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Tutto troppo facile per la Toyota. A Le Mans dovrà guardarsi da se stessa

Difficile che la supremazia della Casa giapponese possa essere messa in discussione dalle deludenti LMP1 endotermiche. Tra queste la sola Rebellion ha convinto mentre troppi incidenti e guai di natura varia hanno coinvolto le BR1

Race winners Fernando Alonso, Sébastien Buemi, Kazuki Nakajima, Toyota Gazoo Racing

Race winners Fernando Alonso, Sébastien Buemi, Kazuki Nakajima, Toyota Gazoo Racing

JEP / Motorsport Images

#8 Toyota Gazoo Racing Toyota TS050: Sébastien Buemi, Kazuki Nakajima, Fernando Alonso
#7 Toyota Gazoo Racing Toyota TS050: Mike Conway, Jose Maria Lopez, Kamui Kobayashi
#1 Rebellion Racing Rebellion R-13: Andre Lotterer, Neel Jani, Bruno Senna
#17 SMP Racing BR Engineering BR1: Stéphane Sarrazin, Egor Orudzhev, Matevos Isaakyan
#8 Toyota Gazoo Racing Toyota TS050: Fernando Alonso
#1 Rebellion Racing Rebellion R-13: Andre Lotterer, Neel Jani, Bruno Senna
#8 Toyota Gazoo Racing Toyota TS050: Sébastien Buemi, Kazuki Nakajima, Fernando Alonso
#17 SMP Racing BR Engineering BR1: Stéphane Sarrazin, Egor Orudzhev, Matevos Isaakyan
#8 Toyota Gazoo Racing Toyota TS050 Hybrid: Fernando Alonso, Sébastien Buemi, Kazuki Nakajima
Start: #8 Toyota Gazoo Racing Toyota TS050: Sébastien Buemi, Kazuki Nakajima, Fernando Alonso leads
#4 ByKolles Racing Team Enso CLM P1/01: Oliver Webb, Dominik Kraihamer, Tom Dilmann, refuel
Pietro Fittipaldi, Dragonspeed BR Engineering BR1 suffers a huge crash
Pietro Fittipaldi, Dragonspeed BR Engineering BR1 suffers a huge crash
#17 SMP Racing BR Engineering BR1: Stéphane Sarrazin, Egor Orudzhev, Matevos Isaakyan
#10 Dragonspeed BR Engineering BR1: Henrik Hedman, Ben Hanley, Pietro Fittipaldi
#4 ByKolles Racing Team Enso CLM P1/01: Oliver Webb, Dominik Kraihamer, Tom Dilmann
#4 ByKolles Racing Team Enso CLM P1/01: Oliver Webb, Dominik Kraihamer, Tom Dilmann
#5 CEFC TRSM RACING Ginetta G60-LT-P1: Charles Robertson, Dean Stoneman, Leo Roussel
#11 SMP Racing BR Engineering BR1: Mikhail Aleshin, Vitaly Petrov
#3 Rebellion Racing Rebellion R-13: Mathias Beche, Gustavo Menezes, Thomas Laurent
#3 Rebellion Racing Rebellion R-13: Mathias Beche, Gustavo Menezes, Thomas Laurent

È difficile analizzare quanto accaduto alla 6 Ore di Spa-Francorchamps nel mondo delle LMP1. Che le Toyota potessero dominare lo si era compreso dalle recenti modifiche regolamentari oltre che dalla oggettiva superiorità della Casa giapponese che come sparring partner ha squadre volonterose, piene di energie ma che di sicuro non possono competere contro un colosso dell’automobilismo mondiale.

Spa è stata una passeggiata con pochi nei: il testacoda di Nakajima all’inizio del suo stint, l’esclusione dalla lista dei tempi della vettura di Conway-Kobayashi dopo le qualifiche per una banale disattenzione burocratica. Ma per il resto, come saggiamente ha dichiarato Alonso dopo la gara, si è trattato di un ottimo warm up in vista di Le Mans. Che sarà una gara diversa, dove le insidie si moltiplicheranno al di là della consistenza reale degli avversari. Da sempre il peggior nemico della Toyota è la Toyota stessa.

Pascal Vasselon è certo di avere colmato le lacune gestionali della squadra e dei suoi piloti, di avere calcolato ogni emergenza . Anche lui sa che mai come nel 2018 un’eventuale sconfitta per delle banalità a Le Mans esporrebbe il team a una figuraccia in mondovisione.

Perché al di là dei timori espressi in inverno dal reparto corse Toyota, Spa ha dimostrato che le vetture endotermiche al massimo possono punzecchiare le TS050. Sono ancora troppo acerbe e alcune troppo fragili.

Rebellion costanti e affidabili

La vera delusione della prima gara del WEC è infatti giunta dalle nuove LMP1. Si è salvata la Rebellion che è una struttura rodata e professionale al massimo. L’Oreca messa a disposizione della squadra svizzera ha stupito per la costanza delle prestazioni e l’affidabilità di tutto il complesso.

L’unico guaio, che ha rallentato l’esemplare di Jani-Lotterer-Senna giunto terzo e poi escluso dalla classifica per una discrepanza di 1,2mm dello scalino rispetto a quanto previsto,è stato il sistema di trasmissione dati. Per il resto le R13 hanno marciato come orologi e i suoi piloti sono stati molto attenti alle consegne.

Le Rebellion non sono per il momento vetture perfette: Lotterer e Jani si sono lamentati della mancanza di carico aerodinamico in alcune parti della pista e della mutevolezza dell’assetto che improvvisamente  costringeva a manovre di controllo che non avevano previsto.

Ma se si considera che tra tutte le LMP1 le Rebellion hanno girato pochissimo nei test primaverili, la gara di Spa è da archiviare come un successo. Quanto all’esclusione della vettura di punta non si tratta di nulla di particolare: con i detriti in pista, le scordolate, le manovre per evitare altri, la R13 ha consumato il particolare. Insomma non vanno lontano dal vero coloro che sostengono che Rebellion sarà il team più temibile per Toyota a Le Mans.

I misteri della BR1

Due vetture distrutte, quella di Fittipaldi e quella di Isaakyan, incovenienti misteriosi dei quali ancora non si è venuti a capo. L’esordio della BR1 nel WEC è stato deludente. Non sul fronte delle prestazioni ma per l’affidabilità di entrambe le versioni; quella della SMP dotata del biturbo AER e quella della DragonSpeed a motore Gibson. L’incidente di Fittipaldi è stato cruento con il pilota impossibilitato a effettuare manovre di emergenza.

Le cause non sono state chiarite ma ci vorrà poco perché il brasiliano non ha mai perduto la conoscenza ed è pronto a raccontare come si sono svolti i fatti. Le ipotesi sono tante: dal power steering bloccato, dalla poma del sistema idraulico in tilt-sembra che Aleshin ebbe un incidente simile nei test dell’anno passato-, addirittura da un cavo posizionato all’altezza dell’estrattore posteriore che con i continui sbattimenti avrebbe causato l’improvviso spengimento dei sistemi.

Nessuna contusione seria per Isaakyan

Nascosto dal più assoluto mistero è anche quello avvenuto nelle ultime fasi di corse a Matevos Isaakyan. Del gran botto alla conclusione della salita del Radillon non esistono immagini se non successive e la proverbiale riservatezza russa ha impedito qualsiasi scambio di informazioni. Il pilota è uscito con le proprie gambe dalla vettura ma è stato ricoverato precauzionalmente all’ospedale di Liegi da dove poi è stato dimesso senza problemi. Al momento del botto la BR1 era appena rientrata dal suo pit stop dopo avere dato spettacolo nella lotta per il terzo posto con la Rebellion di Laurent. Quello che è certo che o un errore del giovane russo o una perdita di carico ha portato a un impatto molto duro.

Sono tante le cose da sistemare sulla BR1: per esempio la bandiera rossa causata da Sarrazin in qualifica per blocco del cambio poteva essere evitata. È avvenuto che il sistema che sovrintende le funzioni di motore e acceleratore sia andato improvvisamente in tilt, come era accaduto anche nelle prove libere. In genere esistono delle procedure di reset che permettono al pilota di rientrare, sebbene a bassa velocità ai box. Nel caso specifico queste procedure hanno portato al blocco del cambio e alla conseguente rinuncia alle qualifiche.

È un peccato perché la BR1 di Sarrazin-Isaakyan-Orudhzev-quest’ultimo molto veloce-prima dell’incidente al Radillon stava andando molto bene. Lottava con le Rebellion nonostante disponesse di poco carico aerodinamico in vista di Le Mans e pur con qualche rischio di troppo preso da Isaakyan nella lotta con Laurent-vedasi la svirgolata all’uscita di Blanchimont-era molto consistente anche nel passo. Segno che la potenzialità è elevata ma che c’è ancora molto da fare sui particolari, quelli che determinano una vittoria o una sconfitta.

Ginetta: no money no race

La Ginetta aveva presentato il proprio programma LMP1 in pompa magna. A Spa la Casa ha di fatto bloccato le vetture della Manor perché non sono mai arrivati i pagamenti dallo sponsor cinese. Il team britannico è rimasto per tutti e tre i giorni, facendo effettuare ai suoi piloti-alcuni come Roussel non si sono presentati capendo l’aria-solo installation lap. Tanto per non perdere la possibilità di essere presente a Le Mans. La situazione è in divenire ma radio box non professa ottimismo circa il futuro.

Enso Clm più che decorosa

Alla fine la tanto bistrattata Enso CLM della ByKolles ha compiuto il suo onesto lavoro con Kraihamer-Dillman e Webb quarti a tre giri dalla Rebellion classificata e davanti alla BR1 di Petrov-Aleshin afflitta da numerosi problemi ad inizio corsa. La vettura non è recente ma è stata evoluta nell’aerodinamica rispetto al passato. Ha girato anche bene come tempi sul giro, pagando un infortunio ai box. La differenza di prestazione nei confronti delle altre LMP1 endotermiche esiste ma la squadra sembra essersi concentrata sulla ricerca dell’affidabilità, cosa che fino all’anno scorso sembrava un miraggio.

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