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Simulazione MotoGP: a Jerez stress sulle gomme di 60 gradi!

Il tracciato andaluso impegna diversamente le gomme anteriori e le posteriori a causa dello stress termico che si distribuisce in maniera non uniforme. Puntare sulla mescola dura per il front e sulla media o morbida per il rear potrebbe essere la soluzione giusta. Ecco le indicazioni emerse dalle simulazione dei tecnici Megaride.

Temperatura degli pneumatici nel giro lanciato

Temperatura degli pneumatici nel giro lanciato

MegaRide

La MotoGP torna in Andalusia e a differenza della passata stagione team e piloti potranno mettere da parte i ventagli e preoccuparsi un po’ meno del surriscaldamento delle gomme. Lo scorso anno, infatti, a Jerez si corse in luglio con temperature abbastanza alte, decisamente superiori a quelle attese per questo week-end.

Ma non c’è da stare tranquilli e rilassarsi: le squadre dovranno comunque fare molta attenzione alla strategia di utilizzo degli pneumatici e al set-up ottimale, in quello che resta uno dei tracciati più duri della stagione, caratterizzato da 13 curve veloci e 2 brevi rettilinei che si alternano su una pista abbastanza breve, appena 4,4 chilometri, incastonati tra le colline andaluse.

Non a caso, il circuito di Jerez è famoso per le staccate, di cui due sono tra le più impegnative dell’intero mondiale e con notevole stress termico per le gomme, come segnalano gli ingegneri di MegaRide.

Si tratta della prima curva, dove si passa da 278 km/h a 105 km/h e della sesta, nella quale si precipita da 288 km/h a 87 km/h. A soffrire di più in questi casi sono gli pneumatici anteriori, che patiscono un aumento della temperatura soprattutto nelle parti (rib, come le chiamano in gergo i gommisti) poste al centro, dove l’incremento può essere di oltre 60 °C.

Incremento termico della gomma anteriore e posteriore nelle curve 11 e 12 di Jerez

Incremento termico della gomma anteriore e posteriore nelle curve 11 e 12 di Jerez

Photo by: MegaRide

Ma se le anteriori sono chiamate al super lavoro in quelle sezioni del circuito, ce n’è anche per le posteriori nella rapida sequenza di curve 11 e 12, che vanno tenute particolarmente d’occhio.

Come evidenziato dalle simulazioni di MegaRide questo tratto della pista di Jerez sollecita le parti di battistrada più vicine alla spalla destra, surriscaldando localmente il posteriore di oltre 40°C, con un picco estremamente più rapido di quello che si verifica all’anteriore.

Quindi, mentre le gomme davanti sono impegnate molto in longitudine, con effetti anche sul sistema frenante, quelle di dietro sono chiamate a lavorare di più sulla parte prossima alla spalla, il che determina usure profondamente diverse tra posteriore e anteriore.

Ma non basta. A complicare ancora di più la scelta nella strategia gomme più corretta per trarre il massimo dalle mescole Michelin scelte per Jerez, ci si mette anche un altro fenomeno tipico di questo circuito: una bassa dispersione del calore dall’interno della gomma verso l’esterno.

Tale fenomeno, chiamato dagli ingegneri Strain Energy Loss, contribuisce ad ottimizzare il grip ma richiede che le temperature dell’asfalto siano mediamente più alte del solito, anche se non troppo, altrimenti si rischia l’overheating.

Nel maggio andaluso è probabile che si crei la condizione giusta, con grip ottimale e temperature non eccessive.

Ancor più del solito, quindi, l’obiettivo è trovare un buon compromesso tra durata e grip tenendo conto dei differenti stress tra posteriore e anteriore. In linea generale sul front ci si può aspettare una mescola che punti più alla durata, tipo medium se non hard, mentre per il rear forse meglio puntare su medium e addirittura soft per ottenere un maggior grip.

Indovinare la combinazione migliore non è semplice e sarà fondamentale analizzare con cautela i risultati delle simulazioni predittive e delle sessioni di prove libere, che potranno fornire preziose indicazioni sulle condizioni del tracciato durante il fine settimana.

E ovviamente fidarsi molto del feedback e dello stile di guida del pilota, che a rilassarsi e mettersi tranquillo non ci pensa nemmeno. Anche quando non fa troppo caldo ed è circondato dalla malìa delle colline andaluse.

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