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Valentino rifiuta la stretta di mano di Marquez: "Non ce n'è bisogno, non c'è problema"

Nella conferenza stampa Dorna c'è stato un siparietto che la dice lunga su quali sono i rapporti fra i due assi della MotoGP. Lo spagnolo sperava di temperare gli animi nella "tana del lupo" e Valentino ha voluto rimarcare la distanza fra i due.

Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing, Marc Marquez, Repsol Honda Team

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing, Marc Marquez, Repsol Honda Team
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing, Marc Marquez, Repsol Honda Team
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing, Marc Marquez, Repsol Honda Team
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing

Ha rifiutato la stretta di mano di Marc Marquez. Valentino Rossi è stato lapidario: "Non abbiamo bisogno di stringerci la mano, perché non c'è il problema”. Il Dottore nella conferenza stampa di Misano se la rideva sotto i baffi per aver messo in difficoltà il leader del mondiale che, sapendo di affrontare un weekend nella “tana del lupo”, ha provato a ridurre la pressione su di lui cercando una... pace armata.

Lo spagnolo ha teso la mano, ma Valentino che era seduto al suo fianco al centro del tavolo della conferenza romagnola, non ha voluto suggellare una situazione nella quale non crede e ha preferito aprire un nuovo solco profondo fra i due.

Se Rossi è parso impassibile al teatrino, chi è rimasto spaesato è stato Marc con lo sguardo perso nel nulla per qualche lungo istante. Rideva in modo isterico, forse consapevole di essere finito in una situazione che non è ancora maturata e, forse, mai maturerà…

Valentino a conferenza conclusa ha commentato…
“Forse è perché è stato dal Papa. Mi è sembrato John Belushi nel film Blues Brothers quando va in chiesa e vede la luce. Mi dispiace, ma io sono libero di decidere, e la nostra relazione non è una cosa importante, è una cosa fra noi due. Siamo due piloti, corriamo insieme e l’importante è essere tranquilli per fare bene il proprio mestiere. Questo è quello che conta, per il resto si perde solo del tempo a parlarne”.

Punto e a capo. Dunque Misano…
"Sì, sono molto felice di tornare a Misano perché è la gara più importante della stagione, insieme al Mugello, la più speciale, anche per tutti i tifosi. Forse conta di più perché sono molto vicino a casa mia”.

“L'anno scorso è stato un vero peccato non esserci perché ho avuto un infortunio una settimana prima e non è stato facile seguire la gara da casa: sono molto felice di essere qui”.

Arrivi in Romagna dai test di Aragon…
"E’ stato sicuramente un test importante perché è sempre una pista difficile per me e per la Yamaha. Ma dobbiamo vedere cosa succederà nel weekend di gara, quando saremo in mezzo a tutti gli altri ragazzi che vanno forte per capire dove siamo arrivati”.

 Ti ricordi la prima volta a Misano?
"Sì, è stato alla fine del ‘92 ed era la prima volta che usavo una moto in circuito. La pista era molto diversa, perché si girava al contrario ed era più corta. Mi ricordo quel giorno come una grande emozione: ero su una Cagiva 125 ed era molto piccola, mentre indossavo una vecchia tuta di Graziano. Da quel momento ho capito quello che volevoo fare per tutta la vita, perché è perché è stato come entrare in un'altra dimensione”.

Domani debutta Ponnson con la moto di Tito Rabat: non ha mai girato con una MotoGP. C’è un problema di sicurezza?
"Sì, anche se io non lo conosco. Guidare una MotoGP per la prima volta in un weekend di gara, per me, non è una grande idea. Deve imparare a usare i freni, le gomme, forse non arriva nella condizione più sicura. Dobbiamo stare attenti. Non lo conosco, e magari è bravo e veloce. Vedremo domani…”.

Ci sarà una bella sfida con le Ducati? 
"Penso che la battaglia tra Jorge e Dovi sia la ragione per cui le Ducati sono così veloci. Il compagno di squadra è sempre il primo avversario da battere e poi stanno andando forte e in campionato sono separati solo da un punto. La moto funziona molto bene, e stanno migliorando gara dopo gara perché vogliono vincere il campionato. Cercherò di difendermi…”.

Dopo gli eventi di Silverstone è giusto pensare a ridare vita ad un’associazione piloti?
"Penso che la commissione di sicurezza rappresenti l'associazione piloti in modo moderno, perché insieme parliamo dei motivi di sicurezza. Negli ultimi periodi molti piloti partecipano alla commissione di sicurezza, quindi va bene così. A proposito di Ponnson ne riparleremo forse domani, perché prima non ha senso giudicare”.

In Gran Bretagna alcuni piloti sono stati invitato a esprimere un parere se correre o no, altri non sono stati interpellati…
“Non c’è stata una buona organizzazione: sarebbe stato facile convocarci tutti. Magari dovremo pensare a creare un gruppo su WhatsApp…”.

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