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Carrera Cup Italia | Giovani, a tu per tu con l’“Ing.” Malvestiti

Il rookie classe 2000 di Ghinzani Arco Motorsport, impegnatissimo anche negli studi al Politecnico di Milano, si racconta nel round casalingo di Monza che conclude una stagione iniziata con elevate aspettative che il già Fia F.3 vuole risollevare in questo gran finale: “Ho dovuto cambiare gli automatismi ai quali mi ero abituato in cinque anni di formule”

Federico Malvestiti, Ghinzani Arco Motorsport

Foto di: Getty Images

Federico Malvestiti, Ghinzani Arco Motorsport
Federico Malvestiti, Ghinzani Arco Motorsport
Federico Malvestiti, Ghinzani Arco Motorsport
Federico Malvestiti, Ghinzani Arco Motorsport
Federico Malvestiti, Ghinzani Arco Motorsport

A Monza l’ultimo round della Porsche Carrera Cup Italia decide la nomination del miglior under 23 dello Scholarship Programme, momento particolarmente atteso soprattutto da chi, tra i giovani, si è particolarmente distinto in stagione. E non solo come risultati in pista. Tra i nove ragazzi seguiti quest'anno da Porsche Italia c'è Federico Malvestiti.

Il pilota brianzolo classe 2000 proveniva da un campionato internazionale di peso come la Fia F.3 (dunque in questo 2021 si è messo in gioco in una sfida del tutto nuova) e proprio all'Autodromo Nazionale è di casa, nel vero senso della parola: "Abito a Villasanta, proprio qui fuori dal Parco di Monza, a 400 metri da qui!"

E dunque, Federico, ti sei dato un obiettivo particolare per questo round casalingo?

“L’obiettivo è quello di cercare di risollevare un po’ l’andamento di questa stagione, che è una stagione difficile e sicuramente divertirmi, essendo una pista speciale per me e cercare di far bene. Cercare di prendere bene”

Ecco, ma perché questa stagione è stata difficile, come appunto l’hai tu stesso definita?

“Eravamo partiti forte nei test pre-stagionali, poi ci siamo un po’ persi, un po’ di errori da parte mia o del team, un po’ di sfortuna. La qualifica in questo campionato è molto importante. Non siamo mai riusciti a ottimizzarla e poi è difficile recuperare. Quindi magari ci avviciniamo alla top-10 in gara 1 e poi ad arrivare un po’ più avanti in gara 2 ma in qualifica non siamo mai riusciti a spiccare.”

Ti sei dato una spiegazione?

“Un po’ di foga magari, un po’ di errori, un po’ appunto di sfortuna, come a Vallelunga quando mi è stato cancellato il tempo per una bandiera rossa; a Imola un po’ di incomprensione con il team quando avevo gomme nuove... Circostanze sempre diverse che non mi hanno mai permesso di essere lì davanti.”

Qual è il segreto a Monza?

“Uscire il più forte possibile dalle curve, senza sovraguidare. Ci sono due punti più importanti, che sono quelli che ti mettono sui rettilinei più lunghi e il segreto è appunto quello di andare prestissimo sul gas per poi ottenere un vantaggio che ti porta fino alla staccata dopo.”

Per un formulista, com’è stato l’impatto con una GT come la 911 GT3 Cup?

“E’ stato difficile perché lo stile di guida è del tutto diverso. Anzi, bisogna guidare quasi più calmi con queste macchine. Senza forzare o sovraguidare. Con le formula è molto importante guadagnare il più possibile in frenata e in entrata di curva, qui invece bisogna quasi frenare un po’ prima per favorire l’uscita. Quindi è un passaggio difficile perché ho dovuto cambiare tutti gli automatismi ai quali mi ero abituato in cinque anni di formule. Non è stato facile.”

Hai pensato già al futuro?

"Ho visto che la macchina dell’anno prossimo è senza Abs, e io ho guidate le formula senza Abs per cinque anni, e con più aerodinamica. Però al momento sinceramente non so ancora dove correrò. Se correrò, perché comunque il mio percorso principale è ingegneria e quindi molto dipende da come va quel percorso lì.”

A proposito: ti abbiamo anche visto studiare nei weekend di gara.

“Frequento il secondo anno di ingegneria meccanica al Politecnico di Milano. Supertosto, però a me piace. E devo cercare di far bene all’università per poi avere la possibilità di correre in macchina.”

Aldilà dello studio, hobby o altri sport?

“I go-kart! Non li ho mai mollati. In fin dei conti parte tutto da lì la purezza di guida. Poi faccio box da un paio di anni, mi serve per prepararmi fisicamente e mentalmente anche ai weekend di gara. Ho un’allenatrice fortissima a Milano, è arrivata alle finali mondiali di kick boxing e quindi mena anche forte (sorridendo, ndr) se non vado bene! Poi anche la palestra... Mi piace lo sport in generale, pure la musica. Avevo iniziato a suonare un po’ il pianoforte, poi con tutti gli impegni l’ho abbandonato un po’ però mi piacerebbe riprendere in futuro.”

E’ più difficile la boxe o l’automobilismo?

“Nella boxe se dormi le prendi subito e quindi poi ti svegli, perché dopo il primo pugno sul naso capisci un attimo dove sei. In realtà ci sono tante somiglianze. Ad esempio i riflessi. Nella boxe quando prendi un pugno devi rispondere, come qui quando subisci un sorpasso. E poi in gara devi decidere se partire in attacco o in difesa come in un incontro. E anche lì devi studiare l’avversario e decidere la strategia giusta, è molto utile.”

Accennavi a una carriera nell’automobilismo che dipende anche dagli studi: come hai vissuto anche l'esperienza parallela dello Scholarship Programme?

“Non è facile combinare le due cose perché comunque l’università richiede molto tempo di studio e anche questo campionato, molto alto di livello, richiede tanta preparazione con il team, i test e quindi non è stato facile. La Scholarship credo sia una buona opportunità offerta ai giovani. Quest’anno purtroppo non è andata come speravo. Ho dovuto imparare tanto, adattarmi e però non ho raccolto, a mio parere, quello che mi aspettavo a inizio stagione. Speriamo in un futuro, non so dove sarò l’anno prossimo.”

E com’è andata con gli altri ragazzi del programma? Hai legato con qualcuno in particolare?

“C’è Amati che conoscevo bene dai kart, abbiamo fatto lo stesso campionato. Poi il mio compagno di squadra Moncini, ma potrei dire un po’ con tutti. Sono tutti bravi ragazzi, ci siamo divertiti. Poi chiaramente non è facile magari quando hai dei contatti con uno di loro in gara e poi ci si trova tutti insieme intorno a un tavolo. Quindi possono esserci delle frizioni all’inizio però poi si risolve tutto e si va avanti.”

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