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Analisi

MotoGP | Perché Bagnaia ha più carattere di quanto si possa pensare

Il coraggio dimostrato da Pecco Bagnaia nel rottamare l'ultima versione del motore sviluppato dalla Ducati per la scorsa stagione dimostra la personalità del nuovo campione del mondo della MotoGP, che preferisce mantenere un profilo più basso rispetto ai suoi predecessori sul trono.

Il campione del Mondo Francesco Bagnaia, Ducati Team

Il campione del Mondo Francesco Bagnaia, Ducati Team

Dorna

A 25 anni, Pecco Bagnaia non è il tipo che fa rumore, ma non per questo è meno efficace. Questo sentimento è stato chiarito dalla vittoria del pilota piemontese nel Campionato del Mondo, il primo in 15 anni e il secondo nella storia della Ducati dopo la vittoria di Casey Stoner nel 2007.

L'italiano è il terzo pilota più popolare sulla griglia di partenza secondo un sondaggio condotto congiuntamente da MotoGP e Motorsport Network, con un campione di oltre 100.000 persone, dietro a Fabio Quartararo (primo) e Marc Marquez (secondo).

A livello sportivo, la rimonta del #63 nel corso della stagione è la metafora perfetta del carattere dell'uomo che ne è stato protagonista; un teorico candidato a lottare per tutto che è passato (troppo) inosservato per tre quarti del campionato, fino a crescere nel momento decisivo per completare l'opera. Tuttavia, questa discrezione non ha nulla a che vedere con l'enorme potenziale nascosto al suo interno.

Anche se non è uno di quelli che alzano la voce, ciò non significa che non sia chiaro, anche se il suo modo di esprimersi si interpreta meglio dai fatti che dalle parole. Nella sua scalata verso la corona, Bagnaia ha preso una serie di decisioni che sottolineano la sua fiducia in se stesso e la sua sicurezza, che sono probabilmente due dei suoi principali punti di forza, oltre al suo evidente talento.

Per l'esempio più significativo, vale la pena tornare indietro di dieci mesi, al primo test dell'anno a Sepang. Lì, il pilota della Ducati si è trovato di fronte a Gigi Dall'Igna per dirgli che il motore che aveva sviluppato per mesi con il suo team di ingegneri e che fino a quel momento sembrava perfetto - "questa moto è pronta per correre", aveva detto Bagnaia dopo i test di novembre a Jerez - improvvisamente aveva smesso di convincerlo.

Soprattutto nella prima parte dell'erogazione della potenza, e che preferiva la versione precedente, con la quale aveva conteso il titolo a Fabio Quartararo nel 2021. Questo dettaglio sottolinea la personalità del pilota torinese, tanto più se si considera che Dall'Igna ha un peso notevole in tutte le questioni che riguardano il marchio di Borgo Panigale. A questo punto vale la pena ricordare i dissapori tra l'ingegnere ed Andrea Dovizioso, quando il forlivese era la punta di diamante del progetto della Rossa, prima che la Ducati gli aprisse la porta d'uscita.

"Non è stato facile dire a Gigi che non andava bene. Ma è molto intelligente e non dobbiamo dimenticare che vuole vincere anche lui. La moto dell'anno precedente (2021) era migliore, ma era troppo tardi. Per questo abbiamo dovuto trovare una soluzione, il motore ibrido che abbiamo utilizzato", ha spiegato Bagnaia in una conversazione con Motorsport.com.

"È stato un momento complicato perché sono stato io a dire che il motore doveva essere cambiato. Ma mi è piaciuta molto la reazione di Gigi, che ha iniziato a lavorare in quella direzione", ha proseguito il campione del mondo in carica, che con quella specifica, che mescolava caratteristiche del modello 2021 e alcune del modello 2022, è riuscito a recuperare 91 punti sul leader (Quartararo), realizzando la più grande rimonta di sempre.

"Quando Pecco ha detto a Gigi che preferiva il motore precedente aveva tutta la credibilità per farlo. Si è guadagnato questo diritto per il modo in cui ha concluso la stagione precedente (2021)", ha detto Paolo Ciabatti, direttore sportivo della Ducati, a chi sta scrivendo queste righe.

Per regolamento, occupando l'altro lato del box del team ufficiale del costruttore bolognese, anche Jack Miller ha dovuto correre con questo motore "ibrido", mentre Jorge Martin, Johann Zarco e Luca Marini sono rimasti con l'unità considerata più nuova. Enea Bastianini ha corso con il prototipo 2021, che era già all'apice del suo sviluppo, il che spiega le immediate prestazioni di "Bestia", vincitore di due delle prime quattro tappe del calendario.

Un contrasto con i cinque che hanno corso con le due versioni teoricamente più evolute della Desmosedici GP, che non hanno vinto fino alla sesta gara (Bagnaia a Jerez). "Il motore che abbiamo scelto aveva bisogno di tempo prima di essere messo a punto correttamente. E lo sforzo che si fa per calibrarlo bene è tempo che non si dedica ad andare il più veloce possibile", ha ammesso Cristian Gabarrini, ingegnere di pista di Bagnaia, quando gli è stato chiesto direttamente del processo di crescita della GP22.

Quel Gran Premio di Spagna ha iniziato a dare un'idea delle possibilità della Ducati "ibrida", segnando il punto di partenza su cui Pecco avrebbe ricostruito le sue opzioni come candidato alla lotta per il Campionato del Mondo. Le altre sei vittorie ottenute, di cui quattro consecutive, hanno confermato la sua corretta diagnosi sul propulsore, impressione ratificata dal fastidio di Martin e Zarco, che hanno dovuto "mangiare" lo scarto del loro leader.

Alla luce di tutto questo e visto l'alto livello di Bastianini durante l'intera stagione, ci si chiede cosa sarebbe successo se Bagnaia avesse corso con lo stesso materiale utilizzato dal riminese, suo prossimo compagno di squadra. A domanda diretta, il neo-campione ha usato ancora una volta l'intelligenza emotiva che dieci mesi fa lo ha portato a ottenere ciò che voleva (non usare il motore 2022) senza causare alcun conflitto.

"Io sono solo un pilota. Queste decisioni spettano alla squadra. Non sono coinvolto in questo. Sicuramente correre con la moto che ha vinto le ultime gare nel 2021 sarebbe stato meglio, ma non so se sarei riuscito a vincere così tanto e così spesso", ha detto il nuovo volto del successo Ducati.

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