Passione; amore; competenza. Alla vigilia della sua ultima gara con la
Yamaha (Domenica a Valencia)
Valentino descrive l'evoluzione delle 7 Mission-One con le quali ha vinto 46 gare e 4 Mondiali.
Si parte con il "brutto anattroccolo" del 2004, si passa a quello che secondo
Rossi è il modello migliore mai prodotto dal scuderia dei tre diapason (2005, M1 da 1000cc) alle
M1 più sfortunate (2006/07) fino ad arrivare ai prototipi di riferimento in MotoGp; gioielli a due ruote con motore da 800cc, che dopo un avvio stentato hanno portato ad Iwata il titolo piloti, team e costruttori negli ultimi tre anni. E in mezzo tante osservazioni argute, ironiche e interessanti sul cambio di cilindrata, la ciclistica, l'abuso di elettronica e molto altro.
Detto ciò,
Rossi si è preparato al distacco con la
Yamaha da tempo; ha deciso di cambiare aria quando non si è sentito più indispensabile all'interno della squadra. Quella di passare in Ducati, è stata una scelta emotiva, umana, non tecnica che VR46 ha già digerito e metabolizzato:"
Di certo a Valencia non mi metterò a piangere" ha puntualizzato all'
Estoril. Però, quando il fenomeno ci racconta le "sue" M1 le mani sfiorano le carene, gli occhi azzurri brillano ed i pensieri corrono ai trionfi
Welkom, Laguna Seca, Montmelò, Motegi, solo per citare le vittorie più spettacolari.
I video hanno supportato la conferenza stampa Yamaha, presieduta da
Furusawa, garante tecnico ed anello di congiunzione tra il Dottore e la casa Giapponese nelle ultime sette stagioni, durante la consueta cena di fine anno a Valencia, dove il Team d'Iwata è solito descrivere i progressi della sua moto. Più che logico che il compito sia stato affidato a
Valentino, l'artefice del progresso, che come vedrete dai filmati, ha svezzato con minuziosità ed un know-how unico e impareggiabile, il prototipo che fino al 2004 era dotato di un motore ruggente e poco altro.
Valentino, sebbene l'evento fosse organizzato nell'hospitality dove mangia, parla e gioca a biliardino, era presente solo in pixel. Tante le sfumature da cogliere, ed è possibile che in Yamaha, osservando la gestualità e la passione di Rossi mentre racconta le sue "amate", non abbiano la mente piena di punti interrogativi.
buona visione!
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