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Taramasso: "Nel test con la gomma 2020 ci interessa la durata"

Il responsabile della Michelin in MotoGP ci ha presentato le insidie del weekend di Phillip Island, con un occhio di riguardo per il test di 20 minuti fissato per venerdì, nel quale dovrà essere validata definitivamente la costruzione posteriore 2020.

Piero Taramasso, Michelin

Foto di: Michelin Sport

Phillip Island è la pista più amata da quasi tutti i piloti del Motomondiale, ma è anche la più temuta dai fornitori di pneumatici e basta scambiare due chiacchiere con Piero Taramasso, responsabile Michelin in MotoGP, per rendersene conto. La conformazione del tracciato australiano, con tante curve veloci a sinistra e poche pieghe lente a destra, richiede delle gomme specifiche, che sappiano adattarsi allo stesso tempo sia alle alte che alle basse temperature, visto che in questa fase dell'anno possono presentarsi entrambe in Australia.

I tecnici dell’azienda francese, dunque, sono chiamati ad un lavoro che non è per niente semplice, ma soprattutto questo weekend avranno un’altra prova molto importante: nella giornata di venerdì è stata fissata una sessione extra di 20 minuti per valutare in condizioni più critiche la costruzione della gomma posteriore pensata per il 2020, che fino a qui ha dato riscontri più che positivi nei test svolti sui tracciati europei, ma ha bisogno di un vero e proprio "hard test" per essere validata definitivamente. Una prova fondamentale per il prossimo anno, che però dipenderà anche dalle condizioni meteo, che si preannunciano piuttosto burrascose per venerdì e sabato.

"Phillip Island è la pista più esigente del Mondiale dal punto di vista delle gomme. Ci sono sette curve a sinistra e cinque a destra e in quelle a sinistra si sta veramente tanto tempo piegati. Questo genera tanta temperatura, soprattutto sulla gomma posteriore. Sull'anteriore invece la situazione è un po' all'opposto, perché c'è solamente una staccata importante. Il risultato è che si stressa molto la gomma dietro e poco quella davanti" ha spiegato Taramasso a Motorsport.com.

Quindi che tipo di gomme porterete questo fine settimana?
"Ci vogliono delle mescole specifiche per questo circuito, inoltre ci vogliono delle gomme che siano in grado di andare in temperatura rapidamente, perché in questo periodo dell'anno può esserci piuttosto fresco a Phillip Island, ma che allo stesso tempo non risentano troppo dell'innalzamento della temperatura. Per questo abbiamo preparato delle gomme asimmetriche sia all'anteriore che al posteriore, con mescole più rigide sul lato sinistro e più morbide invece su quello destro. Inoltre, in questo caso, la differenza tra un lato e l'altro è molto pronunciata, quasi una mescola extra-hard da una parte ed extra-soft dall'altra. Sono gomme che noi chiamiamo proprio 'Phillip Island', perché non sono adatte a nessun altro circuito al mondo".

Non a caso, avete scelto proprio Phillip Island per il test di delibera definitiva della gomma posteriore 2020...
"Si farà venerdì dopo la FP2 e abbiamo scelto questa pista proprio perché sappiamo che stressa molto la gomma posteriore, quindi per noi fare un test in Australia con i piloti ufficiali è il modo migliore per validare definitivamente questa costruzione che vogliamo introdurre nel 2020. A Brno, a Barcellona e a Misano si è comportata bene, però non sono piste così esigenti come Phillip Island".

Che gomme darete a disposizione dei piloti per questo turno di 20 minuti?
"Abbiamo portato due gomme posteriori per ogni pilota, che potranno scegliere quindi se utilizzare la soft o la media, con le stesse mescole che hanno nell'allocazione per il weekend di gara, in maniera tale da poter fare un confronto diretto. Dopo la FP1 chiederemo ai piloti quale vogliono provare, mentre per l'anteriore gli daremo una gomma in più, che potranno scegliere tra l'intera allocazione, quindi tra soft, media e dura".

Avete dato delle indicazioni anche sul tipo di lavoro richiesto?
"Noi sappiamo già che la performance di questa gomma posteriore è buona, quello che vogliamo valutare a Phillip Island è la durata, quindi chiediamo di fare 11 giri cronometrati di seguito ai piloti. Non hanno bisogno di fare un lavoro di setting, perché avendole già provate su altre piste sanno che regolazioni devono fare sulla moto. Poi non devono farci la gara, quindi noi gli chiediamo di partire con le moto assettate in base ai dati raccolti negli altri test e poi provare a fare questi 10-11 giri cronometrati di fila per valutare al massimo la resistenza della gomma".

Ovviamente però dipenderà tutto dal meteo, perché in caso di pioggia non si potrà procedere...
"Per venerdì purtroppo le previsioni danno un'alta probabilità di pioggia per il pomeriggio. Con la Dorna siamo già d'accordo che, se non dovessimo riuscire a fare il test venerdì, proveremo a spostarlo a sabato. Il problema è che per sabato le previsioni meteo sono addirittura peggiori. Comunque speriamo di riuscire a farlo questo fine settimana, perché al momento non esiste un 'Piano B' e credo che sarebbe molto difficile attuarne uno da qui alla fine della stagione".

Facendo un passo indietro, abbiamo appena messo in archivio il GP del Giappone con l’ennesima vittoria di Marquez. Il bilancio per la Michelin com’è stato?
"Sono contento del weekend di Motegi, perché le gomme che abbiamo portato lavoravano bene quest'anno. Per noi non è un circuito facile, perché ci andiamo solo una volta all'anno per la gara e c'è un asfalto particolare, che offre poco grip sull'asciutto, ma tanto sul bagnato. Quest'anno abbiamo visto fin da subito che il feeling dei piloti era buono sia con l'anteriore che con il posteriore e i tempi erano interessanti fin dal primo giorno. Poi però sabato è arrivata la pioggia, che ci ha permesso di confermare che le nostre gomme da bagnato sono molto buone, perché non ci sono stati problemi e anche i tempi erano positivi. Ma in generale ci sono state solo quattro cadute nell'intero weekend e questo vuol dire che le gomme hanno fatto bene il loro lavoro".

In gara però alcuni piloti che hanno montato la gomma soft non erano troppo soddisfatti...
"Il problema è che poi domenica siamo arrivati alla gara con un solo giorno di lavoro sull'asciutto, quindi i setting delle moto non erano ottimizzati. Tanti hanno scelto la media al posteriore ed alcuni invece hanno optato per la soft. Tra questi, diversi non erano a posto a livello di setting, quindi dopo pochi giri hanno iniziato a sentire la moto che si muoveva ed anche un calo di prestazione della gomma. Questo però secondo me è dovuto solo al poco tempo che hanno avuto a disposizione le squadre per lavorare".

Quindi voi rimanete convinti di aver fatto le scelte più corrette?
"L'anno prossimo ripresenteremo la stessa tipologia di gomme, perché credo che fossero centrate bene per le esigenze della pista giapponese. Inoltre anche i piloti vedevano delle differenze chiare ed evidenti tra i tre tipi di gomma. Da un certo punto di vista, dunque, è stato un weekend un po' sprecato, perché avremmo potuto fare dei tempi migliori e battere tutti i record del tracciato giapponese, ma la pioggia del sabato ce lo ha impedito".

Tra quelli che si sono lamentati delle gomme soft c’è Jack Miller, che però l’aveva scelta anche all’anteriore...
"In realtà Miller dice di aver avuto più problemi con il posteriore, che già dopo 7-8 giri sentiva che iniziava a muoversi, quindi dice che poi con il passare dei giri ha perso potenziale e fiducia. Ma non è stato l'unico, anche Morbidelli non era contento. Ma parliamo di piloti che hanno scelto la soft all'ultimo momento in base alla temperatura e alle condizioni. Però è stata una scelta azzardata, perché quando non hai troppi dati in mano e provi a fare qualcosa di alternativo, può capitare di sbagliare".

E’ curioso invece quello che ha detto Andrea Dovizioso dopo la gara, ovvero che la Ducati farebbe più fatica degli altri con le gomme nuove, venendo invece fuori alla distanza quando si consumano. Come si può spiegare questa cosa?
"In gara, penso che sia anche una questione legata al serbatoio pieno. Già la Ducati non è tra le moto più maneggevoli, quindi potrebbe avere più difficoltà quando è più pesante. Invece, mano a mano che la moto si alleggerisce, forse riescono a sfruttare di più la gomma. Un'altra ragione potrebbe essere che magari hanno bisogno di due o tre giri per portare le gomme nella finestra giusta di temperatura. Onestamente, però, questa cosa è un po' nuova per me".

Piero Taramasso, Michelin

Piero Taramasso, Michelin

Photo by: Michelin

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