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Pirro: "In gara ho capito dove gli altri sono migliori della Ducati"

Michele Pirro, collaudatore promosso da wild card a pilota ufficiale sulla Desmosedici di Iannone, racconta la sua esperienza: "Il rammarico è stato partire male, ma in accelerazione non avevamo il passo per stare con il gruppo davanti".

Michele Pirro, Ducati Team

Michele Pirro, Ducati Team

Gold and Goose / Motorsport Images

Michele Pirro, Ducati Team
Michele Pirro, Ducati Team
Michele Pirro, Ducati Team
Michele Pirro, Ducati Team, Aleix Espargaro, Team Suzuki Ecstar MotoGP
Michele Pirro, Ducati Team
Michele Pirro, Ducati Team, ruota posteriore carenata
Michele Pirro, Ducati Team
Michele Pirro, Ducati Team
Michele Pirro, Ducati Team
Michele Pirro, Ducati Team

Il terzo tempo nel warm up forse aveva acceso delle aspettative. Michele Pirro ci stava prendendo gusto a stare davanti ad Andrea Dovizioso, il pilota ufficiale. Dopo la rinuncia forzata di Iannone, il foggiano è salito sulla Desmosedici del vastese, arpionandoi il quinto tempo in qualifica e la seconda fila in griglia di partenza, proprio davanti al capo squadra romagnolo. Non a caso è considerato il collaudatore più veloce che c'è in circolazione...

La bella favola si è smaterializzata allo spegnimento dei semafori del GP di San Marino: Michele è scattato male e ha concluso il primo giro al nono posto. Roba da mangiarsi il fegato:
“No assolutamente. Cambiando moto non ho trovato il giusto stacco della frizione per partire bene. L’unico rammarico è essere partito male, altrimenti avrei potuto essere più vicino a Dovi e Vinales, ma devo dire che dopo tutto quello che è successo sabato, è stato un weekend positivo e ringrazio la Ducati per la grande opportunità che mi ha dato”.

Alla fine è arrivato un settimo posto a soli tre secondi da Dovizioso, ma a ventidue da Pedrosa…
“E’ stata una gara molto veloce, nella quale si è tenuto sempre un ritmo molto alto. Ho cercato di non commettere errori o di far danni, ma ho avuto modo di vedere le aree dove dobbiamo migliorare la moto per l’anno prossimo”.

Sulla Desmosedici avevi dei particolari sperimentali?
“La moto che ho usato in gara era quella di Iannone, anche se dotata di qualche particolare da provare con l’obiettivo di fare dei chilometri e abbiamo cercato di affinare l’elettronica, altrimenti era una moto piuttosto standard. Devo dire che ha funzionato tutto e non c’è stato alcun problema”.

E, quindi, come va letta la tua gara?
“La cosa importante è che abbiamo raccolto delle informazioni Importanti dopo aver fatto la gara con i migliori. Mi è servito per capire su cosa dobbiamo migliorare per dare informazioni utili a Gigi e ai ragazzi. Nel warm up ho girato con Valentino e abbiamo capito che ci sono delle aree sulle quali lavorare…”.

Sei stato l’unico con Pedrosa che ha vinto la gara ad aver scelto la gomma con la mescola più morbida…
“Ho scelto la mescola morbida solo perché era la gomma con la quale avevo girato nei giorni precedenti e fra cambi di moto e di box era meglio non aggiungere altre variabili, creando del casino, ho preferito concentrarmi sul resto. Altrimenti avrei finito solo di provare delle gomme e non era quella la nostra finalità. Sapevamo che potevo fare la gara con queste coperture e non sono state un problema”.

Le difficoltà Ducati nelle parti lente sono evidenti: si tratta del solito problema che vi trascinate da anni, quindi è immaginabile che sia complicato trovare una soluzione…
“No, diciamo che abbiamo delle difficoltà. Nel tratto veloce ero fra quelli che andavano più forte. Fare una moto che va bene in tutte le aree non è facile. Questo weekend è stato utile per me perché ho capito dove hanno un vantaggio gli altri”.

“I problemi li abbiamo in accelerazione, quando prendi il gas in mano e fai fatica a girare e ogni volta che c’è da tornare indietro. Questo per me è stato il limite più grosso, perché bastavano due o tre decimi di passo per fare un’altra gara”.

E allora la prestazione nel warm up come può essere spiegata?
“Misano è un circuito particolare: noi abbiamo accusato l’aumento delle temperature nel pomeriggio, perché se fossero rimaste quelle della mattina quando c’era più grip, credo che la differenza sarebbe stata minore. Quando diminuisce il grip, il nostro gap aumenta. Nel warm up avevamo il passo per fare il podio: gli altri hanno mantenuto quel ritmo, mentre noi siamo andati più piano. In quelle condizioni diventa difficile cercare di recuperare, anche se in frenata e nelle percorrenze eravamo veloci”.

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