture sono la parte secondaria e sui circuiti che vengono usati non contano molto. Ripeto è quando ci saranno le nuove regole e le liberalizzazioni che allora la situazione potrebbe cambiare. Dovremo essere bravi tutti quanti noi costruttori a trovare un giusto compromesso tra ricerca e investimenti".

Però c'è il rischio per Porsche di perdere la propria specificità e il know how, un po’ come accadde nei primi Anni 2000 quando vi eravate di fatto ritirati da tutto, tranne che dall’Imsa e dalla Carrera Cup...
“Ad oggi questo know how c’è e non lo perderemo ma è chiaro che sul fronte aerodinamico e sulla monoscocca ci sarà un focus minore dell’attuale. D’altronde Porsche continuerà a sfruttare i benefit che provengono dalla parte che si occupa delle GT e di tutti gli altri reparti. Noi saremo concentrati su una tecnologia differente. Ma voglio specificare che Porsche sarà sempre coinvolta nel motorsport ad alto livello".

Assurdo avere più personale ai box nel WEC che in F.1

"Il problema  sono i costi: in Formula 1 se non sbaglio c’è il limite di 45 persone come staff ammesso ai box; in LMP1 Porsche che è il costruttore più importante ne ha 65 e ancora più in gare come Le Mans secondo quanto permesso dai regolamenti. Dal punto di vista dei costi quindi la Formula E ha già preso una direzione giusta”

Ora che non sei più nel WEC quale è la tua opinione sul futuro della LMP1?
“Difficile rispondere. Credo che la direzione presa da ACO e FIA ora sia migliore perché potrebbero esserci più costruttori e non solo due a combattere per il titolo. Poi sull’eventuale progetto di cui si parla delle GTP o simil GTP non posso dire nulla. Scusami, ma non sono più coinvolto in queste problematiche”.

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