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TT 2017, Alan Bonner è la terza vittima di una giornata irreale

In appena 24 ore, il Tourist Trophy ha ricordato al mondo la sua macabra fama di corsa mortale. L'irlandese Alan Bonner è la terza vittima di una giornata difficilmente spiegabile.

Alan Bonner

Alan Bonner

Isle of Man TT

Davey Lambert, Kawasaki
Jochem van den Hoek, Honda

All'Isola di Man si è conclusa una giornata drammatica: come si fanno ad accettare tre morti in un giorno? Dopo Davey Lambert e Jochem van den Hoek è il nome di Alan Bonner ad allungare il macabro elenco dei piloti deceduti sulle strade dello Snaeffell Mountain Course in meno di 24 ore. Il centauro irlandese, di 33 anni, è rimasto vittima di un crash fatale durante la sessione di qualifiche del Senior TT, quando l'ufficialità del decesso di Joachem aveva da poco scosso l'atmosfera di festa per la vittoria di Rutter nella Lightweight.

Alan, sulla sua BMW S1000RR, aveva da poco terminato la gara in Superstock, vinta da Hutchinson, al 30esimo posto e stava partecipando alla successivo turno di qualifiche per l'ultima gara delle 1000cc. Dell'incidente si sa solo che stava percorrendo il 33esimo miglio del tracciato, prima di perdere il controllo del mezzo e incontrare questa tragica fine.

Era un pilota esperto, presenza fissa alla North West 200, alla Tandragee 100, oltre ad essere campione nel 2010 nel Irish road race Senior Support e presente al TT dal 2014. Ma soprattutto beniamino in patria perché nel 2015, su Kawasaki, era entrato nella storia del TT come l'irlandese più veloce di sempre grazie al suo giro dello Snaeffell fatto alla media di 127.090mph. I commissari di gara non hanno potuto fare altro che sventolare le bandiere rosse e annullare la sessione di qualifica in corso e la gara del TT Zero.

E' impossibile non mandare l'orologio indietro nel tempo a quasi un anno fa, quando nella stessa giornata Dwight Beare e Paul Shoesmith morirono a poche ore di distanza durante il TT 2016. La ciclicità della storia ha risvolti beffardi che lasciano ammutoliti.

 

Davey Lambert, Jochem van den Hoek e Alan Bonner. I loro nomi vanno ripetuti, perché rappresentano tre storie di piloti che come gli tutti gli altri colleghi hanno accettato il rischio di prendere parte a una gara senza eguali nel mondo. Tre vite spezzate in uno spazio di tempo ridicolo, meno di 24 ore, che hanno portato a 255 il numero dei morti al TT dal 1911.

Sono numeri che mettono i brividi, ma servono per capire una cosa fondamentale in giorni duri per il mondo del motociclismo. La scomparsa di Hayden è una ferita aperta così come negli occhi di tutti scorrono le immagini delle celebrazioni in onore alla sua memoria. MotoGP, WSBK, tifosi, il mondo delle due ruote si è fermato per il Kentucky Kid.

E la differenza tra quel mondo e l'Isola di Man sta tutta qui: in una delle giornate più nere, lo spazio per il cordoglio pubblico è limitato, riservato al privato delle famiglie di chi assecondava una passione, diventata lavoro, che correva su due ruote tra marciapiedi e muretti e ora non c'è più. Su Grand Stand il silenzio è calato, ma durerà poco perché domani si torna a correre perché è l'unico modo che lì conoscono per onorare la memoria di chi non ci sarà.

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