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Valentino, l'Highlander della MotoGP che continua a stupire

Valentino Rossi ha vinto a Jerez la 113esima gara nel Motomondiale: a 37 anni ha ancora le motivazioni di un giovane. Il "Dottore" è stato l'unico a capire come interpretare le gomme Michelin con il caldo e ha dominato dalla pole.

Winner Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing

Yamaha MotoGP

Podium: winner Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Winner Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Winner Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing, second place Jorge Lorenzo, Yamaha Factory Racing cel
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Podium: winner Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Winner Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing celebrates with the team
Winner Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing with fans
Podium: winner Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Podio: il vincitore Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing leads at the start
Podium: winner Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing, second place Jorge Lorenzo, Yamaha Factory Ra
Il vincitore, Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing, festeggia con i fan
Polesitter Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Polesitter Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing with Silvano Galbusera and Luca Cadalora
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Podium: winner Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing, second place Jorge Lorenzo, Yamaha Factory Ra

Valentino Rossi è un highlander. Vent’anni fa vinceva la sua prima gara nel Motomondiale a Brno in classe 125: aveva appena 17 anni quando ha iniziato un’inarrestabile ascesa che lo ha portato due decenni dopo ad essere ancora il “Re” della MotoGP. Ieri le ha suonate agli spagnoli proprio nel loro tempio che è Jerez. Jorge Lorenzo e Marc Marquez ne sono usciti non solo battuti, ma surclassati.

Abbiamo scritto tutti che il mondiale perso nel finale tempestoso del 2015 era l’ultima occasione per centrare il decimo titolo iridato e che il Dottore dopo la batosta di Valencia avrebbe iniziato la sua parabola discendente. Ma proprio Valentino, alla quarta gara della stagione 2016, ha voluto ribadire che lui c’è e non ha ancora alcuna intenzione di cedere lo scettro del regnante nel mondo delle due ruote.

È un dato di fatto che deve essere ben chiaro a tifosi e detrattori. Anche se sono sette anni che non vince un titolo mondiale è sempre e solo lui il “sole” intorno al quale s’illumina la MotoGP. Senza Rossi non ci sarebbe la casalinga di Voghera a guardare in tv il Motomondiale su Canale 8, il canale di Sky sul digitale terrestre che trasmette in chiaro la differita della MotoGP tre ore dopo il peana in diretta di Guido Meda. La pole position (fatto raro per il marchigiano) era già una promessa di spettacolo. E Valentino ha mantenuto viva l’attesa, regalandoci una gara capolavoro.

Ezpeleta deve fare un monumento a Vale

Gli avversari in 20 anni si sono succeduti, ma solo Rossi resta. Unico e monolitico. Questo è il caposaldo su cui si regge l’intero sistema. E ne è perfettamente consapevole Carmelo Ezpeleta, il padre-padrone della Dorna, che campa da anni grazie alla straripante capacità comunicativa del campione di Tavullia che a 37 anni ha ancora le motivazioni di un ragazzo alle prime armi, come il giovane Bulega che sta crescendo bene nel suo team Sky di Moto3.

La vittoria numero 113 di Jerez non è stata frutto di politica, di complottismo ma solo di gran classe. Pole position, giro veloce in gara, successo: Hat trick! Un dominio che va oltre i numeri e le parole. Se Jorge Lorenzo e Marc Marquez speravano di aver disarcionato il “mito” si sono sbagliati di grosso. Dovranno fare i conti ancora con lui, anche se il “Dottore” è consapevole di non essere più veloce dei due spagnoli.

La grande forza sta nella consapevolezza

In questo momento è questa la sua forza: la consapevolezza. Valentino sa che ogni volta che il talento potrà sopperire all’esasperazione tecnica sarà lì pronto a gettare il suo guanto di sfida. E ci auguriamo che le scorie del 2015 non abbiano a inquinare una stagione che si preannuncia viva come la precedente.

Il passaggio dalle gomme Bridgestone a quelle Michelin è uno di quei cambiamenti epocali. La Casa di Clermont Ferrand sta prendendo le misure ad una MotoGP che è in rapida evoluzione. Con gli pneumatici francesi bisogna cambiare il modo di guidare. C’è chi l’ha capito prima di altri. I capitomboli dell’inverno per l’anteriore che non aveva grip sono spariti con la nuova gomma più larga, ma a Jerez ad andare in crisi con l’aumento delle temperature è stata la posteriore. Una brutta sorpresa, visto che quel pneumatico sembrava il punto fermo intorno al quale impostare il lavoro di sviluppo dei tecnici francesi.

A Jerez è l’unico che ha capito le Michelin

Proprio Valentino aveva detto scherzando a inizio stagione: “L’ideale in MotoGp sarebbe avere l’anteriore Bridgestone con il posteriore Michelin che ha un grip fantastico”. E il “Dottore” ha capito prima di tutti gli altri che trovare il giusto bilanciamento fra davanti e dietro è una delle cosa più difficili per un fornitore di gomme. A Jerez con l’anteriore rivisto è stato proprio il posteriore a risentirne.

Il “vecchio lupo”, infatti, ha fiutato la pista giusta: non aveva senso incaponirsi nel cercare la migliore prestazione assoluta, ma ha lavorato sulla migliore prestazione media. Vale a dire cercando l’assetto più adatto con pneumatici usati, per combattere quella maledetta tendenza al pattinamento del posteriore anche a ruote dritte.

L’assetto è stato fatto sulle gomme usate

Un fatto insolito che ha mandato in confusione tanto Jorge Lorenzo che Marc Marquez. Anziché spingersi al limite della moto, Rossi ha lavorato sui vincoli della gomma. Trovando una quadra che alla fine gli ha permesso di firmare anche la pole position, ammutolendo gli specialisti del giro secco. In condizioni normali Valentino fa più fatica a sfidare i due iberici (Pedrosa ormai si è perso in un tunnel senza luce), ma non appena le condizioni cambiano e diventano meno programmabili, ecco che viene fuori Lui.

Ha rinunciato a qualche cavallo del motore Yamaha con una regolazione del traction control più “gentile” e ha visto lungo lavorando sulle gomme usate: Jorge Lorenzo si è lamentato dello spinning sul dritto come se stesse guidando sul bagnato. Marc Marquez, una volta tanto, ha capito che era meglio portare a casa un terzo posto che una caduta, allontanandosi sempre più dalle due imprendibili M1, ma restando in vetta alla classifica iridata.

Un Gp più lento di 31 secondi rispetto al 2015!

Quella di Jerez è stata una gara strana: se in Qatar il Gp si era concluso con un tempo di 7 secondi minore di quello dello scorso anno, mostrando un potenziale enorme delle gomme Michelin, in Andalusia si è scoperto il rovescio della medaglia con una corsa che è stata più lenta di 31 secondi rispetto al 2015: più di un secondo al giro! È evidente che c’è qualcosa che non ha funzionato a dovere, ma l’unico che ha capito cosa fare è stato Valentino con il capotecnico Silvano Galbusera. E insieme hanno costruito un capolavoro.

I tifosi del “Dottore” si augurano che sia l’inizio di una cavalcata che può essere iridata, specie ora che Jorge Lorenzo ha annunciato ufficialmente che toglierà il disturbo dalla Yamaha a fine anno per andare alla Ducati. È vero, il maiorchino ci ha messo le palle rispondendo alla sollecitazione lanciata proprio da Vale, ma da ieri rischia di sentirsi intruso in casa propria, perché il team capeggiato da Lin jarvis si è stretto intorno a Rossi, l’Highlander, per cui sarà ancora più difficile la vita per lo spagnolo che resta il grande favorito per il titolo.

Vuole il record di vittorie di Agostini?

La nona affermazione di Valentino a Jerez (1 in 125, 1 in 250 e 7 fra 500 e MotoGP) farebbe pensare che l’età non conta, ma il marchigiano è troppo intelligente per non sapere che deve centellinare le sue forze per arginare il nuovo che avanza. Tanto più che il record di successi di Giacomo Agostini (123 vittorie) che sembrava un muro non scalabile per nessuno, tiene il campione di Tavullia a una distanza di dieci lunghezze che non sembra più siderale avendo davanti a sé tre anni di tempo per abbatterlo. Forse sarà più “facile” battere quel primato che centrare il decimo titolo. Ma con Valentino tutto può succedere…

 

 

 

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