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Analisi

MotoGP | Perché Yamaha non ha imparato dagli errori di Honda e Suzuki

Il poco sviluppo sulla moto di quest'anno che ha portato la Yamaha al suo peggior inizio in 16 anni, segue un modello che recentemente ha colpito anche Honda e Suzuki, gli altri due marchi giapponesi del Mondiale MotoGP.

Franco Morbidelli, Yamaha Factory Racing

Foto di: MotoGP

A Losail, nella prima gara del 2022, Fabio Quartararo ha tagliato il traguardo al nono posto, staccato di dieci secondo e mezzo dal vincitore Enea Bastianini. Il campione del mondo in carica è stat il primo tra i piloti della Casa di Iwata in una giornata nera che ha confermato, quasi crudelmente, le previsioni che erano state fatte durante i test pre-campionato.

Questo risultato certifica il peggior inizio di stagione della Yamaha dalla stagione 2006. In quell'occasione, però, l'11° posto di Colin Edwards a Jerez, sarebbe stato sicuramente battuto da Valentino Rossi se il pilota di Tavullia non fosse stato centrato e steso da Toni Elias alla prima curva della gara.

La situazione di questo fine settimana in Qatar è molto più preoccupante di quella di 16 anni fa, viste le posizioni in cui hanno tagliato il traguardo le M1: Franco Morbidelli 11°, 16 secondi dietro al vincitore e sei dietro a Quartararo; Andrea Dovizioso 14°, a 27 secondi da Bastianini, e Darryn Binder 16°, a 14 secondi dal compagno di squadra.

Questa debacle per il costruttore di Iwata è solo la materializzazione delle preoccupazioni di "El Diablo", che già a novembre aveva lanciato l'allarme sulla mancanza di "muscoli" del prototipo 2022. Con i motori che non si possono toccare fino a fine stagione, sarà difficile trarre qualcosa dal punto di vista delle velocità di punta, che vedono sempre le Yamaha in coda al gruppo.

Franco Morbidelli, Yamaha Factory Racing

Franco Morbidelli, Yamaha Factory Racing

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

A questo si aggiunge che la M1 ha molto drag, problema che probabilmente non sarà corretto fino al Mugello, quando, secondo quanto anticipato da Quartararo, sarà introdotto l'aggiornamento aerodinamico consentito dal regolamento. Tutto questo porta alla conclusione che la Yamaha abbia un po' dormito quest'inverno, non facendo un lavoro all'altezza di quello della maggior parte dei suoi rivali.

Per una squadra sedersi un minimo sugli allori dopo aver raggiunto un obiettivo importante come quello del 2021 è comprensibile. A differenza di altre discipline, però, la ragione del rallentamento dell'evoluzione della Yamaha non sembra essere una questione legata al rilassamento della sua divisione tecnica, quando una questione di conservatorismo.

In un certo senso, è comprensibile che una moto capace di vincere un terzo dei 18 Gran Premi disputati non richieda un aggiornamento importante come quelle della concorrenza. Questa impressione è confermata anche da due esempi consecutivi nella storia più recente che, per coincidenza, ha coinvolto altre due aziende giapponesi: Suzuki e Honda. E in parte testimonia l'approccio differente dei tecnici europei rispetto a quelli giapponesi.

"Se una moto vince, le aziende giapponesi sono molto caute quando si tratta di pianificare il modello dell'anno successivo", ha detto a Motorsport.com un rinomato tecnico Yamaha, che ha avuto anche un'esperienza in Honda. Un altro ingegnere, che ha lavorato per due dei tre costruttori giapponesi negli ultimi dieci anni e che ora lavora per uno di quelli europei, è d'accordo con lui.

"I marchi giapponesi vanno per gradi, soprattutto se le loro moto vanno bene. E' la parte europea del team, che gestisce la divisione racing, che mette fretta. Ed è questo che bilancia le cose. In Ducati, Aprilia e KTM, invece, ci sono momento in cui si esagera con la quantità di cose da provare, e questo può portare a perdersi. Considerate, per esempio, cosa sta succedendo alla Ducati", ha detto questa fonte, che si riferisce al bivio a cui si trova il reparto corse di Borgo Panigale, con le diverse strade di sviluppo che ha intrapreso.

"E' chiaro che il lavoro che è stato fatto quest'inverno sul motore non ha dato i risultati sperati. Credo che ci abbiano provato, ma non ha funzionato", ha detto Quartararo a chi scrive a Lusail. La frustrazione che attanaglia il francese ha molte somiglianze con quella sofferta da Joan Mir nella passata stagione.

Fabio Quartararo, Yamaha Factory Racing

Fabio Quartararo, Yamaha Factory Racing

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Come il ragazzo di Nizza al momento, il maiorchino ha visto la Suzuki in ritardo in termini di sviluppo nel 2021, al punto di non permettergli di provare a difendere il titolo conquistato nel 2020. "Suzuki deve lavorare di più di quello che sta facendo", ha ripetuto Mir in diverse occasioni nel 2021.

Lo spagnolo, che ha flirtato con la possibilità di un cambio di casacca se da Hamamatsu non fosse arrivata una reazione, pare soddisfatto dei miglioramenti apportati alla GSX-RR, soprattutto in termini di velocità massima, al punto che ha dichiarato pubblicamente la sua intenzione di rinnovare con l'azienda della Grande S.

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Se la storia della Suzuki è abbastanza significativa, lo è ancora di più quella della Honda, che ha capito la necessità di trasformare la RC213V solo quando Marc Marquez è uscito di scena per infortunio, e il gigante delle due ruote ha vissuto il periodo peggiore della sua storia. Dopo nove mesi di stop per un infortunio al braccio destro, lo spagnolo è rientrato alla terza gara del 2021, riuscendo poi a conquistare tre vittorie.

"Se avessi vinto cinque o sei gare, la Honda non avrebbe cambiato la moto. Questo rinnovamento viene dalla mancanza di risultati. Nel 2018 e nel 2019 i problemi c'erano, ma sono riuscito a vincere il Mondiale. Questo è il punto", ha riconosciuto Marquez in una recente chiacchierata con Motorsport.com. "Molte volte abbiamo avuto la sensazione che la nuova moto avesse solo un piccolo cambiamento nella livrea", ha detto una voce autorevole della HRC riguardo al recente passato.

Fabio Quartararo, Yamaha Factory Racing

Fabio Quartararo, Yamaha Factory Racing

Photo by: Akhil Puthiyedath

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