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Suzuki resta senza Brivio né tempo per un nuovo team manager

La ricollocazione di Davide Brivio nel team Alpine in Formula 1 lascia Suzuki senza il suo primo candidato a ricoprire il ruolo di team manager. La Casa di Hamamatsu resta senza troppe opzioni per scegliere una figura cardine all’interno di una struttura che ha perso la coesione che l’ha resa campione del mondo.

Sylvain Guintoli, Team Suzuki MotoGP, Takuya Tsuda, Team Suzuki MotoGP

Foto di: MotoGP

Quando Davide Brivio confermò il suo passaggio in Formula 1 a gennaio dello scorso anno, il leader del progetto Suzuki in MotoGP Shinichi Sahara aveva pensato di poter assumere su di sé il ruolo di team manager. Gli sono serviti però pochi mesi per rendersi conto del proprio errore, essendo travolto dai doveri di una figura fondamentale oggigiorno in qualsiasi tipo di gare.

A maggior ragione un team come Suzuki, che al di là delle evidenze – moto e piloti competitivi con uno staff competente – aveva come punto di forza principale l’unione del gruppo umano che lo formava. Con questi ingredienti, Joan Mir era riuscito a riportare ad Hamamatsu il titolo nella classe regina, due decenni dopo l’ultimo mondiale, vinto da Kenny Roberts Jr nel 2000. Resta però molto poco di quella squadra i cui componenti sono ora sconnessi dal vertice, che sembra vivere in un’altra direzione.

“L’addio di Brivio non ci farà perdere il ritmo”, aveva affermato l’ingegnere pochi giorni dopo la conferma del passaggio di Brivio dalla MotoGP alla Formula 1. Un anno dopo, il lavoro principale di Sahara in questa fase è quello di trovare qualcuno che, senza essere Brivio, conduca una nave che ha tutte le carte in regola per tornare a galla, ma è senza un capitano.

A Valencia, durante l’ultima gara della scorsa stagione, Sahara aveva insistito nell’intenzione di firmare un nuovo team manager prima che finisse l’anno. Nei test pre-stagione che si sono svolti a Sepang due settimane fa, il posto continuava a essere vacante e Sahara cercava di correre ai ripari. “Non ho cambiato idea, semplicemente ci sta costando più tempo di quanto immaginassimo. Stiamo ancora negoziando con diversi candidati, ma ancora non abbiamo chiuso un accordo”, affermava a Motorsport.com.

Secondo quanto apprende l’autore di queste righe, Sahara era in attesa di una risposta da parte di Brivio, la cui continuità in Alpine non si poteva dare troppo per scontato, vista la grande ristrutturazione del team francese. Alla fine però, Brivio resterà in qualche modo legato alla squadra transalpina e questo fa sì che Suzuki debba guardare altrove. Il problema è che le alternative sono scarse. In questo senso, il nome di Livio Suppo, che era stato team manager Honda fino all’arrivo di Alberto Puig nel 2018 e ancora prima aveva ricoperto questo ruolo in Ducati, è uno di quelli più citati degli ultimi mesi.

“È molto importante che si chiami qualcuno che svolga questo ruolo. Non solo questo, è importante che ci sia anche un buon rapporto con lui. Il mio rapporto con Davide era eccellente”, commentava Alex Rins 15 giorni fa in Malesia, dove aveva ancora speranze di ritrovare Brivio.

Ad ogni modo, chiunque verrà scelto, se arriva da fuori lo farà tardissimo, perché il campionato inizierà fra meno di tre settimane, e dovendosi adattare. Capire come lavora un team di MotoGP non è semplice, meno quando si tratta di tornare a formare quello che c’era e che aveva portato Suzuki in vetta al mondo. Inoltre, deve farsi carico del rinnovo (o meno) dei piloti, i cui contratti scadono a dicembre di quest’anno e non sono lontani dall’idea di lasciare quella che da squadra più solida del paddock è diventata un box pieno di frustrazioni.

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