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Petrucci : “Dovi si è offerto subito di aiutarmi: perché non lavoriamo insieme?”

Trasferitosi a Forlì per essere più vicino alla Ducati e a un compagno di squadra con il quale ha trovato un'ottima intesa, Danilo si pone due obiettivi: migliorare per l'ennesimo anno in MotoGP e meritare la riconferma nel 2020...

Danilo Petrucci, Ducati Team

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Ducati Corse

Danilo Petrucci, Ducati Team
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Danilo Petrucci, Ducati Team

Una Ducati dal grande potenziale e dalla bellissima livrea scarlatta, che ha fatto innamorare i presenti al vernissage ufficiale di Neuchâtel, in Svizzera; la nuova sponsorizzazione della Philip Morris con il brand “culturale” Mission Winnow; e, dulcis in fundo, l'eliminazione dell'ingombrante quanto velocissimo Jorge Lorenzo. What else? Un nuovo pilota...

Davanti a sé, Danilo Petrucci ha un'intera stagione di MotoGP di rosso vestita per sbocciare definitivamente. Un solo anno di contratto con la Casa di Borgo Panigale, a onor del vero, ma che il rider ternano, classe 1990, reputa sufficiente per alzare ancora l'asticella della competitività, come peraltro gli capita stagione dopo stagione da quando è sbarcato nella MotoGP... 

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“È emozionante ed è l'inizio di un nuovo ciclo, come lo fu il mio approdo in MotoGP, salvo magari all'epoca scoprire che ero... ultimo. Ho faticato tantissimo per arrivare qui. Questa volta, invece, dopo sette anni nella categoria, voglio dare tutto me stesso per dimostrare di poter essere un pilota ufficiale. Devo ammettere di essere molto più sereno di quanto mi aspettassi, nella consapevolezza di essere migliorato, sempre cresciuto anno dopo anno: per questo, io ho la coscienza abbastanza pulita”.

E ancora: “Nell'ultima stagione, non ho necessariamente lavorato di più, ma meglio. E continuare a farlo accanto a Dovizioso credo che mi possa aiutare parecchio. Mi ha elargito tanti consigli utili. Me li darà ancora, perché abbiamo bisogno l'uno dell'altro, ci 'serviamo' a vicenda. Credo che sia una cosa abbastanza inedita in MotoGP che due compagni di squadra lavorino insieme, si frequentino e abbiano anche un buon rapporto”.

È chiaro a tutti che cosa possa dare a te Dovi sotto molteplici punti di vista, ma che cosa puoi erogare tu a lui?
“A dire la verità, io stesso ho chiesto ad Andrea perché mi stesse fornendo tanti consigli utili, perché mi stesse svelando i suoi segreti. Lui mi ha risposto di avere accettato di farlo per il fatto di essere... 'egoista'. Mi ha confidato di vedere in me un grosso potenziale e di avere bisogno del mio contributo. 'Tante volte io sarò in difficoltà e magari tu no; di conseguenza ho bisogno di un compagno di squadra forte, che mi faccia vedere come si possano fare le cose diversamente. Qualcuno che mi stimoli, anche con la moto da Cross, quando andiamo ad allenarci insieme'. È sempre una sfida la nostra, un target. Il bello è che me lo ha chiesto lui. 'Ti va di migliorare? Se fai bene quest'anno, ti potrebbe cambiare la vita'. Non avendo nulla da perdere, la mia risposta è arrivata immediatamente: 'certo!'”.

“Mi sono trasferito a Forlì, ho cambiato metodo di preparazione, ho un nuovo psicologo cileno, mi alleno in maniera differente: non di più, bensì meglio. Ero già abbastanza a posto per quanto riguarda la capacità di reazione, i riflessi e la concentrazione, ma con il mental coach abbiano iniziato a lavorare sulle emozioni, cercando di ovviare a quelle situazioni in cui vedi tutto nero. Piove? Non è un problema: hai tempo per te stesso, per leggere un libro, per completare una commissione rimasta in sospeso a casa. Il cervello va allenato come qualsiasi altro organo. Se non fai che lamentarti, ti concentri ossessivamente sull'1 per cento delle cose che vanno male anziché sul 99 che funziona. 'Va bene, ma...'. 'Sono contento, però...'. Invece, dovremmo cercare di ottenere il massimo con ciò che abbiamo dove siamo, nel 'qui e ora'. Mi è stato inoltre domandato, a un certo punto: 'Pensi di doverti allenare per le Olimpiadi o per la MotoGP?'. Questo perché per me era normale affrontare anche tre ore di training intensivo al giorno. Mi è stato però spiegato, proprio da Dovi, che avrei dovuto concentrarmi 'sulla qualità' e non 'sulla quantità' della preparazione fisica, focalizzandomi su ciò che mi serviva davvero. Alcune volte arrivato già stanco al week end di gara. Oggi sono regolarmente controllato da professionisti e tutte le persone che mi sono vicine vedono in me un netto miglioramento. Io ancora non posso dirlo, ma dovrò farlo vedere in pista quest'anno...”.

Non ti dà fastidio essere considerato un po' 'lo scudiero' di Dovizioso?
"Da fuori, potrebbe sembrare che lo sia, ma non è così. Le corse in pista sono una cosa ben diversa. Ciascuno farà la propria gara, ma un conto è lavorare accanto a un avversario che abita il tuo stesso box, un altro interagire con un pilota che è il tuo primo alleato. Come abbiamo già fatto nei primi test, dividersi il lavoro, scambiarsi opinioni è molto importante. Se sarò il suo 'scudiero', questo ovviamente non lo so ancora, ma non è che la cosa mi darebbe fastidio. Dovizioso è da due anni che si gioca il Mondiale, mentre io soltanto l'anno scorso ho lottato davanti e ciò nonostante non sono riuscito a finire nei primi cinque. Ero molto lontano da lì, ragione per cui nel 2019 dovrò essere più vicino. Io e lui abbiamo due target diversi, ciascuno il proprio: il mio è quello di continuare ad essere un pilota ufficiale per molte stagioni, il suo quello di centrare il titolo. Non è comunque che io difenderò in gara Andrea da Marquez, non è il mio compito: come già detto, ciascuno farà la propria corsa...”.

Che cosa ti manca per rompere il ghiaccio, per vincere la tua prima gara?
“Sarebbe ora... Che cosa mi manca? Se pensiamo all'ultima stagione, sono arrivato vicino al successo soltanto una volta, mentre nel 2017 è capitato in più occasioni. Tante volte sono arrivato a mezzo secondo dal podio. Quando mi sono interrogato su che cosa mi sia mancato, ho compreso che mi sono sfuggiti i dettagli. È mancato arrivare alle gare con le idee molto più chiare, in primis sul set-up della moto. Devo crescere in termini di fiducia in me stesso. Rispetto a Dovi, nel 2018 cambiavo più spesso l'assetto del mezzo meccanico perché non mi sentivo a mio agio. Magari anche lui era in difficoltà, eppure finiva con l'abituarsi a guidare la sua moto così com'era: per me, non riuscire ad andare più forte rappresentava un limite. Alla fine vedevi che la sua esperienza, la sua consapevolezza lo avevano aiutato. A me manca spesso 'l'ultimo miglio', il fatto arrivare al giorno della corsa 'più pronto', avendo lavorando essenzialmente su me stesso. È chiaro che per farlo devi operare almeno da una base del 98 per cento, perché va da sé che non si possa migliorare quando si prendono due secondi al giro...”.

Non potrebbe essere un limite il fatto di avere un solo anno di contratto con la Ducati? Il 2019 potrebbe essere l'anno decisivo di una carriera...
“Perché, l'anno scorso non è stato così? E il prossimo ancora? La verità è che tutti gli anni sono decisivi nella vita agonistica di un pilota. È una domanda giusta, per carità, ma anche nel caso venissi confermato per un'altra stagione ci sarebbero tutti gli altri rider con l'accordo in scadenza. È una situazione che ho già vissuto nel 2015, per certi versi. Io sono migliorato ogni anno da quando sono in MotoGP e voglio farlo anche adesso. È chiaro che sono in una squadra che ha obiettivi molto seri. Questo non significa che mi sia stato chiesto di essere terzo anziché quinto nella classifica finale per meritare la conferma. Con una Ducati ufficiale, ti puoi giocare il Mondiale e puoi vincere delle gare, questo è ovvio. Cercherò di stare davanti il più spesso possibile. Il mio scopo è quello di essere soddisfatto a fine stagione, il che non è mai un'impresa facile. Se alla fine del 2019 sarò contento, vorrà dire che mi rinnoveranno il contratto. Però, non vivo tale situazione come un'ansia. Già tutti sanno ciò di cui sono capace, debbo soltanto mettere insieme le tessere del mosaico. Non è facile, ma con l'aiuto di tante persone del reparto corse e con quello di Andrea (Dovizioso, ndr) stimo di potercela fare. Sono stato nella sede della squadra negli ultimi due mesi, da novembre a oggi, come mai mi era accaduto nei quattro anni precedenti. Ieri (17 gennaio, ndr), aprendo la porta del reparto corse, ho visto casualmente la mia Desmosedici da gara accendersi per la prima volta! Riassumendo, in me la velocità c'è; è mancata la costanza di lottare per i primi cinque in tutte le gare...”. 

 

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