Colonna Cyndie Allemann: "Raramente le donne dispongono dello stesso materiale degli uomini"
La pilota di Moutier, nel Canton Berna, ci ha raccontato un po’ della sua vita attuale in televisione, del ruolo ricoperto dalle ragazze nel motorsport e offerto il suo parere sulla rimozione delle Grid Girl...
Foto di: Eric Gilbert
Cyndie Allemann
Cyndie Allemann è una pilota automobilistica svizzera nata il 4 aprile 1986 a Moutier. Cresciuta in una famiglia di appassionati di motori (suo padre Kurt e suo fratello Ken hanno vinto diversi titoli svizzeri di Karting), Cyndie Allemann ha messo le ruote in pista per la prima volta all'età di 7 anni. Nel giugno 2010 ha partecipato alla 24 Ore di Le Mans con Natacha Gachnang e Rahel Frey al volante della Ford GT numero 61 della Matech GT Racing. Attualmente conduce in TV "Grip-das Motormagazin" su RTL2, ma possiede anche una squadra di Kart in Svizzera, la Spirit Karting AG.
Cari lettori, sono molto felice di unirmi a Motorsport.com Svizzera e di avere l’opportunità di scrivere una colonna in cui condividere con voi il mio punto di vista sui più disparati argomenti.
Per quelli che mi conoscono poco, vengo da Moutier e per tanti anni ho fatto automobilismo: dai Kart sono passata alla Formula Renault per finire al Gran Turismo. Inoltre, ho avuto la chance di disputare la 24 Ore di Le Mans nel 2010.
Come successo a molti piloti anch’io ad un certo punto non sono più riuscita ad intercettare sponsor utili per ottenere un buon volante e quindi sono diventata una docente. La formazione l’ho svolta con la Mercedes AMG, con cui ho girato il mondo per consigliare e insegnare le tecniche di pilotaggio ai miei allievi al volante di una Mercedes GT3, che ho avuto anche occasione di guidare.
Parallelamente quando ancora ero impegnata nel Super GT nipponico sono stata contattata dalla televisione tedesca per affrontare un casting. Erano alla ricerca di un pilota disposto a testare delle vetture ed è così che è cominciato il mio percorso a Sport1. Nel 2014, invece, mi ha chiamato RTL2 per partecipare alla trasmissione “GRIP - Das Motormagazin”, una specie di “Top Gear” in salsa germanica.
Oggi è la mia attività principale accanto alla gestione del team Spirit Karting, di cui mi occupo con mio fratello in Svizzera. Assieme abbiamo un negozio e un atelier per le riparazioni di motori e telai e, ovviamente, ci occupiamo della squadra stessa che conta più di 25 driver attivi nei campionati locali e in quelli europei. Si tratta di un progetto che consideriamo il nostro bebé…
In realtà, l’équipe l’ha aperta mio padre quando ancora correvo e noi l’abbiamo trasformata in qualcosa di professionale. Ci interessa davvero aiutare i giovani a percorrere tutti i gradini per arrivare alle auto da competizione. Ecco perché abbiamo ragazzini di 6 o 7 anni in gruppo! Nel 2015 con uno di loro abbiamo vinto il Campionato Europeo di Karting, il che dimostra che il lavoro fatto sta portando frutti. È un orgoglio potersi costruire un nome a livello internazionale.
Ma in realtà è la televisione che occupa la maggior parte del mio tempo. Vengo proprio adesso da una gara di Drifting al fianco di Timo Glock, noto pilota DTM. Adoro quel ruolo perché mi permette di condividere le competenze motoristiche acquisite sin dall’infanzia. Mi diverto davvero e ciò è perfetto, visto che quello che il programma vuole è convogliare agli spettatori. Quando ho cominciato era diverso. Il mio spirito competitivo prevaleva. Ora, invece, voglio sì spremere al massimo l’auto, ma lo spasso deve prevalere.
Spesso mi viene chiesto se mi mancano le corse. È ovvio che quando le si ha nel sangue, si continua a desiderare di vincere. Lo spirito della competizione non ti abbandona. Ecco perché appena posso cerco di disputare qualche gara. Ad esempio mi piace il Karting, in quanto mi permette a volte di battermi con i ragazzi che alleno. Diversamente non sento per nulla la mancanza dell’ambiente. È talmente complicato trovare un sedile o uno sponsor, che ciò mi aveva esasperato.
La difficoltà di essere una “lei”
In quanto ragazza il confronto non è stato semplice. Quando si arriva nelle competizioni a 15 o 16 anni non si ha grande fiducia in se stessi, e ancor di più se si considera che questo è un universo maschile. Credo, tuttavia, che se avessi debuttato alla mia età attuale mi sarei sentita più serena. È chiaro, però, che nel motorsport si dà credito più velocemente ad un uomo che ad una donna. È la triste realtà.
A parità di talento e budget c’è qualche possibilità, ma è difficile verificare se il materiale messo a disposizione sia lo stesso. Di certo spettatori e sponsor non possono vederlo. Solamente il team conosce la verità. Anzi, avendo subito io stessa questa discriminazione, non penso proprio che una ragazza possa disporre delle stesse componenti tecniche. Per questo ritengo che le donne guidino bene. Sono più pulite e riescono a gestire meglio le gomme. Dal punto di vista fisico è chiaro che il lavoro deve essere maggiore, ma se lo fa il corpo si abitua senza preoccupazioni.
Certamente, oggi è dura per una donna farsi largo nell’automobilismo e ciò lo si capisce dai numeri piuttosto ridotti. Non è facile lanciarsi in uno sport in cui la lotta è 3 contro 97. È ovvio che le chance che una delle tre possa avere sufficiente talento da arrivare in Formula 1 siano poche. E, anche se lo avesse, come detto esiste una disparità di trattamento. Ad esempio se un uomo ottiene il rispetto quando dimostra di essere rapido, una donna dovrà mostrare le sue abilità in maniera costante.
Essendo una personalità pubblica, molti vengono a complimentarsi con me soprattutto perché sono una ragazza e il mio livello di guida non è più quello di prima. Quello che spero, dunque, è che questo motivi più donne a provarci. Personalmente credo nella possibilità di vedere un giorno una donna in Formula 1. Più ci saranno ragazze nei Kart, più aumenteranno le chance. Allo stesso modo i genitori dovrebbero osare e incoraggiare le loro figlie a cominciare a correre.
No, non è uno sport per maschi! Io mi sono laureata campionessa europea di karting a 13 anni, aiutata da mio papà che era un tecnico. Eravamo in 117 alla partenza e ce l’abbiamo fatta battendo tutti i piloti ufficiali. Penso che sia la dimostrazione che è possibile per una donna farcela, malgrado un budget ridotto a disposizione.
Le Grid Girl mancheranno alla F.1
Non è semplice per me parlare della questione ombrelline, poiché ho la sensazione che il mio punto di vista sia di parte. Può essere che abbia sviluppato un carattere un po’ macho in questi ultimi anni a forza di stare in questo ambiente maschile. Mi sono dovuta abituare al loro modo di pensare, alla loro mentalità, alle battute, eccetera. Bisogna avere le spalle larghe quando si approccia a questo universo.
Personalmente non mi sono mai sentita disturbata dalla presenza delle Grid Girl. Essendo delle hostess non vorrebbero fare un altro lavoro, per cui per loro non è un fastidio posare accanto a delle macchine e giocare con la loro femminilità. A patto che siano vestite in maniera corretta ed elegante, non ci trovo nulla di sconveniente. A mio avviso portavano charme allo sport. Un po’ come le modelle o le miss che si presentano ai concorsi di bellezza posano per le foto, sfilano in costume da bagno, e via dicendo. Non individuo, dunque, alcun problema se sono loro a volerlo fare. Non va neppure dimenticato che in questo modo si è permesso a tante ragazze di lavorare.
Mi interrogo sui limiti del femminismo. Adesso il fenomeno ha toccato la Formula 1, ma che cosa succederà domani con Miss Svizzera o Miss Mondo? La domanda merita di essere posta. Sono convinta che tocchi a ciascuna donna decidere che cosa fare e che cosa no. Se ha voglia di farsi vedere carina o farselo dire. Anch’io ho un lato femminista, ma il mio tocca temi come l’uguaglianza, la parità nel lavoro e di salario. Aspetti su cui siamo ancora molto indietro.
L’idea di rimpiazzare le ombrelline con i ragazzini non è sbagliata, ma perché non cambiare un po’? Perché non alternare le due scelte o mescolarle? Sono invece meno convinta della soluzione Grid Boys. Vedere ragazzi davanti a delle auto non è tanto attraente. Secondo me una ragazza che sorride arricchisce di più una foto che se lo fa un ragazzo. A proposito del mio côté maschile, penso che l’automobilismo rappresenti una forma di folklore, che comprende la velocità o il rumore e pure le Grid Gird sono parte dello show.
In Giappone sono delle vere star! Sono valorizzate al fianco dei piloti, firmano autografi e gli spettatori le adorano. Le decisioni prese dalla Formula 1 attuale appartengono ai proprietari della disciplina, ma per quanto mi riguarda non sempre le ritengo opportune.
Be part of Motorsport community
Join the conversationShare Or Save This Story
Subscribe and access Motorsport.com with your ad-blocker.
From Formula 1 to MotoGP we report straight from the paddock because we love our sport, just like you. In order to keep delivering our expert journalism, our website uses advertising. Still, we want to give you the opportunity to enjoy an ad-free and tracker-free website and to continue using your adblocker.
Top Comments