Paura e poi festa per la Porsche ad Interlagos
Apprensione per il botto di Webber, ma c'è la prima vittoria della 919 #14. Titoli Costruttori a Toyota e Ferrari
La Porsche è stata la grande protagonista nel bene e nel male della gara conclusiva del Mondiale Endurance FIA, ad Interlagos: nel bene perché ha conquistato la sua prima vittoria con la 919 Hybrid, nel male perché ha regalato momenti di grande apprensione nel finale, quando Mark Webber è stato vittima di un incidente davvero terribile.
L'australiano, che a 26 minuti dalla bandiera a scacchi viaggiava in sesta posizione, ha perso il controllo della sua LMP1 in prossimità della velocissima curva 14 ed è andato a sbattere violentemente contro le barriere, coinvolgendo nello scontro anche la Ferrari della 8Star Motorsport affidata a Matteo Cressoni.
Se l'italiano è uscito quasi immediatamente dall'abitacolo, l'ex pilota di Formula 1 è stato estratto con più calma dalla sua vettura, che aveva il retrotreno praticamente a 90 gradi. Una volta sulla barella però ha fatto subito un cenno con il braccio per rassicurare sulle sue condizioni, prima di venire trasferito al centro medico dell'autodromo per accertamenti.
Questo è stato di fatto l'epilogo della corsa, perché inevitabilmente è stata mandata in pista la safety car ed il gruppo ha tagliato il traguardo alle sue spalle. Una situazione che ha reso semplice il successo del terzetto, Dumas/Jani/Lieb, la cui Porsche aveva un margine di circa 15 secondi sugli inseguitori al momento della neutralizzazione.
Un vantaggio che la Casa tedesca aveva costruito scegliendo di non sostituire gli pneumatici a Jani a 50 minuti dal termine. Dietro di lui invece la Toyota li ha cambiati alla TS040 Hybrid dei campioni del mondo Davidson/Buemi, che però non ha avuto il tempo di concretizzare la sua rimonta. Poco male comunque per la Casa giapponese, che con questo secondo posto ed il quarto di Wurz/Sarrazin/Conway ha conquistato anche il titolo Costruttori.
Tra le due Toyota si è infilata invece l'Audi R18 e-tron quattro di di Grassi/Duval/Kristensen, con il nove volte vincitore della 24 Ore di Le Mans che quindi ha chiuso la sua carriera riuscendo a salire ancora una volta sul podio.
Per quanto riguarda la classe LMP2 c'è stata una doppia festa: quella della KCMG per il successo conquistato dalla Oreca-Nissan schierata per Imperatori/Howson/Bradley, ma anche quella del russo Sergey Zlobin, che nonostante i 18 giri di ritardo della sua Oreca-Nissan della SMP Racing, si è piazzato secondo in equipaggio con Nicolas Minassian e Maurizio Mediani, conquistado il titolo di campione.
I leader della G-Drive Racing, infatti, sono stati costretti ad alzare bandiera bianca nella seconda ora di gara, a causa di un problema tecnico che ha colpito la loro Ligier-Nissan alla curva 1 senza che Olivier Pla riuscisse a riportarla ai box per la riparazione. A quel punto l'obiettivo della SMP era solo di portare al traguardo la vettura di Zlobin per festeggiare e così è stato.
Per quanto riguarda i raggruppamenti GTE, la Aston Martin si è imposta sia nella Pro che nella Am. Nella classe più importante lo ha fatto con la V8 Vantage affidata a Stefan Mucke e Darren Turner, mentre nell'altra con quella del terzetto Dalla Lana/Lamy/Nygaard. Un risultato che comunque non ha impedito alla Ferrari di conquistare anche il titolo Costruttori grazie al terzo posto di Rigon/Calado ed al quarto di Bruni/Vilander, che hanno chiuso alle spalle anche della Porsche di Makowiecki/Pilet.
Al ritorno in gara a ben 67 anni, Emerson Fittipaldi ha fatto il suo esordio su una Ferrari in classe GTE-Am, dividendo l'abitacolo con Alessandro Pier Guidi e Jeff Segal. Per loro alla fine c'è stato il 21esimo posto assoluto, ma con ben 63 giri di ritardo dai vincitori.
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