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Il nuovo pacchetto ad alto carico di Porsche funziona ma il mondiale è ancora aperto

La doppietta alla 6 Ore del Nürburgring aumenta il vantaggio della Casa di Weissach in entrambe le classifiche iridate. Toyota, però, ha le armi per recuperare a patto che non si ripetano i guasti che continuano a colpirla

#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley, #1 Porsche Team Por

#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley, #1 Porsche Team Por

JEP / Motorsport Images

Podio LMP1: i vincitori della gara Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley, Porsche Team
#1 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Neel Jani, Andre Lotterer, Nick Tandy
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#7 Toyota Gazoo Racing Toyota TS050 Hybrid: Mike Conway, Kamui Kobayashi, Jose Maria Lopez
#8 Toyota Gazoo Racing Toyota TS050 Hybrid: Anthony Davidson, Sébastien Buemi, Kazuki Nakajima
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Partenza: #7 Toyota Gazoo Racing Toyota TS050 Hybrid: Mike Conway, Kamui Kobayashi, Jose Maria Lopez
Kamui Kobayashi, Toyota Gazoo Racing
Timo Bernhard, Porsche Team
Timo Bernhard, Porsche Team
#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley
#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley

Con la vittoria alla 6 Ore del Nürburgring la Porsche ha fugato i dubbi che aleggiavano sulle 919 Hybrid dopo le prime due corse della serie iridata. La 24 Ore di Le Mans ha fatto da spartiacque tra un inizio di stagione più travagliato del previsto e la fase calda della stessa, quella che proprio dall'autodromo tedesco ha preso il via. Perché non bisogna farsi ingannare dal prestigio della classica francese. Il WEC è un campionato che non si conclude tra i castelli della Loira ed è proprio su questo che Porsche ha lavorato. Scientemente ha voluto rischiare a Silverstone e a Spa-Francorchamps con la vettura a basso carico per non lasciare nulla di intentato nella corsa più importante. Ma allo stesso tempo ha investito le risorse nella definizione del secondo pacchetto aerodinamico, quello da alto carico, che ha fatto esordire  al Nürburgring. Risultato: Porsche ha vinto Le Mans e Porsche ha dominato al Ring centrando una doppietta, cosa che non accadeva dalla 6 Ore di Shangai del 2015. Con quella stagione, d'altronde, ci sono molte similitudini:l'inizio sofferto, il trionfo-allora mai messo in discussione- di Le Mans e la cavalcata vittoriosa dal Nurbürgring al Bahrain senza alcuna possibilità di reazione da parte della rivale Audi, dato che Toyota nel 2015 non disponeva di una vettura all'altezza della situazione.

Corsa decisa nei primi due stint

Nel 2017 le cose sembrano andare sulla stessa falsariga di allora. La differenza risiede proprio nel nome dell'avversaria, la Toyota, e nella forma della TS050 che dopo il dominio di Silverstone e di Spa-Francorchamps ha subìto una sonora sconfitta a Le Mans e al Nürburgring ha vissuto la peggiore giornata dell'anno sul fronte della competitività. Perché la 6 Ore tedesca non ha mai vissuto momenti di incertezza sul nome del potenziale vincitore. Anche nella prima ora appariva molto chiaro che le due Porsche 919 Hybrid stavano gareggiando senza troppi patemi e non faticavano a recuperare il gap di pochi secondi nei confronti della Toyota di Kobayashi ogni qual volta il giapponese tentava un abbozzo di fuga. Le risposta del pacchetto aerodinamico ad alto carico ha dato i frutti sperati: la vettura è diventata improvvisamente gentile nello sfruttamento delle gomme, più semplice da gestire, non dando grane di nessun tipo. Per contro la TS050 non ha manifestato problemi di prestazione assoluta, il giro più veloce della corsa è stato di Kobayashi,  bensì di mantenimento di questa. È bastato che Lopez iniziasse ad accusare sovrasterzo a causa del degrado delle gomme per vedere l'unica Toyota rimasta in lizza per il podio più alto perdere decimi preziosi giro dopo giro. Alla fine il distacco è stato pesante con Kobayashi-Lopez-Conway terzi e lontanissimi: 1'04"768 dalla 919 Hybrid vincitrice di Bernhard-Bamber-Hartley. La gara si è decisa nei primi due pit stop. In quello iniziale sia le Porsche sia la Toyota hanno cambiato le gomme. Nel successivo hanno effettuato il doppio stint e da allora non c'è stata più storia. La forbice si è allargata in modo esponenziale. E mentre Porsche ha proseguito con i doppi stint di gomme e soste ai box velocissime, Toyota ha accumulato ritardi importanti. La sosta di Mike Conway alle 16.51', ovvero allo scoccare della quarta ora di corsa, ha dato il colpo finale alle residue speranze della squadra: 1'02"952 la sua durata contro i 57"164 di Nick Tandy e i 58"337 di Earl Bamber. A quel punto la 6 Ore del Ring è passata in modo definitivo nelle mani dell'armata tedesca, annullando qualsiasi possibilità residua dei rivali.

In più Toyota ha mostrato ancora una volta alcuni limiti: perdere la vettura di punta-stando almeno alla classifica del campionato- di Buemi-Davidson-Nakajima durante il giro di ricognizione è gravissimo. D'accordo la pompa della benzina ha fatto le bizze e sono cose che possono accadere. I meccanici della squadra sono stati bravi a sostituirla e a permettere al trio di rientrare e arrivare alla fine al quarto posto assoluto, tenendo un passo a volte migliore di quello dei compagni, in virtù di una maggiore qualità individuale. Ma a questi livelli non è accettabile che avvenga sempre qualcosa di strano a frustrare le indubbie potenzialità della vettura. Perché il mondiale non si è concluso al Ring. Lo dimostra la classifica.

Toyota può recuperare lo svantaggio

Il gioco di squadra, logico, che ha consegnato la vittoria a Bernhard-Hartley-Bamber, i quali è bene ricordarlo non hanno rubato nulla, proietta il trio al comando della classifica piloti con 30 punti di vantaggio su Davidson-Buemi-Nakajima. Un bottino che tiene ancora spalancata la porta alle ambizioni dei ragazzi Toyota. Nella classifica costruttori Toyota insegue con 39,5 punti di distacco, anche questi recuperabili. Il Ring è la pista dove da sempre il team giapponese soffre e la tradizione non si è smentita nemmeno nel 2017. L'impressione è che il campionato resti ancora molto aperto: sia in Messico sia ad Austin, sede dei due appuntamenti di settembre, le  Case si presenteranno sostanzialmente in parità tecnica. Il pacchetto Porsche funziona e questo autorizza speranze ma non è che quello Toyota sia da buttare. Anzi. Dipenderà molto da come le vetture subiranno l'usura delle  gomme negli Usa e quali tra le due si troverà meglio nella capitale centroamericana, sede di un autodromo che nella zona dello stadio ha un tratto di asfalto anacronistico-serve solo per regalare spettacolo ai palati poco fini-e poi alterna un lunghissimo rettifilo a curve secche, dove l'aerodinamica e i trasferimenti di carico contano molto. Il Ring non è stato altro che un nuovo inizio di campionato; Porsche ha mostrato le proprie carte vivendo un week end perfetto, senza sbavature. Weissach ha sferrato un duro colpo alle ambizioni degli avversari: dalla resa della 919 Hybrid a quella dei piloti-tutti e sei come sempre professionali all'ennesima potenza-fino alla inappuntabile organizzazione dei box nulla è andato storto. Ma la Toyota di base è ottima e non è da escludere che il WEC, sia costruttori sia piloti, si giocherà  nell'ultima corsa del Bahrain. Non male per un mondiale povero di vetture eppure equilibrato come mai accaduto nelle ultime stagioni.

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